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Gerardo Ragone
Casalnuovo? È la norma
10 Marzo 2007
Campania felix
Grave la tiepidezza della politica nei confronti dell’immane scandalo dell’abusivismo edilizio in Campania. L’editoriale del Corriere del Mezzogiorno, 10 marzo 2007

Oltre a essere incredibile in sé, la vicenda di Casalnuovo sembra esserlo anche per la reazione piuttosto tiepida che ha suscitato al livello politico e istituzionale. È vero che lo scempio è stato bloccato e che sono in corso le indagini della magistratura, ma resta l'impressione che per la classe dirigente campana questo disastro edilizio costituisca né più né meno che uno dei tanti incidenti politico amministrativi di cui è piena la storia di questa regione e su cui non varrebbe la pena scaldarsi troppo. Sicuramente in qualunque altra parte del paese — a eccezione naturalmente delle altre regioni meridionali, dove purtroppo storie come questa sono frequenti — l'edificazione abusiva di 71 edifici in una piccola cittadina avrebbe scatenato un terremoto politico e istituzionale, con il commissariamento de l comune, l'espulsione del sindaco dal partito di appartenenza, la dura condanna dei vertici delle istituzioni locali e avvisi di garanzia per tutti coloro che direttamente o indirettamente avrebbero partecipato al succoso banchetto. Qui invece non è accaduto nulla del genere, salvo modesti e cauti commenti di circostanza da parte di qualche leader politico locale.

Come se si fosse trattato di una villetta tirata su abusivamente in qualche amena località balneare.

Insomma, ciò che colpisce in questa assurda storia è la sproporzione tra la gravità del fatto e la tiepida reazione del mondo politico che, in fondo, della questione non sembra essere né sorpreso né indignato. E non è da escludere che questo clima politico di prudente valutazione preluda a qualche soluzione accomodante, grazie alla quale la storia potrebbe finire per chiudersi senza colpe né colpevoli.

L'assessore all'Urbanistica della Provincia di Napoli, Francesco Moccia, osservava qualche giorno fa su questo giornale come, ad esempio, la « accu rata drammatizzazione » in atto del problema degli incauti acquirenti degli appartamenti incriminati, rischi di aprire « l'autostrada delle intese, delle sanatorie, delle varianti e di tutti quegli espedienti che mettono una toppa al mal fatto » .

Come si spiega questa tiepida reazione? Si spiega col fatto che fenomeni come questo di Casalnuovo non rappresentano una novità per la Campania. Sono decenni, infatti, che la grande periferia napoletana è devastata da un abusivismo edilizio che forse non ha precedenti nella storia del nostro paese, e sono decenni che il mondo politico vi assiste più o meno passivamente. E sono sempre decenni che storie assurde come questa vedono coinvolti amministratori locali « distratti » , forze dell'ordine sonnolente e presenza di capitali d'ignota provenienza, il tutto in un micidiale scambio in cui si rinuncia alla legalità in cambio di voti. D'altronde i dati di Legambiente parlano chiaro: in Campania 61 mila casi di abusivismo nell'ultimo decennio, per un valore di 4,5 miliardi di euro. Perché mai, allora, dovrebbe indignarsi la nostra classe dirigente, visto anche che in vent'anni non ha mosso un dito per arginare questo disastro? « Ci sono in questa storia » , ha osservato Fabrizio Geremicca su questo giornale, « tutti gli ingredienti della cemento connection: omertà, collusioni e interessi della criminalità organizzata » .

E ciò spiegherebbe anche come un sindaco regolarmente eletto dai suoi cittadini possa avere la sfrontatezza di dire che della faccenda lui era del tutto all'oscuro. Dal suo punto di vista il maxi abuso è questione che riguarda strettamente i meccanismi clientelari e spesso illegali di cui vive la politica. Non sarebbe, quindi, una questione che riguarda i cittadini, ai quali perciò si può dare qualunque insensata, grottesca e provocatoria spiegazione.

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