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Giorgio Salvetti
Bolle di mattone soffocano Milano
25 Luglio 2010
Milano
Sogni e realtà, presente e futura, nella metropoli simbolo del centrodestra, del vuoto propositivo, dell’inconsistenza dell’opposizione. Il manifesto, 25 luglio 2010 (f.b.)

Flop immobiliare e finanziario di privati fuori controllo, cementificazione e degrado. Lotte di potere tra i leader del Pdl. Infiltrazioni mafiose. La triste fine del quartiere Santa Giulia è l’immagine spezzata di Milano dopo 17 anni di governo delle destre. Eppure proprio in questi giorni all’ombra della Madonnina si prendono decisioni che valgono decine di miliardi. Le questioni sul tavolo sono tre. Expo 2015, con il braccio di ferro tra Letizia Moratti e Roberto Formigoni sull’acquisizione dei terreni di Rho-Pero che ospiteranno la fiera; il Piano di governo del territorio (Pgt), approvato dopo estenuanti sedute fiume, che spiana il terreno a banche e palazzinari; e i progetti edilizi già in atto (come i grattacieli storti di Citylife) o defunti prima di nascere (come Santa Giulia). Tre questioni enormi che muovono immense somme di denaro: i 25 miliardi della manovra di Tremonti a confronto sono poca cosa. E tra meno di un anno a Milano si elegge il nuovo (o il vecchio) sindaco.

Il giro del fumo

Dopo la fine della Milano delle fabbriche, la città produce aree dismesse da bonificare e rifiuti tossici da smaltire. Gli ex siti industriali diventano aree edificabili che il pubblico troppo spesso lascia all’iniziativa privata. Terreni degradati si trasformano magicamente in oro. Fanno bilancio, entrano in un gioco finanziario che ha come protagonisti immobiliaristi foraggiati dai maggiori istituti di credito e assicurativi. Due mondi che spesso si intrecciano. Non a caso sia Zunino che Salvatore Ligresti tramite la figlia Jommella (lui non può perché condannato ai tempi di Tangentopoli) in tempi diversi si sono seduti nel salotto buono di Mediobanca.

Intorno a questo giro ruotano gli interessi di imprese che si occupano di svolgere il lavoro che a cascata coinvolge una lunga serie di aziende in subappalto permeabili alla malavita. In cambio però l’economia gira, la città si trasforma in un cantiere a cielo aperto e c’è lavoro. E poco importa se la vivibilità della città soccombe sotto milioni di tonnellate di cemento e un milanese ogni due giorni viene ucciso dallo smog, come ha appena dimostrato un’agghiacciante ricerca dell’Università di Milano. Finiscono nel mirino anche le aree occupate dai centri sociali, i campi rom sgomberati a centinaia e persino i terreni «occupati» da fabbriche ancora al lavoro (il caso Innse dell’estate scorsa). Il gioco fino a ieri funzionava per quasi tutti. La pax fomigoniana si è basata anche sulla gestione dei rapporti tra Compagnia delle opere e Cooperative più o meno rosse nella spartizione della torta dei lavori.

Un modello che non è stato ostacolato né dal centrosinistra, che per anni al Pirellone ha sposato l’astensione, né dall’ex presidente della Provincia del centrosinistra, Filippo Penati: dopo aver perso disastrosamente con Formigoni è stato nominato vicepresidente fantasma del nuovo consiglio regionale eletto in aprile. In questo contesto si sono mossi prima l’ex sindaco del Pdl, Gabriele Albertini, e poi Letizia Moratti. L’ex sindaco ha dato l’ok ad una serie di progetti edilizi faraonici senza alcun piano della città. Sono nati così i progetti della Hines nell’area Garibaldi Repubblica, Citylife all’ex Fiera, i progetti di Zunino a Santa Giulia e alla ex Falck di Sesto San Giovanni. Poi i progetti sugli ex scali ferroviari. Letizia Moratti ha cercato di dare un immagine unitaria e grandiosa di questo sterminato cantiere in mano ai privati.

Ha vinto la sfida per Expo 2015 e sono cominciate a circolare immagini futuribili della Milano dei sogni. Poi ha messo a punto il Piano di governo del territorio, il primo piano regolatore dal 1980 che però più che regolare mette nero su bianco una vera e propria deregulation. Tutto bene? Non proprio. Il gioco del mattone si è spezzato. La crisi mondiale nata sui subprime legati alle case ha portato alla stagnazione del settore, sia sul piano finanziario che su quello dell’economia reale ulteriormente depressa dall’aumento di precarietà e cassa integrazione, dal blocco dei mutui e dai tagli dello Stato - dalla scuola alla manovra. Tira solo il mercato delle case di lusso. L’offerta supera la domanda e alcuni grandi progetti finiscono malissimo, come è accaduto a Santa Giulia, o barcollano, come Citylife. Pochi giorni fa anche Salvatore Ligresti, che di Citylife è il padrino, ha dovuto mettere in vendita uno dei gioielli di famiglia, la storica Torre Velasca. Nello stesso tempo, e di conseguenza, si complica il quadro politico e i rapporti tra i diversi leader del Pdl diventano sempre più tesi; la Lega cresce insidiando le posizioni di potere degli alleati, mentre il centrosinistra finora ha collezionato solo sconfitte.

