In edicola martedì prossimo a 2 €. Un libro da leggere, una riflessione da proseguire, molti insegnamenti da riprendere
Il manifesto, 31 maggio 2014, con postilla
Novanta sono gli anni dell’Unità, novanta le pagine dell’inserto speciale che sarà in edicola martedì prossimo, ma l’anniversario tondo in questo caso è un’altro: i 30 anni dalla morte di Enrico Berlinguer (11 giugno 1984 a Padova). L’inserto è stato presentato ieri mattina alla camera dei deputati, nella sala del gruppo Pd che è dedicata proprio alla memoria di Berlinguer. È in grande formato, bianco e nero con l’aggiunta del rosso, ed è pieno di fotografie dall’archivio del giornale che consentono (data l’assenza di didascalie) agli amanti del genere di divertirsi a riconoscere luoghi e persone attorno al segretario.
L’introduzione è affidata ad Alfredo Reichlin che riflette sull’attualità di Berlinguer, del resto rozzamente ma inequivocabilmente provata dal tentativo di Casaleggio di acquisirlo alla campagna elettorale grillina. Anche nell’inserto si ragiona sul lungo tentativo di spoliticizzare Berliguer, inchiodandolo a quella famosa intervista a Scalfari sulla questione morale (lo fa ad esempio il pezzo di Luciana Castellina).
Nei loro interventi Veltroni (recente autore di un documentario sul segretario) e D’Alema concordano sul fatto che la vera fine del Pci non fu la Bolognina, ma il funerale romano di piazza San Giovanni. D’Alema perché ricorda come si fosse ormai esaurita la strategia berlingueriana del compromesso storico. Veltroni perché attribuisce a Berlinguer — il cui comunismo, sostiene, «aveva il senso di una grande utopia di uguaglianza e giustizia» — la capacità di allungare la vita a un Pci che aveva già perso nel ’56 l’occasione di trasformarsi in un partito socialdemocratico di tipo occidentale.
Ma nell’inserto, davvero molto ricco, c’è tanto altro. C’è anche chi il Pci lo sciolse sul serio, Occhetto, che polemizza con i compagni che a posteriori hanno dato ragione a Craxi. Non c’è Fassino, in effetti. Pazienza. Ci sono Napolitano, Tortorella, Gotor, Piccolo, Sardo, Bodrato, Martelli, Carniti, Scola, Barbagallo, Vacca, Frasca Polara e tanti altri.
Leggeremo il libro, e magari lo commenteremo. Ma vogliamo dire subito che l'«esaurimento della strategia berlingueriana del compromesso storico», come avrebbero scritto i socialdemocratici D'Alema e Veltroni, iniziò quando molto autorevoli dirigenti del Pci ridussero la strategia del compromesso storico alla tattica dell'accordo con la DC "senza se e senza ma". Intanto suggeriamo di leggere i tre famosi articoli pubblicati nel 1973 da Rinascita
. Il Cile, l'Italia e il compromesso storico