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Valentino Parlato
A fuoco lento
18 Agosto 2005
Articoli del 2004
Da il manifesto dell'11 luglio 2004 continuano giustamente a ricordarci che non possiamo aspettarci la salvezza dagli alleati di B. Del resto, la crisi della maggioranza è esplosa perchè, alle elezioni, la sinistra, con l'alleanza del centro, ha battuto B.

Nel caldo pomeriggio romano di ieri la frase ricorrente tra gli esponenti dell'attuale maggioranza era: «Domenica, maledetta domenica». Il vertice a oltranza convocato per oggi non è più sicuro: può essere rinviato o addirittura saltare. Anche da Palazzo Chigi ti dicono che il vertice è stato convocato, ma non è sicuro che la convocazione abbia effetto. La crisi del governo berlusconiano è arrivata al calor bianco e anche aver immolato Tremonti (che dice solo di soffrire di amnesia e, quindi, insiste nel far intendere che avrebbe molte cose da dire) non è servito a nulla. Anche un rappattumamento dell'ultimora sarebbe solo una provvisoria pecetta.

Il dato di fatto è che nella presente situazione di grave crisi economica (il cavaliere è stato anche sfortunato) il berlusconismo gattonesco, un po' populista e un po' autoritario è del tutto finito, non ha più spazio.

Certo Berlusconi, forte della sua maggioranza parlamentare (ma anche questa non più sicura come una volta), può decidere di andare avanti sulla via dell'autoritarismo e della demagogia, di una drastica riduzione delle imposte (ma avrà qualche problema di bilancio) e di limitazione delle libertà costituzionali e tentare di durare fino alla scadenza della legislatura, ma sarebbe egualmente cotto. Nella, per lui, migliore delle ipotesi marcirebbe fino al 2006.

Potrebbe, e ci ha sicuramente pensato, mettere in moto la sua potente macchina mediatica, drammatizzare la situazione: o me o il diluvio, più precisamente o me o i comunisti e andare alle elezioni anticipate. Ma questa ipotesi gli fa, fondatamente, piuttosto paura. Non è più possibile una replica del 18 aprile del 1948 e lui non è più «l'uomo nuovo» che libera il paese dai «professionisti della politica». E vale aggiungere che Berlusconi non è solo un uomo politico che può andare in minoranza, è anche un imprenditore assai importante e ove perdesse il potere politico il trascurato «conflitto di interesse» potrebbe cadergli malamente addosso. Quindi quello delle elezioni anticipate forse è un rischio da evitare. Forse è condannato a farsi cucinare a fuoco lento.

Follini, fino a ieri fedele alleato del Cavaliere e che si muove solo per ragioni di potere, ha capito che il tempo è cambiato, ha capito che nella situazione italiana ed europea Berlusconi non ce la può fare a governare e ha scelto la linea del cucinarlo a fuoco lento: con la maggioranza esterna continuerà a dare i suoi voti a Berlusconi aspettando fiduciosamente che si scuocia fino a diventare immangiabile e nel frattempo offrire ai cosiddetti poteri forti una sostanza di governo meno decisionista e più malleabile.

Per ultimo c'è, almeno per noi, una considerazione poco consolante e cioè che la partita se la giocano tra loro, in famiglia, nella stessa famiglia. Una vola, da veterocomunista, mettevo (e mettevamo) l'accento sulle contraddizioni interne dell'avversario, ma perché avevamo la presunzione di essere noi un soggetto attivo, capace di egemonia prima che di potere. Allo stato dei fatti il centro-sinistra non è questo soggetto alternativo, pensa ancora che la strada del successo sia quella dell'attenzione al centro, e non ai ceti medi di togliattiana memoria ma al centro politicante. E soprattutto non si capisce che cosa veramente voglia nella situazione data. Dopo la fine della seconda guerra i comunisti sottoscrissero anche un prestito per la ricostruzione, ma contemporaneamente avevano fatto passare una Costituzione certamente non liberista e avevano cominciato lotte, anche per la riforma agraria che non era proprio la nazionalizzazione delle industrie.

Francamente se dovessimo arrivare a considerare il pur rispettabile Marco Follini, l'uomo che ci potrà liberare dal Cavaliere saremmo messi molto male.

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