Caro Ministro Lupi, sollecitato dal suo invito a partecipare a una consultazione pubblica nel sito del Ministero da lei presieduto, mi permetto di esprimere il mio pensiero >>>
Caro Ministro Lupi,
sollecitato dall'invito a partecipare a una futura consultazione pubblica sul suo disegno di legge "Principi in materia di politiche pubbliche territoriali e trasformazione urbana", mi permetto, in anteprima, di esprimere il mio pensiero. Dopo avere letto, con una certa condivisione, nel primo articolo che "il governo del territorio consiste nella conformazione, nel controllo e nella gestione del territorio, quale bene comune di carattere unitario e indivisibile", sono stato insospettito dal fatto che lo stesso articolo recita che "le politiche del «governo del territorio» garantiscono la graduazione degli interessi in base ai quali possono essere regolati gli assetti ottimali del territorio e gli usi ammissibili degli immobili."
Di quali interessi si tratta? Il testo del disegno di legge lo chiarisce oltre ogni ragionevole dubbio: sono gli interessi dei proprietari immobiliari che devono essere tutelati, sostenuti e promossi dagli enti locali, che - volenti o nolenti - devono assecondarli con accordi fuori o dentro gli strumenti urbanistici. Di più: al di là delle petizioni di principio, appare con tutta evidenza che il disegno di legge considera il territorio come supporto neutro e indifferenziato per l'attività edilizia; di fatto, l'articolato non si occupa di paesaggio, ambiente, territorio, intesi come patrimonio della collettività ma di quanta volumetria vi si possa spalmare, in forma di espansione urbana (soprattutto) o di "rinnovo urbano", quest'ultimo usato come un grimaldello per aggiungere metri cubi a metri cubi. Che questa sia la finalità del legislatore Lupi, che non vorrei avesse come modelli culturali di riferimento le imprese dei vari Ligresti, Zunino e simili gentiluomini operanti nella sua Milano, è chiarito già al comma 4 dello stesso primo articolo su "oggetto e finalità della legge: "Ai proprietari degli immobili è riconosciuto, nei procedimenti di pianificazione, il diritto di iniziativa e di partecipazione, anche al fine di garantire il valore della proprietà".
Questo è il primo obiettivo della Legge; il secondo, complementare, è di sottoporre alla regia e ai voleri dello Stato (leggi: Governo) le eventuali Regioni che andassero contro corrente o reclamassero l'esclusività delle competenze in materia di pianificazione urbanistica; la legge introduce, infatti, un misterioso strumento di promulgazione statale, la Direttiva Quadro Territoriale (DQT), che "garantisce l’espressione della domanda pubblica di trasformazione territoriale che la pianificazione paesaggistica deve contemplare" Sì, avete capito bene: la DQT garantisce che la "domanda pubblica di trasformazione territoriale" (cioè alta velocità, grandi opere, e perché no, tutte le operazioni private battezzate in qualche modo di interesse pubblico) non sia ostacolata da fastidiosi intralci, come, ad esempio, i piani paesaggistici: con un rovesciamento dei valori e delle finalità sanciti nella Costituzione vigente che, non a caso, il duo Renzi-Berlusconi vuole stravolgere in senso autoritario.
E via via nell'articolato della legge è un crescendo di disposizioni dove l'urbanistica è intesa come contrattazione dei metri cubi con l'iniziativa privata: "La legge regionale determina per ogni ambito territoriale unitario ... i limiti di riferimento di densità edilizia" (art. 6). "Nell’ambito della formazione del piano operativo, i privati possono presentare proposte per operazioni di trasformazione urbanistica.... Le proposte, corredate da progetti di fattibilità, si intendono come preliminari di piani urbanistici attuativi" (art. 7). "La disciplina della conformazione della proprietà privata... rispetta il principio di indifferenza delle posizioni proprietarie". "Le operazioni di rinnovo urbano possono essere realizzate anche in assenza di pianificazione operativa o in difformità dalla stessa, previo accordo urbanistico tra Comune e privati interessati dalle operazioni" (art. 16). Fa da corollario l'abolizione degli standard di legge del DM 1444 del 1968, evidentemente per ridurne la quantità minima obbligatoria, dato che nessuno ne impedisce una dotazione più generosa.
Mi permetto, in conclusione, di dare un consiglio al Ministro Lupi. Getti il suo disegno di legge nel cestino della carta straccia. Si ispiri a delle buone leggi regionali di vero "governo del territorio", ad esempio al disegno della nuova legge toscana. Sostituisca o integri il team che ha formulato la Legge, composto quasi esclusivamente di avvocati e di esperti di diritto con qualche vero urbanista, oltre al buon Franceso Karrer, in questi giorni da lei nominato Commissario dell'Autorità portuale di Napoli. E per gli amici di eddyburg un invito: partecipate numerosi alla consultazione promossa dal Ministro. Sperando che qualcuno nel governo si ravveda: il governo del territorio non è cosa che riguardi solo il Ministro delle Infrastrutture. Rifiutare la legge Lupi - più ancora che l'articolato principio che lo ispira, la sacralizzazione di un diritto edificatorio ubiquitario - non è di "sinistra" o di ispirazione ambientalista, ma solo mossa di buon senso: vale a dire essere consapevoli che garantire e cristallizzare la rendita immobiliare e pensare all'edilizia come propellente dell'economia è quanto meno di moderno e intelligente si possa fare in un paese dove (dati ISPRA 2013) si consumano annualmente quasi 22.000 chilometri quadrati di suolo. Ma evidentemente per Lupi e Co questo non è ancora sufficiente.