Il manifesto, 29 gennaio 2015 (m.p.r.)
Ad unirla, per il momento, è il successo politico di Alexis Tsipras e di Syriza in Grecia. Riunita ieri al tempio di Adriano a Roma, la sinistra italiana istituzionale, in bilico o a cavallo tra Sel e alcune componenti della «sinistra Pd», si è espressa con le maiuscole commentando l’intervista che il primo ministro greco ha rilasciato in un libro di Teodoro Andreadis (Bordeaux edizioni).
Per Vendola (Sel) è «Syriza è l’inizio di un nuovo processo politico continentale che può salvare la civiltà europea dai disastri economici e sociali prodotti dalle politiche di austerity». Per Smeriglio (Sel) «Tsipras dimostra che si può vincere fuori dalle compatibilità politiche». Smeriglio ha anche rivendicato la scelta di avere schierato il congresso di Sel dalla parte di Tsipras, e non dei socialisti formato «larghe intese» di Schultz e di «avere fatto la lista Tsipras alle Europee».
In questo contesto malinconico e autoironico in cui è difficile riunire personalità scisse, Fassina si è impegnato a rendere «il governo italiano proattivo rispetto alla piattaforma di Syriza. Le sue proposte non sono utili solo alla Grecia. Il problema del debito non riguarda solo la Grecia». E ha proposto una «piattaforma di consultazione sistematica». Proposte in cui non sono mai stati citati i movimenti (Italia sulla casa, contro lo Sblocca Italia o dello sciopero sociale). Gli stessi (o analoghi) che rappresentano invece la base di Syriza in Grecia. La prospettiva sembra essere un’altra. L’ex viceministro dell’Economia del governo Letta ha suggerito di considerare la «critica radicale ma non estrema al capitalismo» di Papa Francesco.
Ad aprire, e chiudere, l’incontro moderato dalla giornalista Lucia Goracci è stata Luciana Castellina che ha messo da parte le mediazioni puntando dritto all’entusiasmo «che la vittoria di Tsipras ha generato. Dimostra che la politica può unire e dare gioia. In Italia c’è un’emergenza democratica dovuta alla fine dei partiti di massa come spazi deliberativi. La democrazia non rinasce senza ricostruire tali spazi, mettendo insieme sociale e politico».