Piano, troppo piano

Sul Piano generale del territorio (Pgt) il Pdl ha già rischiato il crollo, diviso tra l’area ciellina e quella laica. Il piano che lo stesso sindaco ha definito come il suo provvedimento più importante, è stato approvato dopo 7mesi: 55 sedute cui spesso è mancato il numero legale, con estenuanti tour de force di 15 ore filate. Il voto finale è arrivato alle 4 del mattino del 14 luglio. Si basa su quattro principi. La perequazione: una sorta di borsa delle volumetrie che possono essere comprate e cedute da un terreno all’altro. La fine della destinazione d’uso, per cui si costruirà senza dover dire cosa e in che contesto. La sussidiarietà dei servizi, secondo cui il pubblico se ne occupa solo laddove i privati non possono o non hanno interesse di arrivare.

E la densificazione. Si è partiti con l’assessore all’urbanistica Masseroli che fantasticava 700 mila nuovi milanesi in 20 anni. Mese dopo mese la cifra si è ridotta e ora non si fanno più previsioni. Grazie al crescere delle tensioni interne al Pdl, l’opposizione è riuscita a strappare alcuni importanti modifiche. Il lavoro dei consiglieri Patrizia Quartieri, Giuseppe Landonio e Milly Moratti, ha trovato un punto di incontro con la posizione fino a qualche mese fa più morbida del Pd, che ha deciso di dare battaglia guidato dal capogruppo Pierfrancesco Majorino. L’opposizione per una volta unita ha battuto un colpicino e ha portato a casa cambiamenti importanti. Il 35% delle costruzioni per l’housing sociale.

L’aumento delle aree verdi. La non edificabilità del Parco Sud, un enorme polmone verde e agricolo alle porte della città, anche se le volumetrie di quei terreni potranno sempre essere scambiate per costruire altrove; e anche se il presidente della provincia, Guido Podestà, ha invece aperto a interventi immobiliari, in linea con la politica del suo predecessore Penati (Pd). Adesso i cittadini sono chiamati a fare le proprie osservazioni e l’approvazione definitiva del Pgt, se arriverà, sarà ormai in piena campagna elettorale.

Un bel problema per il sindaco, Il giorno dopo il voto in notturna, Moratti sorridente si è appropriata di queste modifiche come fossero farina del suo sacco. E continua a fantasticare la Milano che non c’è. Ha annunciato per il 2035, 11 linee metropolitane (al momento si fatica a vedere la fine delle linee 4 e 5), decine di nuovi parchi, asili, scuole e servizi in ogni quartiere ameno di un chilometro dal portone di casa, una circle line intorno alla città, mentre il progetto di un faraonico tunnel da Rho a Linate è stato stralciato,ma non dimenticato.

Castelli in aria

Chi finanzierà queste opere immense che il sindaco continua a vaticinare? Le animazioni virtuali della Milano del futuro continuano a scorre come sogni. Si aprono fantomatiche vie d’acqua, poi scompaiono, sorgono e spariscono grattacieli e fantomatici Central park. In vista della campagna elettorale cambia anche il look di donna Letizia. Dal tailleur ad un immagine più casual, il sindaco si fa fotografare sul suo terrazzo con piscina vista Duomo, dove coltiva pomodorini bio. Si appella giocherellando all’orgoglio dei milanesi, perché votino sul sito del Monopoli per inserire Milano tra le nuove caselle della versione italiana del gioco. Confessa di pattugliare le zone della sua città in incognito, travestita come Serpico, insieme al rampollo di famiglia.Ma la realtà la perseguita, la bolla del mattone rischia di scoppiare da un momento all’altro sotto le spinte della crisi, delle indagini della magistratura e della litigiosità del Pdl. Da troppo egemone nell’area più ricca del paese.

Santa Giulia fa ballare i politici lombardi

«Se c’è un’inchiesta che può far paura a Formigoni è Santa Giulia». Da due anni questa voce circola con insistenza a destra e sinistra. Una voce che appare meno inverosimile dopo il clamoroso sequestro di uno dei più grandi cantieri d’Europa (1,2 milioni di metri quadrati) per ordine della procura di Milano per l’inquinamento delle falde acquifere. Ma c’è di più. L’inchiesta sull’area ex Redaelli-Montedison, che avrebbe dovuto ospitare l’avveniristica «città ideale» di Zunino, si intreccia con le recenti retate che hanno portato all’arresto di 300 affiliati alla ‘ndrangheta che operavano in Lombardia. La bonifica di Santa Giulia era affidata dalla Regione a Giuseppe Grossi senza le dovute fidejussioni in caso di mancanze nei lavori.

