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Sam Crane
A Pechino tutte le strade portano all'ingorgo
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Motorizzazione di massa cinese: un incubo. Dal Los Angeles Times, 22 maggio 2005 (f.b.)

Titolo originale: In Beijing, All Roads Lead to Gridlock – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

In marzo Bi Yuxi, uno dei principali funzionari del settore strade di Pechino, èstato condannato a morte per aver preso 1,2 milioni di dollari in bustarelle, e sprecato 360.000 dollari di denaro pubblico. Dimentichiamoci per il momento il problema se debbano seguire un simile destino, i nostri burocrati che ostacolano qualunque progresso nei problemi di traffico a Los Angeles. Perché in Cina la questione urgente è: con l’esplosione nazionale di automobili, si scamperà all’ingorgo peggio-di-L.A. che immobilizza alcune città?

Pensare che una volta era tanto facile.

Nell’epoca maoista a Pechino non c’era traffico. Le poche auto che percorrevano le strade erano del governo, e non ce n’era mai a sufficienza, anche contando autobus e camion, per provocare congestione. Gli ampi viali e le strette strade laterali erano dominati dalle biciclette. Se c’era qualunque bisogno di imporre regole per la mobilità, bastava una semplice dichiarazione dei funzionari del Partito Comunista a far pedalare in modo più fluido.

Oggi, le strade di Pechino sono invase da qualunque tipo di mezzi a motore. I tassisti si lamentano perché non esiste “ora di punta”: dura tutto il giorno. I funzionari della municipalità hanno tentato di tutto per alleviare l’ingorgo quotidiano generato da circa 2,6 milioni di veicoli.

La costruzione di strade procede rapida e frenetica, e la cosa sembra logica. Il problema di traffico a Pechino nasce dal passaggio straordinariamente rapido da una cultura di biciclette e autobus a quella dell’automobile. Negli anni recenti, il numero delle auto è aumentato, in media, del 15% l’anno, mentre la capacità delle strade urbane è cresciuta di circa il 3%. Nella zona terziaria centrale di Chaoyang, i piani prevedono una nuova strada di scorrimento veloce, due arterie di attraversamento, e dozzine di altri progetti stradali.

Le autorità stanno anche ampliando il sistema del trasporto pubblico, specialmente la metropolitana, sotterranea e leggera, per alleviare il traffico. Sono attive quattro linee, con circa 115 chilometri di binari (L.A. ne ha meno di 120). Altre quattro sono in corso di costruzione, con costi di oltre 1 miliardo di dollari.

Ci sono in vista anche piani urbanistici più grandiosi. La pianta tradizionale di Pechino si irraggiava dal Palazzo Imperiale verso i quartieri esterni e i sobborghi. La Cina Socialista aveva seguito lo stesso schema, localizzando la maggior parte degli uffici governativi e delle attività principali nel cuore del centro. Questa pianta monocentrica ha creato il disastro del traffico, con sempre più automobilisti della periferia che si aggiungono all’ingorgo quotidiano. Come risposta, le autorità municipali prevedono una metropoli “multicentrica”, con uffici governativi spostati verso i distretti esterni. I piani sembrano ottimi ma, sinora, nessuno si è offerto di spostarsi, o è stato previsto che lo faccia. Sembra che nessuno voglia abbandonare un più prestigioso indirizzo nella zona centrale.

L’intransigenza burocratica è solo uno degli ostacoli alla soluzione dei problemi di traffico di Pechino. La corruzione è endemica all’amministrazione pubblica cinese, e i trasporti sembrano particolarmente vulnerabili alla venalità.

Ma c’è una luce che brilla sull’orizzonte del traffico di Pechino: le Olimpiadi del 2008. I leaders nazionali sono fortemente determinati a far andar bene tutto, così che la Cina possa reclamare un meritato plauso mondiale. Eserciteranno enormi pressioni per completare le strade e metropolitane, e portare a termine i piani urbanistici che facciano muovere più regolarmente la capitale.

Sarà una bella corsa, con Partito Comunista che vola verso il traguardo contro la crescente marea dei veicoli. Se andate a vedere le Olimpiadi, potreste restare sorpresi da quanto scorre liscio il traffico.

Ma portatevi delle scarpe per camminare.

Nota: il testo originale al sito del Los Angeles Times (f.b.)

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