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Marco Romano
Box e scavi in altre città
19 Febbraio 2012
Milano
Ultima moda: architetti che tirano per la giacchetta Pisapia perché sulla città loro la sanno più lunga di lui. Corriere della Sera Milano, 19 febbraio 2012, postilla. (f.b.)

Il sindaco Pisapia dorma sonni tranquilli, non ha svenduto la memoria di sant'Ambrogio per colpevole parsimonia: la verità è che non esiste nessun argomento razionale contrario a questo parcheggio. Tanto per incominciare: le piazze stanno di solito davanti all'edificio che dà loro il nome, piazza della Scala sta davanti al teatro e piazza del Duomo davanti alla cattedrale, e il parcheggio del quale parliamo non è davanti alla chiesa, non è in piazza Sant'Ambrogio.

Questione di lana caprina? No, ricorrendo alla falsa denominazione viene suggerita l'idea che la basilica abbia a che vedere con il parcheggio, se viene scavato sulla sua piazza. Non è così, lo stradone di Sant'Ambrogio — come più appropriatamente lo denominava Dal Re nella sua stampa del 1734 — è disposto diagonalmente dispetto alla basilica, dalla quale è separato dagli edifici della canonica, sicché proprio non c'è alcun rapporto di continuità tra l'area del parcheggio e la chiesa, tant'è che lungo lo stradone correva un tempo una roggia frequentata dalle lavandaie. Le facciate sullo stradone, poi, non sono antiche, sono state ricostruite tutte dopo il 1945, sicché non c'è alcun ambiente originario da salvaguardare.

Il campanile è stato rifoderato in cemento armato dopo l'ultima guerra dall'ingegner Locatelli, il più valido esperto strutturalista della città, e insinuare che non sapesse tenere conto delle diverse dilatazioni dei materiali tra cemento e mattoni è semplicemente un insulto alla sua memoria. Nelle città romane era d'obbligo seppellire i morti fuori dalle mura, e questo divieto venne mantenuto dai cristiani per secoli, sicché la Milano romana è circondata da più di un milione di sepolture: difficile non trovare, scavando, un qualche osso dell'antenato.

Il sindaco Pisapia dorma sonni tranquilli, non ha svenduto la memoria di sant'Ambrogio, anche gli argomenti sentimentali sono molto fragili perché dovrebbero venire condivisi da tutte le città europee. Ma a Torino il sindaco Chiamparino ha scavato un parcheggio sotto la più nobile piazza della città, piazza San Carlo. A Montpellier la collina davanti alla promenade royaledel Peyrou è scavata da un parcheggio e sembra un gruviera. A Barcellona i parcheggi sotterranei sono sotto la piazza de Cataluña, sotto la Rambla e — udite udite — davanti alla Cattedrale. A Bordeaux il primo venne scavato sotto le avenue de Tourny, oggi gli altri circondano il centro storico. A Parigi sotto piazza Notre Dame. A Colonia sotto la piazza del Duomo, a Lione sotto place de la Bourse, a Strasburgo sotto la piazza principale, piazza Gutenberg. A Monaco di Baviera sotto la piazza monumentale, la Maxplatz.

Ma queste sono soltanto quelle che mi vengono in mente, Google vi consentirebbe di ampliare la casistica a dismisura: non sembra che i cittadini di queste città considerino questi parcheggi un insulto alla sacra memoria della città, e neppure che i solerti visitatori milanesi se ne lamentino, e anzi trovano comodissimo infilare le loro automobili lì sotto. La percezione sentimentale della città deve essere condivisa nel contesto europeo — come quella di pedonalizzare il centro storico — altrimenti è un capriccio locale del quale non è necessario tenere conto.

postilla

Fa benissimo, il professor Marco Romano, a ricordarci che una visione solo localistica, di cortile, sentimentale, ci sprofonda in una specie di infernale autosilo del provincialismo, da cui poi non basta pagare l’adeguata tariffa per riemergere a una sensibilità “condivisa nel contesto europeo”. In effetti spesso, un pochino complice la stampa attenta a cogliere certi accenti e punte del dibattito, lasciando sullo sfondo questioni di più ampio respiro, pare che la disputa box sotterranei (o su altre varie trasformazioni urbane contemporanee) venga vissuta come opposizione di alcuni benintenzionati quanto fanatici intellettuali, all’ingresso di qualunque segno di progresso umano fra atrii muscosi e fori cadenti. Mentre invece, pur non mancando certo isolate posizioni del genere, magari dettate da piccoli interessi particolari, ciò che un pochino di sicuro tormenta i sonni del sindaco Pisapia ha un altro nome, e si chiama idea di città. In cui, proprio come accade nella citata Europa del professor Romano, le amministrazioni non procedono per progetti isolati, ma seguendo strategie di lungo periodo, ad esempio ispirate a idee generali come il ruolo della città storica rispetto alle periferie e all’area metropolitana, il contenimento delle emissioni e dei consumi energetici per quanto possibile a quella dimensione, e in cui le considerazioni formali, soggette a gusti o sensibilità particolari, se ne stanno al loro giusto posto nell’ambito dei progetti di trasformazione. I quali progetti hanno senso appunto entro un programma più vasto. Conosciamo ahimè il “programma” delle giunte che da almeno vent’anni si sono susseguite a Milano, di cui fanno parte il sistema dei parcheggi sotterranei in centro, o il tunnel autostradale Linate-Expo con relativi svincoli urbani ecc. Il nuovo programma urbanistico, trasportistico, di sostegno ad alcuni comportamenti rispetto ad altri, pare indicare una direzione diversa, quella di sicuro “condivisa nel contesto europeo” molto più della modernità stupidotta delle automobili dappertutto, sempre che ce lo si possa permettere. Ed è in questo contenitore logico, che vanno giudicate anche le opposizioni, magari esclusivamente e soggettivamente estetizzanti, magari pure un po’ discutibili nel merito. Ma questo il professor Romano lo sa già benissimo: si era solo dimenticato di scriverlo, oppure la redazione del Corriere gli ha tagliato le ultime righe per motivi di spazio. Ne siamo certi (f.b.).

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