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Giovanni Visone
Assemblea della Sinistra radicale: sì all'unità, ma non parliamo di liste e partiti
17 Gennaio 2005
Sinistra
Da l’Unità del 16 gennaio 2005 la cronaca dell’assemblea della sinistra radicale, convocata a Roma da il manifesto, che dedica all'avvenimento la copertina e due pagine (ma la domenica non è fornito in .html). Qui accanto Rossanda, che ha concluso l'incontro

Non riformisti, ma «riformatori in senso luterano». Pronti a scegliere come «categoria operativa fondamentale il mutamento». Pronti anche a contrapporsi a chi, invece, privilegia un’idea di governo inteso come «amministrazione». Alberto Asor Rosa, professore di letteratura italiana e ideatore dell’incontro delle diverse anime e aggregazioni della sinistra promosso dal Manifesto, parte dalla ricerca di una definizione, un punto d’incontro comune per migliaia di persone che, in questa mattina di sabato, affollano una sala della Fiera di Roma.

Ma le definizioni, la consapevolezza di un comune sentire programmatico, non bastano. «Si può andare avanti con la spontaneità e l’assemblearismo?», si chiede Asor Rosa. La risposta è «no». E la proposta, già anticipata nei giorni scorsi dai giornali, è la creazione di una «Camera di consultazione permanente, un organismo plurimo e bifronte, aperto da una parte alla società politica organizzata e dall’altra alla società civile, nella quale siedano allo stesso tavolo segretari di partito e rappresentanti delle associazioni». Dunque, «non un nuovo partito, né una Fed di sinistra». Ma al contempo, questo sì, un luogo reale di aggregazione per un’area politica ben definita. Anche numericamente: «Esiste un vasto settore dell’opinione pubblica di sinistra, variamente composto. Un’area formata da forze che stanno in parte nella società politica, in parte nella società civile. Un po’ di vecchio e un po’ di nuovo. Un’area che, dal punto di vista elettorale, si può stimare intorno al 13%».

Contenuti e contenitori: una lista unitaria della sinistra radicale

Ma se queste sono le premesse (e le cifre, dedotte dalla somma delle percentuali prese dai partiti alla sinistra dei Ds alle ultime elezioni europe), qual è lo sbocco futuro? Asor Rosa non lo dice, limitandosi ad evocare «un esito che non è disdicevole sognare». Non lo dice nemmeno il direttore del Manifesto Gabriele Polo. Ad affermarlo con molta chiarezza è invece il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto, che, fra gli applausi, torna a proporre una reale unità politica ed elettorale. Partire dalla «Camera di consultazione», certo, ma per approdare a una confederazione della sinistra radicale. E ad una lista unitaria, se non per le regionali almeno per le politiche. «La proposta di Asor Rosa è l’avvio di un percorso. Dobbiamo fare tutti un passo indietro. Io sono disposto a farlo, il mio partito è disposto a farlo, per fare poi tutti insieme un passo avanti. Bisogna ricostruire la Sinistra, porre fine a litigi e frantumazione. I contenuti non si traducono in politica senza i contenitori».

A chi, a partire da Fausto Bertinotti, appare più che tiepido su questa proposta, Diliberto replica: «Spero che Bertinotti non sia freddo di fronte all'esigenza di centinaia di migliaia di persone. Dopo il congresso di Rifondazione a marzo mi auguro che Bertinotti si segga ad un tavolo con noi per discutere dell'unità a sinistra. Rimettendoci insieme daremo più forza alle nostre battaglie». L’obiettivo politico, al di là della palese competizione per l’egemonia a sinistra, è pesare di più nella Grande alleanza democratica: «Non voglio che la linea di politica economica del centrosinistra sia dettata da Montezemolo – afferma il segretario del Pdci – Quando andremo a parlare dell’abrogazione della legge 30, della riforma Moratti, della Bossi – Fini, quando discuteremo della destinazione delle poche risorse disponibili, lì cominceranno le difficoltà. Difficoltà che derivano dai rapporti di forza nella coalizione».

Le sconcezze del centrosinistra

La «Camera di consultazione» come strumento per una sfida nel centrosinistra. Lo dice, con toni molto duri, anche Giorgio Cremaschi della Fiom: «Bisogna mandare via Berlusconi ma anche fare in modo che non torni la politica precedente. Quando scopriamo che le sconcezze di questo governo discendono da quello compiute dai governi precendenti, ci rendiamo conto che serve un cambiamento profondo, non solo una vittoria elettorale».

