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"Articolo 18"
17 Aprile 2004
Lettere e Interventi
Lodo Meneghetti (Milano), 28.05.2003

Caro Eddy,

il tuo cortile è aperto anche a incontri non strettamente legati all'architettura e all'urbanistica. C'è politica, società, ecc.ecc. C'è chiarezza dell'ospite in cortile circa la posizione da tenere in questa fase della lotta. Hai sempre riprodotto articoli importanti ai fini di una speranza, per la sinistra, di risalire la china e, invece, di farvi rotolare in giù gli attuali padroni del potere.

In breve: c'è il referendum. Dico che si deve votare sì anche contro certe incredibili, a mio modo di vedere, perorazioni per l'astensione provenienti da sinistra. Il 18 maggio scorso è apparso su "la Repubblica" un magnifico articolo di Luciano Gallino: Articolo 18, perché votare sì. Non avevo dubbi, ma provi soddisfazione quando un personaggio di alta statura professionale e morale ti dice che sei nel giusto. Breve: mi è venuta la voglia di fare altre verifiche e ho scritto ad Augias, il bravo Augias, che si era schierato contro il referendum, come altri, in maniera convenzionale, superficiale. Ti mando in allegato la lettera, alla quale lui non si è degnato di rispondere. Non pretendevo la pubblicazione nella sua rubrica, ma almeno un cenno personale. Questi sono episodi che, se non sei più che maturo grazie o a causa del mucchio di esperienze fatte, ti farebbero scostare da certi punti fermi (abbastanza fermi) cui credevi di essere collegato.

Il tuo parere?

Ecco la lettera inviata da Meneghetti il 21 maggio alla “Repubblica”:

Caro Augias,

ammiro molto il suo lavoro, leggo sempre le sue risposte che viste nel loro insieme mi sembrano rappresentare un manuale di cultura moderna democratica e, perché non dirlo, di sinistra, senza aggettivi. Per questo mi sono meravigliato, qualche tempo fa, quando ho letto della sua posizione a proposito del referendum sul famoso articolo 18, la stessa di molti altri democratici che invitano a far fallire la consultazione invitando a starsene a casa. Nel nostro paese la buona educazione democratica e le sollecitazioni dei partiti costituzionali si sono sempre rivolte (salvo la nota eccezione Craxi) al dovere di votare, di esprimersi, in qualunque occasione da chicchessia proposta. Con prese di posizione schematiche, prive di adeguate motivazioni circa il vero problema in causa, si è fatta disinformazione, si è cercato di convincere il cittadino che il sì avrebbe provocato conseguenze disastrose in un'unica direzione: la rovina delle piccole aziende: solito esempio il povero artigianello o piccolo commerciante ricattato dall'unico dipendente. Perché mi rivolgo a lei solo oggi? Perché in "la Repubblica" di ieri, nella pagina accanto a quella della sua rubrica, è apparso un bellissimo servizio, Articolo 18, perché votare sì, di Luciano Gallino, sociologo fra i più colti che conosciamo fin dai tempi di "Comunità" e dell'illuminismo olivettiano. Grazie a quel minimo di informazione che ognuno cerca quando sente che "c'è del marcio in Danimarca", ero già sicuro che la questione fosse stata esposta dagli oppositori in modo semplicistico. Ma Gallino dice la verità con assoluta chiarezza circa le conseguenze del no sulla vita dei lavoratori precari, ricorda ciò che molti evidentemente dimenticano: che il mercato del lavoro è già largamente "riformato" nel senso più smaccatamente liberista, che esiste la legge n. 30/2003 (lavoratori affittati anche in gruppo, ecc. ecc.), che il disegno di legge n. 848 bis diventerà legge (sospensione dell'articolo 18 per quattro anni, ecc. ecc), che il precariato è diffuso dappertutto, anche nella Pubblica Amministrazione, che... Non proseguo perché, caro Augias, avrà letto il pezzo del quale riporto la conclusione, nel caso che lei pubblichi la mia lettera: votando sì esprimeremo la volontà di difendere l'edificio dei diritti del lavoro che il governo e la Confindustria stanno smantellando. Poi si potrà procedere a renderlo più funzionale. "In caso contrario basteranno le ruspe per portar via le macerie".

Cordiali saluti, Lodovico Meneghetti

Commenti? Non mi sembrano necessari. Per conto mio, non ho ancora deciso, ma il ragionamento di Gallino (e tuo) mi sembra molto forte.

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