Un’inchiesta di grande rilievo dai risultati inquietanti: nonostante gli sforzi senza risparmio della Soprintendenza Archeologica, continua lo sfregio della regina viarum. Repubblica on-line, 10 dicembre 2012 (m.p.g.)
Un milione e trecentomila metri cubi. Tanti, tantissimi sono gli abusi edilizi nell'Appia Antica, la strada romana che risale al 312 avanti Cristo e che dal centro dell'urbe giungeva fino a Brindisi. Ma un milione e trecentomila metri cubi sono solo il volume di interi edifici costruiti senza licenza. Ville, soprattutto. Residenze sfarzose, oasi per imprenditori e professionisti, un tempo anche per la gente del cinema, per notabili democristiani e socialisti. Ai casali ristrutturati, nelle cui facciate sono spesso conficcate lapidi e frammenti di sarcofago, vanno aggiunti box, garage, depositi, magazzini, sopraelevazioni, piscine, parcheggi, che non sono calcolati in quel rendiconto dell'illecito. Ed extra sono anche i cambi di destinazione d'uso, altrettanto invasivi quanto il cemento, perché se un annesso agricolo diventa residenza occorre allacciarsi alle fognature, scavare per le fondazioni e per le tubature in un terreno archeologicamente sensibile, producendo, inoltre, un carico urbanistico, e dunque più abitanti, più macchine...
Il fenomeno è inarrestabile, dura da decenni in quest'area grande 3.500 ettari, paesaggio e archeologia fusi in un ambiente che non ha molti paragoni al mondo. L'abusivismo nell'Appia Antica lo denunciava Antonio Cederna già negli anni Cinquanta e Sessanta. Ma ancora oggi fioccano le denunce, ma non si vede ombra di ruspa: le ultime demolizioni, pochissime in totale, risalgono al 2009. Il calcolo degli abusi l'ha compiuto l'urbanista Vezio De Lucia per conto della Soprintendenza speciale archeologica di Roma. Attualmente sull'Appia Antica, stando a questa indagine, giacciono 2,7 milioni di metri cubi di costruzioni. Comparando vecchie e nuove mappe, De Lucia ha però potuto stabilire che quasi la metà sono stati realizzati dopo il 1967, cioè dopo il Piano regolatore della capitale che dichiarava inedificabili i terreni intorno alla strada romana. E sono dunque abusivi. La rilevazione, aggiornata al novembre 2011, integra uno studio condotto nel 2003. Si tratta però, spiega De Lucia, soltanto di interi manufatti costruiti violando le leggi. Il resto, aggiunge l'urbanista, è difficilmente stimabile. Ma è imponente.
Un suono sinistro emanano, nella relazione di De Lucia, le parole che si leggono alcune righe più sotto le tabelle con i dati: si sarebbe potuto fare di più e meglio se si fossero possedute cartografie maggiormente dettagliate e se ci fossero state risorse maggiori. Il che vuol dire una cosa molto semplice. Per arginare l'abusivismo in uno dei luoghi di più struggente bellezza che ci siano non solo a Roma, per assicurare a tutti il godimento pieno di un bene della comunità (il paesaggio, l'archeologia, la memoria), un bene che diffonde senso di cittadinanza, per tutto questo e per tutelare con efficacia l'Appia Antica, mancano gli strumenti minimi, le amministrazioni lesinano documenti e fonti di conoscenza, e scarsi sono i fondi. Dalla Soprintendenza archeologica partono lettere al ministero per i Beni culturali. Si chiede l'istituzione di un organismo ad hoc che superi la palude burocratica. "Noi denunciamo gli abusi, ma non accade nulla. Tutto si ferma sui nostri tavoli", lamenta Rita Paris, direttrice dell'ufficio della Soprintendenza che ha la competenza sull'Appia Antica. "Ci arrivano dal Comune domande di condono che neanche si potrebbero accettare, perché violano vincoli archeologici, e noi passiamo il tempo a negare autorizzazioni in sanatoria. Ogni forma di tutela rischia di essere vanificata".
Qui sono il sepolcro degli Scipioni, il sepolcro di Geta e di Priscilla, la Porta San Sebastiano, e poi i colombari, le catacombe di San Callisto e di San Sebastiano, il Circo di Massenzio, il Mausoleo di Romolo e quello di Cecilia Metella, il Castrum Caetani, la tomba di Annia Regilla, i Tumuli degli Orazi e dei Curiazi, il complesso termale di Capo di Bove, la splendida Villa dei Quintili. E poi la valle dell'Almone, il fiume sacro ai romani, con i boschi di leccio e di roverella, il pianoro ondulato di Tor Marancia, le cave e le colate laviche che ai grandi viaggiatori davano l'impressione di trovarsi in un deserto, al centro del quale spuntava Roma.
Gran parte dell'Appia Antica è proprietà privata. E nelle proprietà private sono anche monumenti resi invisibili da alti muri di recinzione. L'Ente Parco organizza visite guidate in alcune tenute, ma solo su appuntamento e per piccoli gruppi. Un contenzioso si è aperto la scorsa estate con la Saita, una società della principessa Pallavicini: una splendida residenza in un parco proprio a ridosso di Porta San Sebastiano, in cui sono contenuti sepolcri e l'Oratorio dei sette dormienti, costruito nel XII secolo su una villa romana del II secolo, un edificio preziosissimo. Stando ai rilievi dell'Ufficio abusivismo del Comune, due vasche ornamentali sarebbero diventate due piscine (una ha forma ottagonale e si vede perfettamente su Google Maps). Sono poi spuntati un garage, due grandi strutture vetrate, un ampliamento in muratura dove esisteva appena qualche tettoia e altri manufatti a ridosso del muro perimetrale. Inoltre è stata ricostruita una pavimentazione.
