Il 30 ottobre scorso ad Acerra c’erano il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il suo omologo pugliese Michele Emilano, e l’amministratore delegato delle Fs Michele Mario Elia.
Dietro di loro, su un cartellone, era scritto
“Corridoio Scandinavia-Mediterraneo: itinerario Napoli-Bari”. Ufficialmente, i 4 davano il via ai lavori per l’
Alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari. In realtà, stavano “aprendo” i cantieri per la nuova viabilità stradale in località Gaudello, ad Acerra (NA) e per un nuovo cavalcavia e la viabilità stradale funzionale alla eliminazione di un passaggio a livello nel comune di Dugenta (BN).
A collegare idealmente la Scandinavia e Dugenta è lo Sblocca-Italia, che oggi compie un anno. L’11 novembre del 2014, infatti, veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo della legge 164/2014, frutto dalla conversione del decreto che avrebbe dovuto “sbloccare” l’Italia.
All’articolo 1 c’è scritto che Michele Mario Elia diventa commissario straordinario per la realizzazione della Napoli-Bari, e che entro il 31 ottobre del 2015 debbano essere avviati i cantieri. Solo che il progetto dell’Alta velocitàà è fermo al ministero dell’Ambiente, dov’è in corso la valutazione d’impatto ambientale (VIA), e i cantieri non potrebbero essere aperti. Per questo, “al fine di rispettaste la tempistica della consegna lavori come richiesto” -si legge nei documenti di Italferr, società controllata dalle Ferrovie dello Stato- si realizzano intanto cavalcavia e nuove strade.
Se l’apertura dei cantieri sulla Napoli-Bari è un bluff,
lo Sblocca-Italia si è rivelato un mezzo flop: ad agosto di quest’anno è stato prorogato al 31 ottobre del 2015 il termine per la “cantierabilità delle opere”, cioè di quel lungo elenco di interventi infrastrutturali che avrebbero dovuto essere avviati entro il 30 giugno 2015 o il 31 agosto 2015. Sono stati posposti, evidenziando -se possibile- come le norme emanate non fossero necessarie né urgenti, anche i termini dell’articolo 5, quello che prevedeva l’accorpamento delle concessioni autostradali: scade il 31 dicembre 2015, e non più a giugno 2015. Era, questo, uno degli articoli controversi di cui più si era discusso in sede di conversione.
Ciò non significa, però, che i pericoli che molti indicavano nella legge -figlia della conversione di un decreto votato a fine agosto 2014 dal consiglio dei ministri, su proposta del premier Matteo Renzi e dell’allora ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi- siano venuti meno.
Più subdolamente, gli effetti dello Sblocca-Italia si riversano in mille rivoli, difficilmente controllabili, che discendono (o potrebbero discendere) da ognuno dei suoi 45 articoli.
Palazzo Chigi non è in grado di aiutare il giornalista che chiede maggiori informazioni sull’effettiva attuazione dello Sblocca-Italia, che -lo ricordiamo- prevedeva “misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”. C’era dentro, insomma, un po’ di tutto, da nuove norme in materia di autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi alla stesura di un nuovo “piano nazionale” per l’incenerimento di rifiuti (
ne parliamo su Altreconomia 176, raccontando la storia della “mamme contro l’inceneritore” di Firenze).
Noi di Altreconomia lo battezzammo
“Rottama Italia” (e questo è anche il titolo del
libro che abbiamo dedicato al tema, curato da Tomaso Montanari). Il provvedimento venne definito “fuori dalla Costituzine” (da Paolo Maddalena, già vice presidente della Corte Costituzionale) e “Sblocca regole” (da Massimo Bray, già ministro dei Beni culturali del governo Monti e in seguito deputato PD, fino alle dimissioni nel marzo del 2015). A inizio novembre, ad esempio, il Consiglio dei ministri avrebbe approvato in via preliminare, e nuovamente con un significativo ritardo, la bozza di regolamento che semplifica la disciplina dei materiali estratti durante le attività di scavo, e deroghe in situazione definite di emergenza nei grandi cantieri, come riporta Edilportale.com. Durante il mese di agosto, invece, nuovamente in ritardo rispetto al termine previsto all’articolo 35 dello Sblocca-Italia, è uscito un elenco relativo a nuovi impianti per l’incenerimento di rifiuti che il governo vorrebbe realizzare per “bruciare” tutti i rifiuti indifferenziati prodotti in Italia.
A fine settembre, invece, è stato nominato il commissario straordinario per la riconversione del sito di Bagnoli, un provvedimento che di fatto esautora l’amministrazione comunale di Napoli da ogni ruolo di pianificazione.
L’attenzione al portato dello Sblocca-Italia è forte solo sul fronte delle “trivelle”, perché alcune Regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli (sono il 37 e 38) che riguardano la ricerca di idrocarburi e il ruolo delle amministrazioni locali.
C’è poi il caso “a parte” dell’
autostrada Orte-Mestre. Qui è stata la magistratura -con l’inchiesta Sistema della Procura di Firenze- a “consigliare” il congelamento del progetto, che
il governo avrebbe dovuto finanziarie attraverso un meccanismo di defiscalizzazione, previsto dallo Sblocca-Italia. È in seguito all’inchiesta, che è ancora in corso, se nel marzo del 2015 si è dimesso il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.