Siamo alla ripresa della stagione politica e le forze dell'opposizione stanno ancora nei loro alloggi a scontrarsi su chi deve prendere il comando. Per fare che cosa, su quale linea, non si sa. Tuttavia, forse anche per il silenzio delle sinistre, avanza una crisi di Berlusconi. Una crisi che nasce dall'interno del cosiddetto Popolo della Libertà, che mancava e manca di qualsiasi idea forte, neppure di destra. Quel popolo era ed è solo la sommatoria degli interessi particolari degli individui e dei gruppi che ne fanno parte e dell'interesse massimo del suo leader massimo. Salvo straordinari e difficili colpi di fortuna lo sgretolamento è avviato, non si sa quando si concluderà, ma più dura più danneggia il paese.
Per tutta l'estate, specie dopo il disobbedisco dei finiani, Berlusconi ha minacciato fulmini e saette. Elezioni immediate, anche in polemica con il Presidente della Repubblica. In questo principio di settembre è molto più dimesso. Ha capitolato sulle intercettazioni e ora anche sul processo breve. Non riesce a nominare un ministro dello sviluppo e l'astuto Bossi non esita a dichiarare pubblicamente che l'amico Silvio è un premier dimezzato, che non minaccia più elezioni subito.
Adesso è scesa in campo con una nuova iniziativa l'armata dell'ing. Carlo De Benedetti. Venerdì L'Espresso dedica la copertina e un lungo articolo a Tremonti «Giulio o Giuda?» dove, non trattandosi di Gesù Cristo ma di Berlusconi, Giuda è un eroe. Subito dopo, ieri, la Repubblica ha sparato in prima pagina una lunga e ragionevole intervista sempre a Giulio Tremonti che afferma che l'emergenza è finita e adesso ci vuole «un patto con l'opposizione per ricostruire l'economia», ingegnerizzarla. L'iniziativa Espresso e Repubblica è seria perché non è isolata. La Confindustria e il mondo delle piccole e medie imprese giudicano Berlusconi un capitalista per così dire «abusivo», che ha fatto più soldi con i favori della politica - a cominciare da Craxi - piuttosto che con l'ingegneria di impresa.
Ma se la crisi di Berlusconi è a questo punto, e Fini non gli ha ancora dato spazio per nessuna uscita liberatoria, la sinistra, le sinistre, per quanto frammentate e disperse, non possono più aspettare. Vogliamo aspettare che Tremonti, come ha annunciato, cancelli l'art. 41 della Costituzione e liberi i nostri disinvolti imprenditori da ogni limite di legge alla loro libertà di iniziativa? La linea Marchionne passa per ragionevole e moderna e - segno dei tempi - la critica più forte è venuta da Cesare Romiti, l'uomo della marcia dei 40.000.
La sinistra è già messa male: se può deve svegliarsi, pensare agli italiani, Berlusconi è certamente il peggio, ma un saggio proverbio dice che il peggio è senza fine.