I due articoli (la Repubblica e il Tempo 2.XII.2009) sulle minacce incombenti sull’agro romano riportati nella nostra rassegna stampa, di contenuto e tenore molto simile, segnalano nella loro ripetitività la convergenza di interessi che si sta minacciosamente addensando sugli ultimi lacerti non edificati di quel territorio. Certo gli accenti sono diversi: più smaccatamente orientati a sostenere le ragioni della lobby di riferimento – quella dei palazzinari – per quanto riguarda il Tempo, ove si definisce “sospiro di sollievo per la città”, la possibilità della decadenza dei vincoli e “uomo nero” chiunque osi proporre provvedimenti di tutela. Di tono più “neutrale” la Repubblica che si spinge a riportare, a corollario delle posizioni politiche, il dissenso di Legambiente sull’operazione complessiva.
In ambedue gli articoli, l’obiettivo prevalente è evidentemente solo quello di riferire una querelle politica che sta producendo alleanze trasversali: centrodestra e centrosinistra uniti nell’intento di scongiurare gli aborriti vincoli paesaggistici, da ambedue gli schieramenti considerati null’altro che inammissibili lacciuoli al libero esplicarsi del sacrosanto diritto alla cementificazione e quindi insostenibile freno allo sviluppo da tutti invocato.
I problemi urbanistici e di salvaguardia del paesaggio che questo martoriato territorio presenta e su cui eddyburg ha più volte puntato la sua attenzione, divengono quindi non più “il” tema della discussione, uno dei più importanti per il destino dell’agro romano nel suo complesso e per la qualità di vita dei cittadini non solo romani, ma uno dei tanti terreni di scontro/accomodamento sui quali si gioca la partita elettorale e la guerriglia dei riposizionamenti del sottobosco politico capitolino.
Illuminante, da questo punto di vista, la posizione di colui che rappresenta, assieme al Ministro, la vision politica del Mibac: il sottosegretario Giro. Costui, lungi dal sostenere le ragioni dei funzionari che, cercando di contrastare le fortissime pressioni economiche esterne, null’altro svolgono se non il proprio compito di difensori di un bene comune prezioso come il nostro paesaggio, contrasta gli attacchi ai vincoli solo in quanto provengono da avversa parte politica ed anzi si spinge a negare quasi con indignazione il sospetto dell’emanazione di un ulteriore provvedimento di tutela.
Leggendo le cronache riportate, torna alla mente una analogia con quanto sta accadendo in questi giorni sul piano politico nazionale: i boatos di avvisi di garanzia al premier, negati a mezzo stampa dai procuratori chiamati in causa.
Ecco, allo stesso modo, in questi articoli i vincoli di tutela sono di fatto equiparati a provvedimenti infamanti e lesivi dei prevalenti interessi economici: nessun dubbio è sollevato, da tutti gli attori e decisori politici di qualunque parte coinvolti, neanche sull’opportunità di un ripensamento del destino dell’agro romano.
Il costante riferimento dei politici in questione agli “imprenditori” quale unica categoria di riferimento cui render ragione del proprio operato di rappresentanti eletti dai cittadini e l’equiparazione del Mibac ad uno dei tanti portatori di interessi (e non certo di quelli prevalenti), completano il quadro desolante di un’inversione ormai esplicitata anche a livello mediatico: agli interessi economici, anche se di pochi, anche quando non democraticamente discussi, anche quando in contrasto con gli interessi della maggioranza dei cittadini, occorre sempre e in ogni caso fare strada.
Scommettiamo?
Allo scadere dei termini per l’approvazione definitiva, un Direttore Generale di moderna flessibilità e sensibile alle esigenze della qualità architettonica contemporanea, consentirà ad “ammorbidire” consistentemente i vincoli già posti su Laurentina e Ardeatina.