Il manifesto, 6 ottobre 2016 (p.d.)
La Bulgaria – uno dei paesi più poveri dell’Unione europea – acquisisce così un’importanza cruciale nella strategia messa in atto da Bruxelles per fermare i flussi di migranti e di profughi che vorrebbero raggiungere l’Europa. E il fatto che tra tutti i confini esterni si sia deciso di puntare ancora una volta su uno Stato confinante con la Turchia sembra confermare i dubbi di quanti ritengono sempre più a rischio l’accordo sui migranti siglato a marzo con Ankara. Da oggi quindi altri 130 uomini andranno ad aggiungersi ai 192 già inviati in precedenza nel Paese da Frontex.
Approvata lo scorso mese di luglio dal Consiglio europeo, l’Eu border and coast guard agency può contare per il 2016 su un budget di 238 milioni di euro destinato a crescere fino a 322 milioni entro il 2020. Quella che prende avvio oggi rappresenta una sorta di prova generale in attesa che il 6 dicembre diventi attivo il corpo di «intervento rapido» forte di 1.500 uomini messi a disposizione dai singoli Stati (l’Italia contribuirà con 125 persone). Il suo compito sarà quello di intervenire – su decisione del Consiglio Ue – nelle eventuali situazioni di emergenza che si potrebbero creare nel caso in cui uno Stato non sia in grado di difendere le proprie frontiere mettendo così a rischio l’area Schengen. Per il 6 gennaio, infine, è invece previsto l’avvio di un nucleo di guardie impegnato esclusivamente nei rimpatri dei migranti.
Stando ai dati forniti dalla Sar, l’Agenzia di stato bulgara per i rifugiati, dall’inizio dell’anno alla fine di settembre sono stati 14.728 i rifugiati entrati nel paese, la maggior parte dei quali provenienti dall’Afghanistan. Altri diecimila avrebbero invece lasciato i centri cercando un alloggio in altre località dove attendere una risposta alla domanda di asilo. Nonostante questo, i nuovi arrivi hanno creato una situazione di sovraffollamento nei centri, all’interno dei quali si trovano oggi 5.568 migranti, il 7% in più rispetto alla reale capacità di ricezione. Numeri che hanno spinto il governo a ordinare la costruzione di due ulteriori centri per un totale di 800 nuovi posti.
Di fronte a questa emergenza legata al sovraffollamento, ma anche alla difficile convivenza tra migranti e popolazioni locali, il governo pensa di intervenire con un giro di vite destinato a peggiorare le già difficili condizioni di vita dei primi. Due giorni fa il presidente della commissione per la sicurezza interna del paese, Tsvetan Tsvetanov, ha reso noto che si sta valutando la possibilità di trasformare i centri di accoglienza in luoghi chiusi dai quali i migranti non potranno più uscire come avviene oggi, proclamando per di più al loro interno un coprifuoco che verrà fatto rispettare con un impiego massiccio di forze dell’ordine. Tutto questo, ha spiegato Tsvetanov, «per evitare disordini e tensioni con la popolazione».
Purtroppo nei mesi scorsi non sono mancati casi d anche gravi di intolleranza nei confronti de migranti nei confronti dei quali sono entrate in azione anche formazioni paramilitari il cui scopo era quello di fermare quanti riuscivano a passare la frontiera provenendo dalla Turchia. La nuova guardia di confine europea si spera che possa almeno mettere fine a esperienze simili.