Titolo originale: Heathrow expansion an environmental disaster, warns Boris Johnson
Boris Johnson, attuale sindaco e di nuovo candidato per il partito Conservatore, ritiene che l’ampliamento dell’aeroporto di Heathrow sarebbe “un disastro ambientale” un po’ come “cercare di spillare una birra media nel boccale della piccola”. Johnson, che cercherà di essere rieletto a maggio, chiarisce la sua opposizione alla terza pista di Heathrow, ribadendo che “con me sindaco non si costruirà mai". Parla proprio quando sia David Cameron che George Osborne [primo ministro e ministro dell’Economia n.d.t.] dovrebbero intervenire sui programmi a lungo termine per l’aeroporto, e fra i timori che i suoi problemi stiano soffocando la ripresa economica. “Heathrow rappresenta certamente il futuro come grande aeroporto britannico. Ma non possiamo ampliarlo all’infinito, in un contenitore che infinito non è” continua Johnson. "La terza pista è un disastro ambientale. Significa un enorme incremento negli aerei che sorvolano Londra, intollerabile traffico e scarichi: non si farà finché sono sindaco. È giusto che il governo esamini tutte le possibili soluzioni per aumentare la capacità dei trasporti aerei, salvo con quella terza pista. E aspetto di confrontarmi con Justine Greening (ministro dei Trasporti) durante l’estate".
Questa marcia indietro di Johnson su Heathrow potrebbe risultare imbarazzante per qualcuno che come lui si presenta all’elezione a sindaco “unico candidato in grado di trattare al meglio per Londra con Downing Street". Perché Johnson si è certo opposto alla terza pista, ma ha sostenuto negli ultimi quattro anni la realizzazione di un nuovo hub aeroportuale nell’estuario del Tamigi, presentandola come soluzione economica per il territorio del sud est. Il governo conferma che si studierà la questione, ma Johnson dichiara al Guardian che nonostante il suo impegno, “al contrario di quanto si crede io non sono affatto legato a doppio filo con qualche lontano arcipelago nell’estuario del Tamigi" [l’aeroporto dovrebbe realizzarsi su un sistema di isole, secondo il progetto dello studio Foster n.d.t.]. Johnson si dichiara aperto all’incremento della capacità aeroportuale in vari casi, come Gatwick o Stansted. Ma il ministro Justine Greening ha già escluso queste possibilità in parlamento. Il candidato laburista a sindaco Ken Livingstone si oppone a qualunque incremento delle capacità nell’area della Grande Londra, senza escludere un ampliamento a Stansted se il mondo economico dimostrerà l’effettiva necessità di nuovi voli. Ha invece sottolineato le grandi potenzialità del nodo ferroviario “Crossrail 2-3” per aumentare i servizi di trasporto a Londra.
postilla
Proviamo a spostarci anche un po' oltre le questioni specifiche, elettorali e non, londinesi. Giusto in questi giorni sui giornali italiani, variamente mescolato alle crisi politiche e di potere delle varie Lega o Comunione e Liberazione, risalta fuori il caso di Malpensa, col progetto di terza pista ancora vivo mentre pare invece morto e sepolto il traffico aeroportuale, tornato verso il city airport di Linate, forse grazie anche alle prospettive di Expo e relativi interventi infrastrutturali. E non passa giorno senza che non si parli, in qualche angolo della penisola, degli incredibili svarioni inanellati dall’approccio localista a un tema per propria natura per niente locale, come il trasporto aereo e la rete integrata delle infrastrutture, per non parlare di quella parallela dell’approvvigionamento energetico: i carburanti, come vengono prodotti (col land grabbing nei casi migliori?), quanto contribuiscono alle emissioni ecc. Ecco: forse un maggior sbilanciamento verso questo tipo di approccio sistemico, anziché la solita indignazione per mazzette o ecomostri tascabili, magari aiuterebbe. Se non altro l’esempio di Heathrow un po’ insegna (f.b.)