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Giorgio Nebbia
Agonia di una biblioteca
30 Dicembre 2015
Giorgio Nebbia
Una biblioteca che chiude dovrebbe essere considerato sempre un lutto nazionale. Nel momento in cui viene sbandierato ...

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Una biblioteca che chiude dovrebbe essere considerato sempre un lutto nazionale. Nel momento in cui viene sbandierato il ruolo dell’Italia e di Roma come portatrici della bellezza e della cultura, gli amministratori del Comune di Roma non esitano a mettere a repentaglio l'esistenza della biblioteca Fabrizio Giovenale che ha tenuto accesa la luce della cultura nella lontana periferia della città, in un popoloso quartiere fra le vie Nomentana e Tiburtina, antiche zone industriali di cui rimangono oggi vuote fabbriche abbandonate.

La biblioteca Fabrizio Giovenale si trova in Via Fermo Corni presso il Centro di Cultura Ecologica. Nato un quarto di secolo fa in una prima sede provvisoria, il Centro ha ospitato incontri e lezioni di una delle ultime Università Verdi animate, fra l’altro, proprio dall’architetto Fabrizio Giovenale, figura centrale della cultura ambientale e urbanistica. Vice presidente di Italia Nostra, fra i fondatori della Lega Ambiente, scrittore e giornalista, Giovenale è stato instancabile educatore e animatore di migliaia di persone in tutta Italia sui problemi dell’ambiente, del territorio, della città.

Nel 2003 il Centro ottenne dal Comune di Roma, tramite convenzione, la gestione di una vecchia stalla che, ristrutturata e attrezzata con scaffali e computer, è divenuta sede della biblioteca, federata con le Biblioteche di Roma. Negli anni la biblioteca ha ospitato importanti mostre e convegni, centinaia di ore di didattica ambientale, eventi letterari, teatrali, cinematografici e musicali, mettendo in contatto i cittadini con personalità della cultura, del volontariato sociale, dell'arte e dello spettacolo. La biblioteca si è via via arricchita di libri e documenti donati anche dagli studiosi che la frequentavano e dagli studenti che depositavano le loro tesi di laurea preparate studiando nelle sale della biblioteca.

La biblioteca del Centro di Cultura Ecologica si è ulteriormente arricchita quando, alla morte di Giovenale, nel 2006, i familiari hanno voluto donarle le carte, i documenti e i libri scritti e letti dal grande urbanista. A questo fondo iniziale si sono aggiunte altre donazioni di materiale archivistico spesso unico. Non una semplice biblioteca, quindi, ma un importante archivio storico del movimento ambientale, dell’evoluzione del pensiero ecologico in Italia, della storia delle periferie. Il Centro ha voluto intestare a Fabrizio Giovenale la biblioteca.

La convenzione tra il Comune di Roma e una associazione del quartiere, grazie alla quale la biblioteca ha potuto esistere come presidio culturale nella periferia nord est di Roma, si conclude alla fine dell'anno. Ora gli amministratori di un Comune senza sindaco comunicano ai cittadini, agli studenti e agli operatori che se vogliono tenere aperta la biblioteca dovranno pagarsela di tasca propria, altrimenti si chiude!

Ritengo ingiusto e scandaloso che la capitale d'Italia non sia in grado di assicurare la vita di una biblioteca che costituisce un servizio essenziale per una delle periferie della città. Ci saranno motivi amministrativi che inducono il Comune alla sua decisione, ma l’effetto è un’ulteriore offesa alla cultura, a chi studia l’ambiente denunciando l’inquinamento, il dissesto idrogeologico, la congestione urbana, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei parchi, l’erosione delle spiagge, che caratterizzano il nostro paese.

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