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Alok Jha
Auto-robot: le strade che ci attendono nelle città del futuro
4 Gennaio 2006
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Singolari innovazioni tecnologiche nella city car 2006 del MIT con design di Frank Gehry. Vaghi gli aspetti urbanistici. The Guardian, 29 dicembre 2005 (f.b.)

Titolo originale: Robot car: streets ahead in cities of the future – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Non è cosa di tutti i giorni, che un nuovo concetto di automobile riscriva le regole di oltre cent’anni di motorizzazione. In corso di sviluppo da quattro anni da parte di un gruppi di architetti e ingegneri guidato da William Mitchell, già a capo della scuola di architettura al Massachusetts Institute of Technology (MIT), nell’ambito del suo gruppo di ricerca Smart Cities, è nata la nuova auto targata MIT, da un completo ripensamento dei rapporti delle persone con la propria automobile, nelle città in crescita del futuro.

Il professor Mitchell prevede che condivideremo le auto con cui sarà più facile guidare nelle città congestionate, che saranno non inquinanti e potranno essere usate a piacimento.

Questo prototipo di city car, con design dell’architetto Frank Gehry, sarà completato e consegnato dal MIT alla General Motors all’inizio dell’anno.

”Siamo interessati principalmente alla vita urbana” dice Ryan Chin, architetto e ingegnere al media lab del MIT e membro del programma di ricerca del prof. Mitchell. “Tutto discende da come pensiamo sarà la città del futuro”.

Il gruppo Smart Cities si concentra su come possano essere meglio adeguate le auto ad affrontare i problemi noti della vita urbana, ovvero congestione, inquinamento e parcheggi. Le aziende automobilistiche sono ben consapevoli del problema. Ma il gruppo ritiene che non abbiano capito il punto, anche con vetture cittadine come la Smart, l’auto simbolo a due posti introdotta da Swatch e Mercedes nel 1998.

”Non dobbiamo pensare alle vetture da città come semplici veicoli che occupano poco spazio e si possano adattare a ambiti ristretti, ma che possano invece lavorare all’unisono, essere quasi dei parassiti, aggrappati ai sistemi di trasporto di massa” dice Chin. Se la Smart ha cambiato il modo di pensare al parcheggio e alle dimensioni, gli ingegneri del MIT avvertono che il suo successo è stato limitato perché non è stata adottata in modo diffuso e non ha fatto molto per i problemi di congestione e inquinamento.

Così la squadra MIT è partita da zero per realizzare la propria idea: una vettura a due posti facile da immagazzinare ripiegata, condivisibile, elettrica. “Immaginatevi un carrello della spesa – veicoli che è possibile infilare l’uno nell’altro – che è possibile estrarre dalla fila, e andarsene via” dice Chin. “Queste file sarebbero collocate in tutta la città. Una buona posizione sarebbe fuori dalle fermate della metropolitana, o dell’autobus, o all’aeroporto, luoghi dove convergono persone e linee di trasporto”.

I precedenti di questo tipo di mezzo di trasporto condiviso sono verificabili nei piani di bicycle-sharing delle città europee, e nei progetti ZipCar e FlexCar rispettivamente sulla costa orientale e occidentale degli USA.

La concept car del MIT è un completo ripensamento della tecnologia di un veicolo. Per cominciare, non c’è un motore, almeno in senso tradizionale. L’energia viene da apparecchi chiamati ruote-robot. “Sono elementi ruota autosufficienti che contengono un motore elettrico” racconta Chin. “La cosa interessante è che la ruota può girare di 360 gradi in modo da avere movimento in tutte le direzioni. È possibile girare la macchina mentre ci si sta muovendo, qualunque direzione può diventare in avanti o all’indietro, si possono fare cose come muoversi lateralmente o di traverso. È quasi come immaginereste di guidare un sedile computerizzato”.

Le ruote robot, complete di propria sospensione, eliminano il bisogno di una scocca di guida e blocco motore, lasciando liberi i progettisti di fare un uso diverso dello spazio dell’auto.

”Essenzialmente l’auto si compone di quattro ruote robot e di uno chassis adattabile” dice Chin. “Il telaio può essere realizzato in modo specifico per ogni cliente”.

Aggiungete sottilissimi display programmabili che coprono interno ed esterno dell’auto come uno strato di vernice, e avrete ottenuto un veicolo che può essere adattato a piacere. “Si può immaginare il sistema di segnalazione come qualcosa di non necessariamente statico, ma anche dinamico” suggerisce Chin, che propone a dichiarare le intenzioni del conducente parole come “ in inversione” oppure “ sto svoltando a sinistra” che scorrono lungo il corpo della vettura. “Dal punto di vista della climatizzazione, si potrebbe volere la propria auto più chiara o più scura a seconda del tempo. All’interno, è possibile adattare il cruscotto a ciascuna persona. Se sono anziano, magari vorrò un indicatore più grosso in modo da vederlo meglio; se sono un pilota da corsa, forse mi basta un tachimetro”.

La grande vicinanza delle auto l’una all’altra in città aumenta il rischio di incidenti, e l’auto del MIT contiene una serie di idee radicali per affrontare il problema. Le caratteristiche principali di sicurezza comprendono sedili attivi che eliminano il bisogno di cinture e air bags: tutto si basa su una colonna vertebrale lungo lo schienale con una serie di “dita” per avvolgere il passeggero e mantenerlo al suo posto se l’auto capisce che si è coinvolti in un incidente. E la cabina assorbirà gli impatti degli urti utilizzando nuovi materiali. “Ci sono evoluzioni nel campo dei fluidi che è possibile magnetizzare, in modo da trasformarsi dallo stato liquido a quello solido in un nanosecondo. È possibile immaginare l’uso di questi fluidi come metodo per assorbire energia in un impatto”.

Nei prossimi mesi il gruppo del MIT completerà il progetto definitivo per presentare i risultati alla General Motors, che costruirà il primo prototipo. Oltre a ciò, Chin sta già cercando di organizzare un esperimento pubblico in Estremo Oriente. “Potremmo provare a Hong Kong o a Singapore” dice. “L’interesse di quei posti è che sono molto densi, hanno trasporti pubblici e dimensioni limitate. Un’isola come Hong Kong sarebbe il posto perfetto per un test perché esistono tutte le condizioni”.

Resta ancora da vedere se questa idea di city car possa un giorno comparire nei garages e cortili, così come concepita dal gruppo Smart Cities, oppure se le varie tecniche saranno sviluppate singolarmente. Chin dice che il gruppo sarà soddisfatto in entrambi i casi.

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