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“A proposito di casolari demoliti”
25 Settembre 2009
Lettere e Interventi
Giovanni Mattias, Roma

Caro Eddyburg, scrivo dopo aver letto la corrispondenza inviatale dal tredicesimo municipio di Roma che mi ha colpito non poco! Anche (soprattutto?) perchè ho rivisto in quelle righe una storia che ho vissuto in prima persona, accaduta verso il Natale 2006 a poche decine di metri dal confine con il Parco dell'Appia!

Credo che lei conosca la vicenda urbanistica di Tor Marancia, con la nefasta scelta (politica, ovviamente) di dover compensare i signori del mattone che avevano le proprietà di quei terreni: parte di quella cubature è atterrata a 100 metri di distanza dal Parco dell'Appia (come ben descritto da Paolo Brogi qualche tempo fa), in una zona, denominata in prg "I 60", che è la naturale prosecuzione del pianoro di Tor Marancia verso l'area del contiguo Fosso delle Tre Fontane.

Proprio in questa zona, dominava il paesaggio (fino al 2005, appunto), un bel casolare, "Casale Baffoni", complesso costituito da tre corpi di fabbrica che si affacciavano in una corte interna, con stradina di ingresso da via di grottaperfetta, a lato dell'ottocentesco Forte Ardeatino. Un bel (sic!) giorno, al posto del casolare, (censito al numero 193 del foglio 24 della carta dell'agro, nominato dal Tomassetti nel volume I della “La Campagna Romana Antica, medievale e moderna”, al numero 298 come "Sant'Alessio o Vigna Murata, Baffoni Luigi, ettari 6.57.") trovo solo macerie! da un giorno all'altro, con il pretesto (credo) di sgomberare il casolare da occupanti abusivi, senza nessuna traccia di cartelli recanti la committenza del "lavoro", non è rimasto nulla della storia di questo territorio, nè delle fatiche di chissà quante persone hanno abitato quel casale e che hanno lottato contro la malaria, le due guerre, la miseria dell'agro romano..tutto distrutto!..una damnatio memoriae che sarà completata appena i costruttori riusciranno a colare i 400 mila mc previsti dalla compensazione di tor marancia! naturalmente questo era solo un ricordo personale di una vicenda minore (nella più vasta tragedia) del consumo di suolo in territorio romano, ma che comunque credo dia il segno tangibile dell'ignoranza e del pressappochismo di molti dei nostri politici (o tecnici compiacenti) e di come non riescano a leggere in un casale abbandonato la storia stessa e le lontane radici del territorio che desiderano governare. Unica voce che sono riuscito a trovare in rete, nel silenzio totale sotto il quale è passata la demolizione, è la menzione in un comunicato della sezione romana di Italia nostra, oltre ad una paginetta che mettemmo sul sito dell'allora gruppo locale wwf

Non credo che questa distruzione della nostra storia e della bellezza che ci hanno lasciato i nostri avi possa durare a lungo. Prima o poi le voci che si levano sempre più frequenti saranno così forti da bucare il muro di silenzio che hanno costruito per nascondere la verità. Bisogna comprendere quello che succede e individuarne le cause. Bisogna impiegare tutta la nostra capacità di raccontare, argomentare, convincere, e lavorare con gli altri, con pazienza, tenacia, costanza e soprattutto con speranza.

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