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“A Udine l’urbanistica non si pratica più”
17 Luglio 2010
Lettere e Interventi
Federico Pirone, consigliere comunale di SEL

Caro eddyburg, il consiglio comunale di Udine di cui sono componente come eletto da Sinistra ecologia e libertà, è a maggioranza di centrosinistra. Ha approvato una decisione che a me sembra una follia. Da oggi a Udine vale il principio che se hai un terreno con qualsiasi destinazione di piano e vuoi costruirci residenze o uffici, è sufficiente che tu ceda gratuitamente metà del tuo terreno all' Ater per alloggi ad edilizia convenzionata. Il comune poi ti cambierà la destinazione urbanistica. Non importa dove sia la zona interessata, come in questo caso in mezzo a terreni agricoli senza servizi di vicinato o pubblici per favorire un minimo di comunità di quartiere. Non importa se questa zona ha già conosciuto nel corso degli ultimi vent'anni e più un aumento delle espansioni edilizie. Non importa se poi, davanti ai cittadini del quartiere che l'amministrazione va incontrare, la parola d'ordine è riduzione delle espansioni. Ciò che pare padossale è che si giustifica questa operazione con la logica dell'emergenza: in commissione ho sollevato il dubbio se qualcuno conoscesse un certo Bertolaso che con le emergenze e le urgenze ci ha fatto gli affari... Ho presentato un ordine del giorno per sospendere la decisione approfondire l’argomento per comprendere se davvero ci fosse l’emergenza che veniva invocata, ma è stato bocciato. Il mio voto finale è stato ovviamente contrario.

Scardinare la logica della pianificazione adoperando i suoi stessi strumenti (nel caso specifico, una variante parziale del piano regolatore) è una delle tattiche più seguite nella strategia di saccheggio del territorio. Invocare l’emergenza è il grimaldello che viene correntemente adoperato. Torniamo così indietro verso tempi che sembravano tramontati: prima delle riforme degli anni 60 e 70 del secolo scorso. Gli anni che vengono in mente, e che sembrano ritornare come un incubo, sono quelli nei quali, invocando l’emergenza della ricostruzione postbellica (ben più forte di quella di oggi), si incentivò lo spontaneismo dell’attività edilizia accantonando la legge urbanistica del 1942, e si distrussero così territori, paesaggi e città rendendo queste inviviibili. Se oggi, mezzo secolo dopo, anche partiti che si richiamano alla sinistra ricorrono a metodi che lei denuncia, ciò vuol dire che la cultura politica ha fatto giganteschi passi indietro, e che davvero ricostruire una politica decente comporta la necessità di guardare ben oltre i partiti attuali, e i loro stessi esponenti, centrali e periferici.

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