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Valentino Parlato
Affari privati
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Da il manifesto del 2 marzo 2005, una polemoca con un articolo molto strano dell'ex ambasciatore Sergio Romano

Il nostro dissenso con Sergio Romano è radicale. A proposito del rapimento di Giuliana Sgrena, sul Corsera di ieri ha scritto: «Credo che occorrerebbe fare il contrario di ciò che è stato fatto in Italia dopo il rapimento di Giuliana Sgrena. Le manifestazioni, le veglie, il coro delle dichiarazioni politiche, degli interventi personali del presidente della Repubblica e il commovente incontro del capo dello Stato con i genitori della giornalista hanno dimostrato ai rapitori che avevano scelto bene la loro vittima». A voler rispondere al modo di quel che in giornalismo si chiama corsivo, dovremmo scrivere: «Bravo Romano, tu solo sei il Machiavelli della situazione». Noi del manifesto non abbiamo avuto la dignità di trattenere la nostra preoccupazione per una compagna di lavoro rapita; le centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato il 19 febbraio a Roma erano utili idioti che facevano il gioco dei rapitori; il presidente della Repubblica un povero vecchio che, per senile emozione, abbracciava i genitori di Giuliana. Tutti poveri idioti salvo lui che con un machiavellismo da quattro soldi ha preteso di insegnarci la via giusta: far finta di niente. Un far finta di niente che nemmeno il defunto Stalin sarebbe riuscito a imporre al manifesto e agli italiani. E mi viene da aggiungere che «congelare il patrimonio della famiglia colpita», cioè quello dei genitori e di Pier Scolari, non sarebbe stata la misura che avrebbe fermato i sequestratori.

E' ovvio - non bisogna essere ambasciatori per capirlo - che quello di Giuliana Sgrena sia un sequestro politico e che con la politica occorre rispondere. E' certo che la manifestazione del 19 febbraio a Roma è stata vista con soddisfazione dai rapitori, ma anche con la coscienza di stare facendo qualcosa contro se stessi e contro l'Iraq, in nome del quale dicono di agire. E questo ancora dicono la mobilitazione degli imam e dei sacerdoti della chiesa cattolica. Sia pure nel caos che attualmente domina nell'Iraq (chi lo governa? E che potere ha l'ambasciata Usa forte delle truppe e di duemila agenti della Cia?) tutte le questioni, compreso il rapimento di Giuliana e Florence, hanno una portata politica, di una politica difficile da individuare e districare, ma assolutamente politica. Ed è proprio per questo - e non solo per il legame forte che ci unisce a Giuliana - che abbiamo fatto e faremo tutto il possibile per leggere politicamente i sequestri, soprattutto dei giornalisti (non c'è proprio nulla di corporativo, come malamente insinua Romano). I giornalisti sono l'informazione e nel caso di Giuliana una informazione schierata per la pace, per l'avvenire di un Iraq libero da occupazioni straniere, per una possibilità di pace nel medio oriente, che sembra prossimo a diventare la polveriera del nostro mondo.

Il rapimento di Giuliana, inviata del manifesto, e di Florence, inviata di Liberation (ieri abbiamo visto in video le immagini drammatiche del suo messaggio) non possono essere, nel contesto iracheno, affari di delinquenza privata: chiedono - come abbiamo fatto e continuiamo a tentare di fare - una risposta politica. E' difficile capire perché uno come Sergio Romano voglia ridurre il tutto a un affare privato.

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