Il «re delle bonifiche» gestisce appalti di bonifica anche in molte altre aree della regione, come l’ex fabbrica chimica Sisas di Pioltello. Grossi era già stato arrestato a ottobre per frode fiscale nell’ambito dell’inchiesta dei pm Laura Pedio e Gaetano Ruta. Con lui arrestarono Rosanna Gariboldi, assessore provinciale pavese del Pdl. La signora accusata di riciclare i soldi di Grossi (in totale l’inchiesta riguarda 22 milioni di fondi neri) ha patteggiato la pena. Gariboldi è la moglie di Giancarlo Abelli, parlamentare del Pdl, ex assessore lombardo, vice coordinatore nazionale del Pdl e fedelissimo di Formigoni. Abelli era colui che nominava i dirigenti Asl, come Carlo Chiriaco, il direttore della Asl di Pavia arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta e che di Abelli parla nelle intercettazioni della Dia.

Un filone dell’inchiesta riguarda anche l’ex assessore del Pirellone Massimo Ponzoni. La magistratura sospetta che i contatti tra politici e sospetti mafiosi servissero anche a raccogliere voti. È emerso anche il nome dell’uomo più votato della Lega per il consiglio regionale, Angelo Ciocca, 35 anni di Pavia. Avrebbe avuto rapporti con l’avvocato tributarista Pino Neri, arrestato per concorso in associazione mafiosa. Un fatto imbarazzante che impedisce ai «duri» di via Bellerio di fare troppo i «puri» nei confronti degli alleati del Pdl. Sul tavolo del procuratore aggiunto Ilda Bocassini è finito anche il fascicolo su uno strano suicidio. Pasquale Libri, 37 anni, funzionario degli appalti dell’ospedale San Paolo di Milano qualche giorno fa si è buttato dalla tromba delle scale.

L’uomo era stato intercettato mentre parlava con Chiriaco con cui fra l’altro discuteva dello zio di sua moglie, Rocco Musolino, boss dell’Aspromonte. Il 12 gennaio scorso Libri partecipò ad un incontro con altri presunti affiliati delle cosche in via Pirelli 27, a Milano, sede elettorale del candidato Pdl alle regionali, Angelo Giammario. La Lombardia non è la Calabria, da nessun punto di vista. Il fatto che le organizzazioni mafiose siano presenti tra i tanti attori dei giochi politici e d’affari milanesi non è una novità. Ma queste vicende stanno intaccando lo strapotere del Pdl e dei suoi alleati. «Formigoni finora non è toccato – spiega Luciano Muhlbauer, ex consigliere regionale del Prc tra i primi a denunciare la gravità della questione morale al Pirellone -ma le indagini della magistratura, che è sempre nel mirino di Berlusconi, possono far scoppiare le tensioni sempre più evidenti tra le varie anime della destra».

Nel deserto di Santa Giulia, intanto, 1.887 famiglie ricevono rassicurazioni dal sindaco Moratti e dall’assessore Masseroli, gli stessi che fino a un mese fa dicevano che le bonifiche erano in regola. E che ora danno la colpa all’Arpa e al Pirellone. Alcuni abitanti non amano i riflettori, temono che a questo punto saranno ancora più soli. Il sequestro li ha privati anche di un parco e di un asilo (nel 2005 era già stato chiuso perché ai bambini stranamente piangevano gli occhi). Si pensa ad una azione legale collettiva. Mentre le istituzioni, Comune, Provincia e Regione, Arpa, oltre che Risanamento - la società di Zunino che deve gestire il suo fallimento - si rimpallano le responsabilità. E intanto le acque viaggiano nel sottosuolo e possono inquinare con i loro elementi cancerogeni pozzi a distanza di 30 chilometri. Resta solo da capire se i camion che scaricavano scorie nella notte trasportavano materiale proveniente da altre discariche o scavi,magari da altre speculazioni edilizie.

Fatto non improbabile visto che in quei diversi siti spesso operano in subappalto le stesse ditte sotto inchiesta. L’altro giorno in Prefettura a Milano era ospite la commissione nazionale sui rifiuti presieduta daGaetano Pecorella. La stessa commissione che il giorno del sequestro stava sentendo come esperto Claudio Tedesi, il direttore dell’Asm di Pavia coinvolto dall’inchiesta. Pecorella ha lanciato l’allarme per l’infiltrazione mafiosa nello smaltimento dei rifiuti in Lombardia, «anche nelle grandi società». Proprio a casa del prefetto Lombardi, colui che un mese fa aveva detto che la ‘ndrangheta in Lombardia non esiste.

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