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Anna Cirillo
A Milano di verde resterà solo qualche fazzoletto della Lega?
21 Novembre 2009
Milano
Un titolo nostro, riassuntivo di un paio di articoli sulle “politiche locali” del centrodestra, da la Repubblica, ed. Milano, 21 novembre 2009 (f.b.)

Podestà stoppa il Metrobosco "Progetto da ripensare"



Anche su Internet oggi non se ne sa più nulla, il sito è stato oscurato e chi volesse notizie non le trova. Metrobosco, una cintura verde attorno alla metropoli, un anello continuo di oltre 30mila ettari che coinvolgeva i Comuni dell’hinterland con l’obiettivo di piantare tre milioni di nuovi alberi in dieci anni, è stato uno dei progetti più ambiziosi della Provincia quando a governare era Penati. Iniziato nel 2006, «ha già portato alla piantumazione di 300mila alberi e 190mila erano in programma nel 2009» dicono dal laboratorio Multiplicity.lab del Politecnico, coordinato dall’architetto Stefano Boeri, che ha curato il progetto. Ma passata la gestione della Provincia al Pdl con le ultime amministrative, Metrobosco si è fermato. E ora Palazzo Isimbardi, dove il presidente Guido Podestà ha tenuto la delega sull’Ambiente, sta rivedendo la politica di forestazione. «Non intendiamo spegnere Metrobosco - chiarisce Podestà - ma integrarlo con un progetto più ampio».

Non si vuole più agire con una frammentazione di interventi e solo in alcune aree, ma è allo studio «una forestazione di più ampio respiro in modo da dare le stesse opportunità a tutto il territorio e coinvolgere i 139 comuni provinciali». «Ho chiesto un incontro con Podestà più di un mese fa - spiega Stefano Boeri - e spero che il progetto Metrobosco prosegua. Mi stupirebbe che non fosse così, ha avuto ottimi risultati in tre anni di storia. Incentiva i Comuni alla piantumazione ed è molto legato al tema dell’Expo. Il bosco pensato non solo è continuo, ma cambia natura a seconda delle aree con cui si incrocia». Il progetto, che ha coinvolto circa una sessantina di Comuni, prevede che ogni ettaro di bosco possa contenere fino a 100 alberi, per abbattere così 50 tonnellate di CO2 per anno, al costo di 50mila euro ad ettaro. Per la realizzazione di 30mila ettari di bosco in dieci anni, servivano circa 1,5 miliardi di euro «pari a un quarto della spesa prevista per la linea Tav tra Milano e Bologna» precisano da Multiplicity.lab.

«L’incontro con l’architetto Boeri avverrà nelle prossime settimane - assicura Podestà - . Metrobosco è valido, ma isolato rispetto a un progetto che vuole investire tutta la provincia. La mia idea è quella di una città espansa, dove da una parte si allungano le linee metropolitane per intercettare lo scambio gomma-ferro, e dall’altra si creano piste ciclabili contornate dal verde. Assi di riforestazione che conducano dalla città verso l’Adda e verso il Ticino. Per valorizzare anche il parco Sud, di cui difendo la natura di parco agricolo, ma che deve essere penetrabile, fruibile». Intanto Multiplicity.lab del Politecnico è stato invitato a presentare Metrobosco all’interno della mostra internazionale dedicata ai progetti di forestazione metropolitana. L’appuntamento è alla Academy Der Kunst di Berlino nel marzo 2010, quando forse si saprà già se Metrobosco è destinato a vivere o a morire.