Quasi di fronte a questa villa, risiede Roberto Benigni, ma i suoi restauri sono stati seguiti e autorizzati dalla Soprintendenza. Nella stessa zona è la villa di Paola Severino, ministra della Giustizia: nessun abuso viene contestato, ma nella sua proprietà sono custoditi due dei tre colombari di Vigna Codini, di proprietà pubblica, l'unica testimonianza dei tanti sepolcri che le fonti letterarie collocano in quest'area. Che per ovvi motivi di sicurezza, nessuno può visitare.
Un grande vivaio di fronte alle terme di Caracalla si è arricchito di un edificio di 700 metri quadrati. Abusivamente, secondo la denuncia di Italia Nostra, ma condonato con parere favorevole persino della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Nella proprietà di Giorgio Greco, che con il fratello possiede una catena di negozi d'abbigliamento, a pochi metri da Capo di Bove e da una stazione dei carabinieri, i vigili hanno contestato il cambio di destinazione d'uso di un grande magazzino, da deposito a residenza, con cucina e bagni. Era in abbandono e ora vi è allestita una scuola per cuochi. Spesso l'edificio accoglie feste e ricevimenti e viene usato per girarvi spot pubblicitari. La Soprintendenza, ammette Greco, ha svolto un gran lavoro nel passato fermando l'avanzata del cemento sull'Appia Antica. Ma ora non deve accanirsi sui proprietari che "se non fanno brutture, in fondo sono i veri custodi dell'integrità di questo luogo".
"Molti proprietari mettono a reddito le loro residenze, le affittano per cene e matrimoni", racconta invece Rita Paris. "Ogni sera è un via vai di macchine, si installano gazebo, si sparano fuochi d'artificio". Fra i più attivi è Sergio Scarpellini, uno dei più potenti costruttori romani, che acquistò anni fa la villa di Silvana Mangano. Nella sua proprietà arrivarono le ruspe per eliminare un parcheggio abusivo. L'iniziativa della demolizione fu presa dal Municipio XI. Era il 2009. Da allora, niente più ruspe sull'Appia Antica.
Confinante con quella di Giorgio Greco, è un'altra proprietà in cui un tempo c'era un gruppo di serre. Che ora sono diventate appartamenti di lusso dati in affitto e reclamizzati sul web come "case di charme", dopo aver compiuto lavori di cui nessuno sembra sia stato informato. Sopra la Villa dei Quintili, in un centro sportivo ci sono campi di calcio e piscine. Si è costruito dentro il Castrum Caetani, villaggio fortificato del XIV secolo dietro al Mausoleo di Cecilia Metella: ma la domanda di condono del proprietario ha fermato la procedura di demolizione.
Sull'Appia Antica e nelle vie laterali occorre tenere gli occhi aperti nei mesi estivi. È con la città che allenta i ritmi, con i vigili che già sono pochi d'inverno e ancora meno in agosto, che i camion caricano e scaricano laterizi, pannelli, tubi. Intorno alle recinzioni si fa crescere una siepe di alloro, poi si cinge il perimetro con un telo verde. Sono attivissimi, ma fanno quel che possono per scovare gli abusi i pochi guardiaparco. Una porcilaia diruta, una vaccheria sfondata diventano un vano, poi due, poi si fanno la cucina e il bagno. Anche senza licenza di abitabilità, i valori immobiliari lievitano.
Ha fatto scuola la vicenda di una proprietà di fronte al Mausoleo degli Equinozi iniziata nel 1984 con un atto notarile di compravendita in cui si legge: "La parte acquirente dichiara di essere a conoscenza della destinazione di Prg del terreno acquistato ed in particolare che lo stesso non ha formato oggetto di lottizzazione approvata e che pertanto non può essere utilizzato a scopi edilizi". Due anni dopo veniva costruita una casa di 100 metri quadrati. Un primo sequestro da parte dei vigili, la domanda di condono. Ma i lavori proseguono e arrivano a conclusione. La Pretura apre un'inchiesta che si conclude con una condanna, poi amnistiata in Appello. Ancora nel 1994 la Soprintendenza segnala l'abuso, la pratica rimbalza da un ufficio all'altro, si contano almeno una decina di passaggi burocratici. L'immobile si arricchisce di veranda e di altri manufatti. E ora è lì, forse abitata dai proprietari, forse affittata, nessuno lo sa con certezza. Con certezza, stando alla Soprintendenza, lì ci sono resti di parte del Triopio di Erode Attico, una grandissima villa-azienda romana.
L'Appia Antica vive così, un po' meraviglia per gli occhi e per la mente, un po' terra di nessuno, dove non si sa bene chi sia incaricato di tutelare il suo patrimonio. Da qualche mese il Demanio ha consegnato la strada alla Soprintendenza archeologica, dichiarandola monumento nazionale. È un piccolo passo, forse l'inizio della storia moderna dell'Appia Antica. Ma nessuno qui se la sente di sbilanciarsi e sfoggiare ottimismo.
Tutti i numeri di uno scempio
Un milione e trecentomila metri cubi. Tanti, tantissimi gli illecitii edilizi nell'Appia Antica. E un milione e trecentomila metri cubi è il volume di interi edifici costruiti senza licenza
3.500
Gli ettari che formano il Parco dell'Appia antica
312 a. C.
L'anno di costruzione della via Appia
2.700.000
I metri cubi di edifici nell'Appia Antica
1.300.000
I metri cubi di edifici abusivi nell'Appia Antica