È sui mezzi, non sui fini, che le differenze appaiono più evidenti. Per Cremaschi, ad esempio, la «Camera di consultazione» non serve. «Un nuovo organismo è inutile. Questa assemblea è la Camera, insieme a tutte le assemblee che faremo da oggi in avanti, allargandoci ai movimenti che oggi non ci sono, Disobbedienti compresi».

Cantieri aperti

I rappresentanti dei partiti appoggiano la proposta di Asor Rosa, ma bocciano Diliberto. Il più tranchant è il verde Alfonso Pecoraro Scanio: «Non serve rispondere ai listoni con i listini. Perché dobbiamo infognarci in una discussione sui contenitori? Dobbiamo dare un segnale opposto». No, grazie anche da Rifondazione: «Siamo qui per costruire una sinistra larga, non per mettere insieme cocci spezzati del passato», polemizza Fausto Bertinotti. E Franco Giordano osserva: «La proposta di Asor Rosa mi pare più praticabile, perché fa maturare i tempi di una discussione sui contenuti. C’è bisogno di una nuova soggettività politica, ma questa si fa allargando il dibattito, non cercando nuovi modelli organizzativi». Il percorso non comincia e non si esaurisce con la «Camera di consultazione»: «Domani (domenica, ndr), su iniziativa di alcune riviste, daremo il via a un’elaborazione programmatica, che cercherà di definire alcune proposte concrete per la coalizione. Un’iniziativa parallela, non in contrapposizione, l’apertura di un nuovo cantiere».

Le due sinistre

Due cantieri in due giorni. Un po’ troppo? I soggetti in campo sono più o meno gli stessi. Disposti a dire di sì a tutti e due i progetti. Le diverse anime della sinistra diessina, che saranno in prima fila all’iniziativa programmata domenica mattina dalLe riviste Aprile, Carta, Alternative, il network Eco Radio e Quaderni laburisti, sono pronte ad entrare nella «Camera di consultazione» lanciata da Asor Rosa: «Mi pare che sia una sperimentazione utile. E penso che la Sinistra dei Ds ci debba stare», afferma Pietro Folena, che dice no a una «raccolta di ceti politici». E aggiunge: «Il ragionamento del 13 per cento non mi convince. I movimenti sono potenzialmente maggioritari». Certo, però, che «se va avanti il progetto riformista si apre un vuoto. La leadership Ds ha sbagliato a non essere presente».

La «Camera di consultazione», comunque, dovrebbe essere aperta al di là dei confini politici della sinistra radicale, accogliendo contributi anche dalla Margherita e dalla Quercia. Per Fabio Mussi, deve assomigliare ad un «luogo strutturato dove si discute di programmi per l'intera coalizione». Ma se l’approdo dei Ds sarà il partito riformista, aggiunge «mi sento di prevedere che io e altri in quel partito non ci saremo». Per Cesare Salvi, «è necessario aprire un dialogo: non si può dare per scontata l’idea delle due sinistre»

Un esito concreto

E i movimenti? Il timore è la dispersione di un’iniziativa così riuscita. Nella platea affollatissima si vedono tanti personaggi della stagione dei girotondi, da Pancho Pardi a Paolo Flores D’Arcais. «Il rischio di oggi – osserva Paul Ginsborg – è che si finisca senza un esito operativo. C’è grande sete di dibattito e di superamento di una visione troppo partitistica». Anche per il professore anglo – fiorentino, «uno sbocco elettorale è da escludere». Sul tavolo devono essere messi grandi temi: «Facciamo un esempio. Nei rapporti nord / sud del mondo si fa come nel quinquennio fra il 1996 e il 2001 o in modo diverso? Che percentuale del Pil vogliamo destinare alla cooperazione allo sviluppo, lo 0,17 o lo 0,33 per cento?»

Poco dopo, prendendo la parola dal palco, Ginsborg si mette a canticchiare il ritornello di una canzone tradizionale inglese. Parla del «grande vecchio stupidissimo Duca di York»: «Il Duca di York – spiega - aveva 10 mila uomini e donne». Però non sapeva consa farsene: «Noi siamo qui 3 mila uomini e donne. Non finiremo come il Duca di York che portò questi uomini e donne in alto sulla collina e poi li fece scendere... Fine della strategia del grande vecchio stupidissimo Duca di York».

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