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Paolo Baldeschi
A proposito della proposta politica di Enrico Rossi
6 Aprile 2015
Paolo Baldeschi
Alberto Asor Rosa, nel suo "I nazareni della Toscana", indica con lucidità le scelte fondamentali

che dovrebbero essere soddisfatte >>>

Alberto Asor Rosa, nel suo "I nazareni della Toscana", indica con lucidità le scelte fondamentali che dovrebbero essere soddisfatte dal prossimo governo della Toscana se vuole dirsi di sinistra e se vuole onorare l'approvazione del Piano paesaggistico.

L'intervento del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, anche se risponde solo in parte e omette di replicare alle critiche, contiene una serie di dichiarazioni e proposte condivisibili e si segnala anche per un approfondimento e uno stile del tutto desueti nelle acrimoniose polemiche dei consiglieri regionali del Pd. Inconsueti, inoltre, sia il contenuto, sia il tono delle parole con cui Rossi esprime apprezzamento di quanto hanno fatto i vituperati (da altri) intellettuali, opinionisti e giornalisti per sostenere le buone ragioni del Piano paesaggistico, di cui il Pd nel consiglio regionale aveva proposto lo stravolgimento (un dato che non può essere sottovalutato e su cui Rossi tace).

Il succo 'politico' delle dichiarazioni di Rossi, sta nelle ultime frasi, in particolare quando il Presidente afferma: "sono certo che la crisi dei corpi intermedi e dei partiti impone il dovere di allargare lo spettro della rappresentanza, della discussione e della decisione politica. Sono grato ai comitati di cittadini impegnati da anni nelle battaglie ambientali e civili". E subito dopo: "credo che con il Piano del Paesaggio anche in Toscana possiamo contribuire alla ricomposizionee delle forze progressiste e delle culture della sinistra. Ci sono tutte le premesse. Tra le molte possibilità anche il voto disgiunto, consentito dalle regole e dall’offerta politica".

Rossi, a quanto sembra, invita gli elettori di sinistra che non voteranno né Pd né Grillo, ma più probabilmente altre liste, a esprimere comunque un voto a suo favore. Dobbiamo prendere sul serio la proposta di Rossi o si tratta solo di un brillante escamotage per porre fine a una polemica? Proviamo a prenderla sul serio.

La risposta potrebbe essere la seguente. Caro Presidente, quanto lei scrive è indubbiamente di grande importanza e siamo soddisfatti che abbia riconosciuto il ruolo positivo di associazioni ambientaliste e comitati nelle vicende del Piano paesaggistico e più in generale nella tutela del territorio toscano. L'unico appunto è che nel suo intervento sia riproposta la teoria degli "opposti estremismi", intesi come contrapposizione tra un'imprenditoria di rapina che pretende di avere le mani totalmente libere e un ambientalismo 'imbalsamatore' che vuole frenare ogni sviluppo. Lei sa bene che gli ambientalisti e i comitati vogliono arrestare - non basta frenare - lo sviluppo distruttivo e vogliono supportare, nei limiti delle loro possibilità, quello che crea lavoro, tanto meglio se qualificato, come lei stesso dice.

Ma torniamo alla sua proposta che indica come possibile una ricomposizione delle forze progressiste e della cultura della sinistra e all'ipotesi di un possibile voto disgiunto. L'una cosa si lega all'altra. In effetti, potrebbe essere la gestione del Piano paesaggistico a costituire il vero e proprio banco di prova di questa proposta, ma il dubbio è il seguente: lei è sicuro che sarà seguito su questa strada dal suo partito? E che un modello di governo toscano un po' eccentrico rispetto a quello nazionale sarà supportato, o per lo meno non ostacolato, dagli organismi centrali del Pd?

Occorrerebbe una buona dose di intelligenza politica per non essere pregiudizialmente contrari a un esperimento di questo tipo, capire i vantaggi di una certa 'biodiversità politica' e non pretendere, perciò, l'omologazione di ogni realtà regionale. Ma questa intelligenza esiste? Si tratta, Presidente, del primo nodo critico che deve essere superato perché la 'ricomposizione' che lei prospetta sia fattibile. Il secondo è conseguente: se lei si candida come Presidente anche per chi, da sinistra, non vota il suo partito, deve per coerenza, una volta eletto, formare un governo regionale e una giunta che includano queste forze di sinistra. Lo farà, anche se lei - di nuovo Presidente - disporrà di una maggioranza assoluta nel consiglio regionale e non avrà bisogno di allargare "lo spettro della rappresentanza e della decisione politica"? Sono domande cruciali per coloro che vogliono prendere sul serio quanto lei ha scritto.
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