Nell'ambito della lezione a due voci con Piero Bevilacqua, De Lucia ha contribuito a illustrare, le ragioni per le quali la rendita immobiliare è così forte in Italia e le ragioni del consolidamento del cosiddetto “blocco edilizio”, sottolineando le conseguenze della cattura del decisore da parte dei percettori delle rendite in termini di equità sia in termini di efficienza (come testimoniano i problemi insoluti della casa, dei trasporti, dell’ambiente e del lavoro). Si è soffernato soprattutto sulle possibilità del potere politico di dminare, o comunque fortemente ciondizionare, l'incremento e la destinazione della rendita immobioare, riferendosi soprattutto alla fase del fascismo e a quella degli "anni della speranza" (anni 60 e 70 del secolo scorso).
Di seguito una nota su alcuni argomenti trattati, con una bibliografia essenziale.
Appunti per l’intervento alla scuola di eddyburg
sulla rendita fondiaria
La rendita fondiaria quale fattore decisivo della condizione urbana si manifesta pienamente, secondo me, dopo la seconda guerra mondiale mentre, durante il fascismo, era controllata dal potere politico (cfr. P. e R. Della Seta). Non si deve peraltro trascurare che, fino al fascismo, era stata modesta l’espansione urbana e quindi era limitato il campo di applicazione della rendita.
Non disponiamo di dati ufficiali ma penso che debba ritenersi corretta la stima che solo il 10 per cento dello spazio attualmente urbanizzato lo fosse già prima della seconda guerra mondiale (quello più o meno corrispondente ai nostri centri storici)
Nell’immediato dopoguerra, la rendita – ogni forma di rendita – si dilata in tutte le direzioni e sono inesistenti, o comunque inefficaci le azioni di contrasto della pubblica amministrazione. Che, anzi, non di rado, consapevole o meno, agisce a sostegno dei percettori di rendita. Il caso probabilmente più clamoroso è quello dell’Ina-casa, ente che peraltro, fece fronte con efficienza e tempestività (e spesso anche con ottime soluzioni architettoniche) al suo compito istituzionale di costruire alloggi di carattere popolare. Chiarissima in proposito è la descrizione che I. Insolera e G. Marcialis fanno degli interventi Ina-casa sulla via Tuscolana a Roma nei primi anni Cinquanta.
La necessità di un deciso intervento della mano pubblica per abbattere la rendita e realizzare così una consistente riduzione del costo degli alloggi si manifesta con evidenza all’inizio degli anni Sessanta, in occasione dei primi governi di centro sinistra. Ma i risultati sono deludenti, ed è nota la drammatica vicenda del ministro Sullo (E. Salzano).
La riforma del regime dei suoli che non era riuscita a Fiorentino Sullo, anche perché non sostenuta dal consenso popolare, approda invece a concreti risultati nel corso degli anni Settanta, a seguito dei grandi movimenti di lotta per la casa e per una più civile condizione urbana che si erano sviluppati a partire dalla fine degli anni Sessanta. Ma dura poco …
Sono convinto che, dopo l’assassinio (politico) del ministro Sullo, continua ad agire una sorta di sindrome Sullo che induce i politici italiani di ogni schieramento a rifuggire dalle posizioni di autentico contrasto alla rendita. Secondo Antonio Cederna e altri studiosi, la strategia della tensione, che ha inizio con le bombe di piazza Fontana del dicembre 1969, è una risposta al grande sciopero nazionale per la casa del 19 novembre 1969.
Comunque, alla fine degli anni Settanta, il quadro legislativo italiano in materia di urbanistica e di politica abitativa è sicuramente soddisfacente.
Ma proprio all’inizio del nuovo decennio ha inizio la controriforma. La rendita, a mano a mano, recupera le posizioni perdute, soprattutto attraverso:
- nuovi istituti fondati sulla deroga agli strumenti urbanistici
- la crescita vertiginosa dell’abusivismo che devasta le regioni meridionale (tre condoni in 18 anni)
- la scomparsa dell’edilizia pubblica.
Una delle forme più vistose di arretramento della politica urbanistica è il nuovo piano regolatore di Roma, approvato nel 2008 totalmente asservito alla rendita fondiaria, soprattutto attraverso l’invenzione dei diritti edificatori.
Eppure non è impossibile operare scelte in controtendenza, come nel caso del progetto Bagnoli (V. De Lucia).
Bibliografia minima
- Italo Insolera e Giusa Marcialis, L’azione privata, nel numero monografico 100-1002, dicembre 1971, di «Centro sociale», dedicato a La politica della casa in Italia.
- Italo Insolera, L’urbanistica, in Storia d’Italia, vol. V, I documenti, Einaudi, Torino, 1973, in particolare: Il meccanismo della rendita fondiaria, pp. 436 sgg. e Fine e continuità dell’urbanistica fascista, pp. 480 sgg.
- Piero Della Seta, Roberto Della Seta, I suoli di Roma. Uso e abuso del territorio nei primi cento anni della capitale, Editori Riuniti, Roma, 1988, in particolare: Il piano regolatore del 1909, la tassa sulle aree fabbricabili, le demanializzazioni, pp. 95 sgg. e Il decreto legge 6 gennaio 1941, n.2 e il principio dell’esproprio generalizzato, pp. 129 sgg.
- Vezio De Lucia, La legge urbanistica del 1942, in V. Cazzato (a cura di), Istituzioni e politiche culturali in Italia negli anni Trenta, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, Roma, 2001.
- Edoardo Salzano, Fondamenti di urbanistica, Editori Laterza, Roma – Bari, 1998.
- Vezio De Lucia, Le mie città, Diabasis, Reggio Emilia, 2010.
- Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, Mondadori, Milano, 2010, in particolare pp. 155 sgg.