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Franco Morganti
A proposito di vie d’acqua
23 Novembre 2012
Milano
Ragionando degli importanti progetti di trasformazione urbana legati all’Expo, è sacrosanto riflettere in una prospettiva non di pura conservazione.

Corriere della Sera Milano, 23 novembre 2012 (f.b.)

Quando ho letto due opinioni dell'ad Giuseppe Sala: la prima, che «Expo può essere l'occasione per realizzare un sistema che consenta di riqualificare il paesaggio e l'ambiente riscoprendo la vocazione di Milano e del suo circondario come città dell'acqua»; la seconda che «tecnicamente, la riapertura di una parte dei Navigli non è impossibile», mi si è allargato il cuore.

Non ho un'età che mi consenta di ricordare com'era Milano coi navigli aperti ma ho recentemente visitato le Gallerie d'Italia nei locali della ex Banca Commerciale Italiana, ora Intesa SanPaolo, dove quella Milano è così suggestivamente rappresentata nelle opere dei suoi pittori. Ricordo d'altra parte che il 12 e 13 giugno 2011 i milanesi hanno votato plebiscitariamente 5 referendum che ora impegnano il Comune di Milano, socio fondatore di Expo spa, che ha istituito un'apposita Consulta per il loro monitoraggio, a dare attuazione con atti concreti alle domande referendarie di intervento. Il quinto di questi quesiti (94,32 per cento di favorevoli) chiedeva appunto ai cittadini: «Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della città ed area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità?».

Expo era chiamata in causa da un altro referendum, il terzo, che collegava il parco di Expo «al sistema delle aree verdi e delle acque». Penso che il progetto illustrato da Sala sia dunque un primo passo, collegato al piano della Darsena, per raggiungere un obiettivo così ambizioso e caro ai milanesi. Si parla di 160 milioni (175 erano quelli deliberati dalla giunta regionale, ma comprendevano la Darsena) che non vediamo ancora interamente impegnati nel progetto, che di vie ex novo prevede solo il canale seminterrato «Via d'acqua» che circonda l'area espositiva collegando il canale Villoresi a nord col Naviglio Grande a sud con un flusso di 2-2,5 mc/sec. D'altra parte nessuno può pensare che il retaggio che Expo lascerà a Milano e alla Lombardia si riduca a un semplice canale, pur importante, ma non navigabile, di collegamento fra vie d'acqua esistenti.

Qui si innesta tutta una discussione se Expo debba contribuire o quantomeno favorire la costruzione della via navigabile Locarno-Milano-Venezia (via Malpensa), per la quale stanno già investendo anche la Regione Piemonte e Cantoni svizzeri. In altre parole sarebbe importante che l'occasione di Expo 2015 fosse colta per l'esecuzione di opere che siano compatibili con questo grande progetto, incluso fra le promozioni di iniziativa comunitaria. Secondo uno studio commissionato dall'Istituto di management turistico di Bellinzona, questa realizzazione potrebbe portare a un giro d'affari di oltre 600.000 euro l'anno col transito di oltre 7.000 passeggeri per stagione. Da non buttare.

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