I laghi e i prati del parco naturale il gioiello delle Cave rischia la fine



Il parco delle Cave conta quattro laghi su cui si riflettono alti alberi, specchi d’acqua attorniati da canne palustri in cui nuotano beate anatre, sottoboschi da dove è facile veder uscire fagiani, conigli selvatici o mini leprotti, mentre ogni tanto si fa sentire il toc toc del picchi che piantano il becco su piante morte per andare a pescare larve e insetti. Dicono che la colonia più numerosa della provincia abbia casa qui. E poi ampi prati sempre verdi e ben curati, antichi canali d’acqua per l’irrigazione ripristinati e pieni di pesci, sentieri in terra battuta studiati apposta per avere tutti i pregi e nessun difetto, ordinate separazioni in legno e orti. Si pota poco, lasciando che la natura faccia il suo corso, indirizzandola con interventi leggeri, ogni giorno e solo dove serve.

Si stenta a credere che fino a poco più di una decina di anni fa quello che oggi è diventato il parco delle Cave fosse la casa dell’eroina, posto pericoloso e squallido ad alto tasso di degrado, discarica per rifiuti materiali e umani. Diventato giardino di acque e di verde con Italia Nostra. Il Comune nel 1997 affidò all’associazione (dopo aver visto quello che aveva fatto nella vicina area di 120 ettari, Bosco in Città, verde e boschi dal nulla) altri 121 ettari di ex cave abbandonate, allora terra di nessuno. Trasformati in bella terra per tutti. Con criteri particolari che hanno portato questo parco ad essere diverso dagli altri. «La nostra è una gestione naturalistica - spiega il direttore del centro di forestazione urbana di Italia Nostra, Silvio Anderloni - . Ragioniamo sull’ecosistema del bosco. Molti alberi morti o caduti, per esempio, restano dove sono. Servono al rinnovamento, offrono nicchie ecologiche indispensabili. Si fa il minimo per rendere tutto fruibile, ma con interventi soft».

Gli ettari già realizzati sono 98, costo 8 milioni di euro: 23 ettari, invece, quelli della cava Ongari, sono ancora chiusi e inaccessibili, tutti da fare. Ma chissà che succederà ora che non si rinnova, per contrasti tra le parti, la convenzione per il parco tra Italia Nostra e il Comune, in scadenza il 31 dicembre. Tutti sono pronti ad andarsene e a lasciare con rammarico una creatura che hanno generato e molto amano: i sette giardinieri del centro di forestazione urbana di Italia Nostra che si occupano della manutenzione quotidiana e i tantissimi volontari che hanno contribuito a fare il parco e che adesso stanno raccogliendo in un album "le foto di famiglia". La paura è che chi verrà stravolga le Cave e il suo spirito.

«Non c’è giardino senza giardiniere, ci deve essere una quotidianità di gestione, con interventi man mano che il parco cresce - dice il paesaggista Francesco Borella, artefice del parco Nord e consigliere di Italia Nostra - . Questo è il modo di governare il verde a Parigi o a Berlino, in Olanda come in Spagna, la gestione diretta. Qui a Milano, invece, è quello della Global Service, dell’appalto per singole operazioni, potare, tagliare l’erba, senza la presenza costante del giardiniere. Gli effetti di questa operazione sono uniformare tutti gli ambienti, appiattendoli. Il problema del verde è la gestione non il progetto, posso progettare il più bel parco del mondo ma se non ho programmato come gestirlo faccio flop». Negli ultimi tre anni, quando è iniziata la querelle con l’assessore Cadeo sul contratto, Italia Nostra «non è più riuscita ad andare avanti con il suo progetto, tutto si è arenato» racconta Silvio Anderloni.

E adesso il parco chi lo gestirà? «Vogliamo affidare alla facoltà di Biologia della Statale la parte di collaborazione progettuale, per mantenere e incrementare la biodiversità - spiega l’assessore Cadeo - . Invece la manutenzione del verde, che ci preoccupa meno, sarà affidata a Global Service, come negli altri parchi». Proprio quello che Italia Nostra temeva. «A Italia Nostra - conclude - che ha dato disdetta del contratto con il Comune e noi ne abbiamo preso atto, stiamo valutando se assegnare la sistemazione della cava Ongari, legata all’Expo».

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