Il manifesto, 20 luglio 2014 con postilla
Anni di contrasti non si cancellano con un colpo di spugna. In un tempo ragionevole, ma non breve, Sinistra Ecologia e Libertà e Rifondazione Comunista, le associazioni e i gruppi che compongono l’«Altra Europa con Tsipras» stanno cercando di fare tesoro delle differenze e delle debolezze di tutti.
Nell’affollata assemblea nazionale tenuta ieri al teatro Vittoria di Roma, più di 500 persone hanno cercato di sviluppare un metodo difficile basato sul consenso e sulle soluzioni condivise, più che su quello basato su «una testa, un voto».
Gli equilibri restano precari e rischiano di creare precipitazioni in vista delle prossime elezioni regionali in Calabria e in Emilia Romagna, dove si voterà a novembre e i partiti della sinistra con i Verdi e il Pd sono stati in maggioranza negli ultimi cinque anni. O in Puglia dove, ad un anno dalla scadenza del mandato da governatore di Nichi Vendola, il presidente della giunta per le elezioni del senato Dario Stefàno (Sel) ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del centro-sinistra, agitando le acque tra le componenti dell’Altra Europa favorevoli ad una consultazione della base prima di definire le alleanze.
Allearsi, o meno, localmente con il partito democratico di Renzi [su eddyburg lo definiamo il PMR- n.d.r] può essere un boccone indigesto per la lista Tsipras, un ’esperienza che ha fatto dell’anti-renzismo, della lotta contro l’austerità e contro quello che Marco Revelli definisce il «populismo dall’alto», bandiere da sventolare in Italia e in Europa contro le larghe intese tra popolari e socialisti.
Il posizionamento elettorale non è l’unico problema dell’Altra Europa con Tsipras, ma può condizionare la credibilità della sua proposta politica. Lo sdoppiamento delle alleanze alle ultime regionali in Piemonte e in Abruzzo dove Sel si è alleata con il Pd mentre dava indicazioni di voto per Tsipras alle Europee ha penalizzato il risultato della lista. Lo stesso problema è tornato a galla nei gruppi di lavoro che, nel pomeriggio di ieri, hanno affrontato le questioni organizzative e programmatiche.
Le posizioni in campo sono almeno due: quella più netta «mai con il Pd» sostenuta in un documento promosso dal candidato alle europee Domenico Finiguerra e quella, più sfumata, proposta da Eleonora Forenza (Prc) sulle consultazioni territoriali con la base prima di stabilire le alleanze. Per l’eurodeputata la questione è sostanziale: «Sono le alleanze sociali a definire il posizionamento politico, non viceversa. Se candidi tre attivisti No Tav, è difficile allearsi con il Pd che difende il Tav». Il rischio è quello di fare sparire il tentativo unitario che ha contraddistinto l’Altra Europa.
Al momento, non c’è in questo spazio politico un livello decisionale riconosciuto capace di dirimere la questione. Nel corso dei lavori del pomeriggio, Paolo Cento (Sel) ha sostenuto che «l’assemblea nazionale dell’Altra Europa non ha titolo per decidere sulle alleanze alle regionali ed è preferibile lasciare decidere i territori». La discussione resta aperta alla possibilità di sperimentare alleanze con le liste civiche sul modello della «rete delle città solidali» che ha avuto una buona affermazione in città come Pisa.
È stata così prospettata una soluzione interlocutoria: creare una consultazione nei territori prima di definire una collocazione politica, abbandonando il percorso verticistico che ha contraddistinto la lista fino ad oggi. «Le amministrative restano un problema anche per Syriza – ha riconosciuto Massimo Torelli di Alba – Anche se è il primo partito in Grecia, alle ultime elezioni non è riuscita ad affermarsi in due regioni importanti perché alcuni componenti della sua rete hanno preferito altre alleanze. Il modello politico adottato a livello nazionale è difficile da esportare sul piano locale in Grecia come in Italia».
