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Addio alla geografia a scuola con il Gps
1 Febbraio 2010
Articoli del 2010
Continua la marcia del bulldozer contro la scuola per tutti: vogliono un processo formativo che costruisca personale subalterno per il capitalismo all’italiana. La Repubblica, 1° febbraio 2010

Un taglio dopo l'altro, un anno dopo l'altro. E la bussola si è fermata. I geografi scuotono la testa: "Senza un Gps le nuove generazioni non sapranno più nemmeno trovare la strada di casa...". Erosa come una roccia di tufo, sforbiciata dai programmi ministeriali, spesso ristretta nel solo mondo accademico, la geografia sta per scomparire dalle scuole italiane.

Scienza dei luoghi e delle connessioni, sempre più geopolitica, geoeconomia, geosocietà, con la prossima riforma dei licei e degli istituti superiori decisa dal ministro Gelmini, l'insegnamento della geografia, già decapitato dai governi precedenti, sarà eliminato del tutto, o confinato nell'oblio di poche ore residue. Eppure la geografia conta migliaia di appassionati, nostante Google Earth o i TomTom, anzi ovunque si moltiplicano siti e network in cui mappe e atlanti "tradizionali" uniti alle tecnologie più sofisticate diventano chiavi per leggere la Terra e il pianeta globalizzato. E si scopre che vivere senza questa lente d'ingrandimento potrebbe renderci più intolleranti e più vulnerabili, ignoranti sia del mondo vicino che di quello lontano, e dunque, spiegano gli studiosi, "più chiusi e più timorosi del nuovo e del diverso".

Assediati dall'ultimo taglio, di fronte alla scomparsa della loro materia di insegnamento, i docenti italiani hanno deciso di lanciare un appello, un Sos mondiale, affinché il ministro Gelmini riveda la sua riforma, che in settimana dovrebbe avere il via libera dal consiglio dei ministri. "Senza geografia siamo tutti più poveri - spiega Gino De Vecchis, presidente dell'Aiig, l'associazione italiana insegnanti di geografia - perché la formazione di un cittadino passa anche attraverso questa materia, che è la scienza dell'umanizzazione del pianeta Terra...". E le risposte all'appello sono già migliaia: le società geografiche e gli studiosi da tutto il mondo, ma anche, a sorpresa, centinaia di studenti, che manifestano su Facebook un inaspettato amore per lo studio di territori, città, confini, popoli, economie, latitudini e longitudini e chiedono che le ore non vengano ridotte. In concreto, infatti, la geografia scomparirà da tutti gli istituti superiori, dai tecnici e dai professionali, mentre nei licei le ore saranno drasticamente tagliate.

La sede della Società Geografia Italiana è un meraviglioso edificio del Cinquecento, all'interno del parco romano di Villa Celimontana, alle spalle del Colosseo. Bisogna venire qui, nella tranquillità (operosa) di queste stanze che custodiscono la memoria italiana di viaggi ed esplorazioni, per comprendere che cosa vuol dire geografia. Quattrocentomila volumi, centomila carte geografiche, un fondo ricchissimo di atlanti dal Quattrocento all'Ottocento, 450 faldoni che raccolgono la documentazione ottocentesca delle spedizioni in Africa. Mappamondi, bussole, cannocchiali, trofei. È da questo luogo di memorie, eppure attivissima sede di dibattiti e conferenze, che accademici e giovani esperti spiegano perché è utile, anzi fondamentale, studiare la geografia. Massimiliano Tabusi ha 40 anni, insegna all'università per stranieri di Siena ed è il fondatore, insieme ad altri otto ricercatori, del sito luogoespazio. info, dove è possibile firmare l'appello contro l'estinzione della geografia. Seduto nella Sala del Consiglio della società, Tabusi racconta appunto che non basta avere un navigatore per andare da un "dove" a un altro, ma che bisogna saper leggere quella tecnologia. "Mai come nel mondo globalizzato - racconta Tabusi - conoscere i luoghi, i popoli, le nazioni è così importante. Proprio perché gli spazi locali stanno scomparendo, e si rischia davvero di non capire più né il territorio dove si vive né quelli con cui entriamo in contatto". Da sempre la geografia ha goduto di poca fortuna nella scuola italiana, ridotta spesso a mero elenco di capitali e di nozioni. Una grammatica basilare da cui forse non si può prescindere, ma che dovrebbe essere insegnata in modo più creativo e appassionante. E soprattutto si dovrebbe comunicare che la geografia è utile. Perché spiega il rapporto tra l'uomo e l'ambiente. Le connessioni tra la città e il territorio. E risponde, sempre, fin dai pittogrammi dell'epoca primitiva, alla domanda "dove". "Eppure - aggiunge Tabusi - soltanto in Italia i geografi sono considerati inutili. Invece sono degli esperti del territorio, e ovunque nel mondo lavorano accanto agli urbanisti, agli architetti, agli ingegneri".

In soli 4 mesi di vita il sito luogoespazio. info, un "ponte" tra la geografia classica e la geografia sociale, ha avuto un boom di contatti. Come se modificando il linguaggio di una materia, rendendolo più contemporaneo, avesse fatto riscoprire a molti una passione. Nel senso di ciò che Franco Salvatori, presidente della Società Geografica Italiana, chiama "rispolverare la mission". "C'è stato un tempo in cui anche questa sede era un luogo polveroso e museale, ma è bastato recuperarne l'attività scientifica per avere un grande ritorno di attenzione. Come si fa a considerare la geografia inutile quando il mondo sotto i nostri occhi cambia in continuazione? Pensate a che cosa è successo dopo la caduta del muro di Berlino, tutta la riscrittura degli atlanti e delle carte... Purtroppo la crisi della geografia ha radici antiche, discende fin dalla riforma Gentile, questi tagli però la espelleranno per sempre dall'insegnamento scolastico. E per i ragazzi sarà una grave danno alla conoscenza".

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