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Anche Italia nostra nazionale respinge la legge urbanistica dell'Emilia Rtomagna
30 Gennaio 2017
Proposte e commenti
Finalmente, dopo la sezione Emiliana di Italia Nostra ed l'associazione eddyburg una voce nazionale contro la nuova urbanistica emiliana, cavallo di Troia per un ulteriore peggioramento in tutta la penisola. Aspettiamo INU, WWF, Legambiente, LIPU, Forum difesa del paesaggio....

Finalmente, dopo la sezione Emiliana di Italia Nostra ed l'associazione eddyburg una voce nazionale contro la nuova urbanistica emiliana, cavallo di Troia per un ulteriore peggioramento in tutta la penisola. Aspettiamo INU, WWF, Legambiente, LIPU, Forum difesa del paesaggio....

Il Consiglio nazionale di Italia Nostra chiede di bloccare la nuova Legge Urbanistica che la regione Emilia Romagna sta per approvare:

“Il testo presentato tradisce i due principali obiettivi che hanno ispirato la nuova legge, ovvero il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione delle città”. Italia Nostra Emilia Romagna, con l’architetto Pier Luigi Cervellati, Paola Bonora – Università di Bologna, Ezio Righi – responsabile Urbanistica del consiglio regionale Emilia Romagna e i due consiglieri nazionali, Ilaria Agostini e Giovanni Losavio, hanno posto l’accento sulla pericolosità di una legge che esalta il privatismo e il liberismo immobiliare, nega la potestà comunale a pianificare e aumenta, anziché frenarlo, il consumo di territorio.

Il vantato limite del 3% posto all’ulteriore consumo di suolo è già in sé molto elevato: le città di Ferrara, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia, ad esempio, si amplierebbero di circa due chilometri quadrati ciascuna. Inoltre, con tutte le eccezioni disposte nelle sue maglie, l’effettiva trasformazione di campagna coltivata in aree urbane, complessi industriali o grandi infrastrutture, che non sono computate nel consumo di suolo, potrà facilmente raddoppiare o triplicare il già eccessivo contingente del 3% di suolo ritenuto urbanizzabile.

Le norme nazionali in materia di densità, altezze, distanze sono rese liberamente derogabili, e la dotazione di verde e servizi, che oggi per la residenza deve essere di almeno trenta metri quadrati per abitante, è azzerata; addirittura possono essere omessi i parcheggi pubblici.

Alla tutela e riqualificazione dei centri storici e del patrimonio edilizio di interesse culturale non è dedicato neppure un articolo, ma solo qualche riga in quello sul territorio urbanizzato.

Scompaiono gli obblighi in materia di edilizia residenziale sociale disposti dalla legge regionale in vigore, che impone a tale scopo la cessione gratuita di un quinto delle nuove aree edificabili per residenza, e sulle altre destinazioni un robusto contributo finanziario.

La proposta di legge vieta poi perentoriamente ai comuni di stabilire la capacità edificatoria e dettagliare i parametri urbanistici ed edilizi degli interventi ammissibili nelle aree urbane da riqualificare e rigenerare, e pertanto di valutarne sistematicamente la sostenibilità nel territorio urbano. Apparentemente svincolati dall’obbligo di pianificare le trasformazioni intensive del loro territorio, i comuni sono in realtà esautorati da ogni potere cogente e asserviti all’iniziativa e alle scelte incontrollabili dei più forti interessi privati immobiliari. Un sovvertimento totale delle politiche urbane e territoriali molto grave che potrebbe costituire un precedente pericoloso: qualora approvata, infatti, questa legge – anche a causa dell’autorità riconosciuta per decenni all’Emilia Romagna nell’ambito urbanistico – potrebbe costituire l’apripista a nuove normative regionali dello stesso conio inaugurando, dunque, una nuova stagione di “mala urbanistica”.

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