Il dilemma non è solo tattico, ma politico. E mette in discussione la recente storia della «sinistra radicale». Barbara Spinelli ne è consapevole. «Rischiamo di restare prigionieri di una sindrome che può creare divisioni — afferma l’eurodeputata — Non ci salveremo se ci concentriamo solo sulle elezioni. La nostra forza nascerà da un programma incentrato su un “New Deal” della democrazia, della cultura e del lavoro in Italia e in Europa e non dalla collocazione elettorale. Se non ci riusciremo alle regionali, saremo pronti per le politiche. Non dividiamoci sulle regionali quando un soggetto politico ancora non c’è».
Sandro Medici, già candidato alle europee, vede una «reticenza» sulle forme organizzative da dare all’Altra Europa: «Andiamo avanti per approssimazioni successive — afferma — ma l’incastro è difficile. Se spingi sul pedale dell’opposizione, si possono creare divisioni. E quindi c’è chi non vuole iniziare dividendosi. È sempre possibile che, alla lunga, questo processo porterà ad una nitidezza, ma per il momento si galleggia. Siamo in una situazione tragica: la sinistra è irrilevante mentre cresce la povertà, la disoccupazione e la repressione». L’urgenza è uscire da questo incantesimo.
«La differenza si fa sulle pratiche e non sulla tattica. Solo così è possibile recuperare la credibilità che a mio avviso è stata persa quando Spinelli non ha mantenuto l’impegno di lasciare il seggio a Bruxelles dopo l’elezione» sostiene Luca Spadon che partecipa alla campagna Act! lanciata da studenti e precari della lista Tsipras. La prospettiva dell’Altra Europa dovrebbe essere quella di «farsi lievito» e «moltiplicatore» dei comitati politici esistenti e delle istanze dei movimenti che «oggi ci guardano con diffidenza o si rivolgono al movimento 5 Stelle» sostiene Finiguerra.
È fitta l’agenda in vista dell’autunno.L’Altra Europa si schiererà in molte manifestazioni di opposizione al governo. Il momento «clou» sarà un corteo programmato a Roma il 13 dicembre. Si andrà in piazza il 18 ottobre con la Fiom, il 14 novembre con gli studenti contro il «Jobs Act» Renzi-Poletti. Giorgio Cremaschi, dell’associazione Ross@, ha invitato l’Altra Europa a partecipare all’assemblea di fine settembre che proseguirà il «controsemestre popolare» a cui partecipa un ampio cartello di sindacati di base, partiti e gruppi della sinistra.
L’assemblea di ieri ha deciso l’allargamento dell’attuale coordinamento formato da 44 persone ai membri dei comitati territoriali. Questo gruppo esteso coordinerà le attività fino a settembre. Verranno eletti portavoce locali che rispetteranno la parità di genere. Per quelli nazionali si vedrà nelle prossime settimane. Un nuovo incontro nazionale dell’Altra Europa verrà fissato a novembre.
postilla.
A mio parere la direzione di marcia deve essere la rinuncia alle molteplici identità, ieri aggregate nella lista "con Tsipras", e la costruzione di un nuovo soggetto politico caratterizzato da una nuova identità (ideale, sociale strategica, programmatica, organizzativa). La base della nuova identità è rinvenibile nei documenti su cui è nata la lista "con Tsipras". Senza nascondersi i problemi del transito, né le sue difficoltà, le incertezze e gli errori che potranno compiersi, non vedo altre strade. Il rischio di ripetere i fallimenti storici delle sinistre italiane e i tentativi rivelatisi velleitari dei movimenti sociali è molto elevato.
La fine della centralità della classe operaia e l'individuazione del nuovo soggetto sociale da assumere come riferimento di classe è forse la direzione nella quale le intelligenze devono lavorare di più. "Cercare ancora", diceva ieri Claudio Napoleoni e ripete oggi Marco Revelli.