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Valerio Calzolaio
Ambiente, le precauzioni che Matteoli non vuole
10 Giugno 2006
Articoli del 2004
Ambiente, sostenibilità, essere viventi entrano nella Costituzione. Si discute sul come. Da l'Unità del 6 giugno 2004

L’ Assemblea nazionale francese sta discutendo da qualche giorno la “carta dell'ambiente”, presentata in aula dal ministro della giustizia e dalla relatrice dell'Ump. La maggioranza del gruppo Ps chiede maggiore coerenza fra parole e fatti, giudicando comunque positivo l'inserimento nella Costituzione. Anche in Italia ci sono novità. Mentre il Senato il centrodestra ha consumato a colpi di maggioranza lo stravolgimento della Costituzione e del principio di separazione dei poteri, alla Camera è pronto per l'aula un testo che integra l'articolo 9 della carta fondamentale.

Il termine “ambiente” è assente dalla Costituzione entrata in vigore 56 anni fa. Oggi è, tuttavia, unanime il riconoscimento che l'ambiente già costituisce nel nostro ordinamento un “valore costituzionale”. Varie successive sentenze della Corte Costituzionale hanno riconosciuto il bene ambientale come valore primario, assoluto e unitario, non suscettibile di essere subordinato ad altri interessi, un bene fondamentale garantito e protetto, da salvaguardare nella sua interezza. Da due anni è entrata in Costituzione anche la parola “ambiente”. Nel nuovo titolo quinto della parte seconda, riorganizzando la ripartizione di competenze fra stato e regioni, si assegna alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la “tutela dell'ambiente e dell'ecosistema”.

Un testo di modifica costituzionale dell'articolo 9 era già stato approvato dal Senato a settembre e costituiva un inutile peggioramento, perfettamente funzionale alle pessime politiche ordinarie del governo Berlusconi in materia ambientale: il centrodestra si è concentrato su politiche territoriali anti-ambientali (infrastrutture, mobilità, edilizia), sull'occupazione delle istituzioni e dei poteri ambientali, sullo smantellamento di ogni politica attiva (in omaggio ad una concezione burocratica e centralista del “governare”). In questo quadro, vale la pena toccare la Costituzione solo se la forma migliora e la sostanza consente di tutelare e valorizzare meglio l'ambiente.

Ora la commissione Affari Costituzionali della Camera ha definito un nuovo (migliore) testo, accogliendo larga parte delle proposte contenute in una proposta avanzata da vari parlamentari del centrosinistra: la Repubblica “tutela l'ambiente e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni; protegge le biodiversità e promuove il rispetto degli animali”. Si potrebbe già discutere in aula a luglio, rimandando poi la proposta al Senato.

I due commi si aggiungono all'attuale articolo 9 della Costituzione; non ne intaccano la forma e la sostanza, rivelatesi importanti per salvaguardare paesaggio e cultura del nostro paese; costituiscono in pratica un articolo successivo che completa principi e valori richiamati nella prima parte della carta fondamentale.

Le formulazioni sono abbastanza sobrie, secche, essenziali; sono stati discussi, prima inseriti poi tolti, incisi e formule più analitici. Sono state accantonate disposizioni che rischiavano di complicare l'articolo con concetti ambigui, impropri in quella parte della Costituzione. Non si inseriscono nuovi verbi che non facciano già parte del lessico costituzionale italiano; non si contraddicono definizioni di altri articoli o parti (il plurale “ecosistemi” non pregiudica il singolare “ecosistema” dell'articolo 117); future generazioni e biodiversità (coerentemente al plurale) fanno già parte di convenzioni internazionali e disposizioni europee di rango superiore.

La novità è il rispetto degli animali. È una citazione che sta facendo molto discutere, che ha portato Alleanza Nazionale a votare contro in commissione, che ha visto commenti contrastanti, che può indurre a conflitti interpretavi e attuativi. Apprezzo la maturazione di una giusta nuova esigenza, con una formale garanzia non equivocabile. Sottolineo il verbo che la regge: promuove! Insisto sulla opportuna valenza anche culturale del richiamare il “vivente non umano”.

La mancata novità è lo sviluppo sostenibile, che vede forti perplessità sia in Forza Italia che in Rifondazione Comunista, sbagliate a mio avviso, tanto più che l'inciso sull'interesse (anche?) delle future generazioni esprime lo stesso concetto in modo meno rigoroso e formale. Sintetizzando (non me ne vogliano), Forza Italia ha paura della sostenibilità (comunque un vincolo all'economia), Rifondazione dello sviluppo (comunque dannoso all'ecologia), entrambi colgono il lato di una contraddizione del concreto sviluppo dell'ultimo paio di secoli. Regole ONU e EU possono consentirci di tentare un passo “diverso” verso l'inevitabile futuro (che non coincide con il progresso).

In commissione affari costituzionali abbiamo avanzato l'idea di predisporre una vera e propria legge costituzionale in materia di diritto dell'ambiente, che citi tutti i principi della legislazione ordinaria, che sovraordini il coordinamento delle varie materie in testi unici (acqua, aria, suolo, mare, ecc.), che arricchisca la prassi normativa costituzionale italiana sulla scia di altri paesi (come la Francia) pur nella consapevolezza che i casi di rinvio sono oggi rarissimi (ad esempio nell'articolo 137). Sarebbe auspicabile un pronunciamento preliminare dei gruppi parlamentari su questa idea: se si prevede un rinvio (con norma esplicita o atto d'indirizzo) forse si può “asciugare” ulteriormente il testo; se non si prevede, alcune carenze andrebbero corrette, come il diritto all'acqua. Bisognerà anche verificare l'atteggiamento del governo, oggi ambiguo, diviso fra il brutto testo approvato al Senato e astratte dichiarazioni di neutralità. Il peggiore è stato ancora una volta Matteoli che ha parlato di testo “stravolto” dalla Camera, contestando (lui, ministro dell'ambiente!) che si parli in Costituzione di biodiversità e animali. Incredibile, ma vero!

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