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Giorgio Bocca
La strage di Bologna 25 anni senza verità
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Per ricordare. Da la Repubblica del 2 agosto 2005

LA STRAGE della stazione di Bologna è del 2 agosto 1980. Venticinque anni fa e i parenti delle vittime, 85 morti e 200 feriti, sono ancora lì a chiedere la verità sugli ispiratori e sui mandanti dell'eccidio.

Il segreto di Stato di cui da tempo si chiede l'abolizione non consente che si faccia luce piena, censure, depistaggi, deviazioni fatti da apparati dello Stato, muri di gomma ieri come oggi continuano. In più si sono aggiunte le false verità, le confusioni non casuali e le voglie di protagonismo di personaggi come un ex presidente della Repubblica, le ambiguità di commissioni di inchiesta come la Mitrokin.

Nel primo processo di Bologna vennero condannati all'ergastolo come esecutori materiali Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, a decine di anni per banda armata, depistaggio, istigazione a un gruppo di neofascisti romani e a ex ufficiali dei servizi segreti. Nel mazzo dei condannati c'erano anche il venerabile Licio Gelli e il suo collaboratore in trame segrete Pazienza.

Sei anni prima sulla linea ferroviaria Firenze-Bologna era avvenuta la strage dell'Italicus, un treno rapido, una bomba, 12 morti e 44 feriti. Si rifà il processo nel '94: conferma dell'ergastolo per la Mambro e Fioravanti e dieci anni per i depistatori.

Insiste a voler cooperare con la giustizia il senatore Cossiga che indica una prima fantomatica pista arabo-palestinese, poi si dichiara convinto dell'innocenza di Fioravanti e della Mambro: "Non ho mai ritenuto i due responsabili dell'eccidio di Bologna. L'ultima assai debole sentenza è da ascriversi alle politiche".

Gli risponde il presidente dell'associazione fra i familiari delle vittime: il programma terroristico del neofascismo consiste in una aggressione continua, a pioggia, che deve intimidire i comunisti, rafforzare l'organizzazione militare, scardinare il sistema. Attentati alle sedi dei partiti della sinistra alle cooperative, stragi nelle piazze e sui treni.

Nella lotta armata i fascisti engages diventano degli enrages. Sentite il racconto di uno che milita a Roma in Ordine Nuovo "avrei voluto far saltare l'obelisco di piazza del Popolo, questi bastardi seduti ai caffè piangerebbero anni sullo stupro compiuto. Sfaccendati privi di spina dorsale. Noi siamo per lo scontro uomo contro uomo. Prima di partire i nostri vengono preparati moralmente perché imparino a spaccare le ossa anche se uno si inginocchia e piange".

Questo odio è anche espressione di debolezza, tende a caricare sugli altri il proprio fardello d'incertezza e di paure. Le letture di questi terroristi sono le opere razziste di Evola e del prenazismo di von Salomon, le cronache dei Freu korps, i volontari che alla fine della Prima guerra mondiale continuano a difendere i confini orientali del Reich. I proscritti von Salomon e la Ricolt contro il mondo moderno di Evola sono i libri che il filosofo Paolo Signoretti, uno degli indagati per la strage di Bologna, porta nel suo zaino. Per i terroristi neri le armi diventano oggetto di culto. Molti militanti hanno tagliato con la legalità nell'adolescenza.

Fioravanti dice "mi sono trovato a fare la lotta armata perché mi piaceva farla, posso dire che era l'unica cosa che io potevo fare e che la mia mente potesse concepire. Della sconfitta non mi sono mai preoccupato perché siamo una generazione di sconfitti". "Spiace vedere personaggi legati al governo prendere sul serio le panzane e le tesi fantastiche del senatore" e si riferisce a due deputati della destra che hanno chiesto la riapertura delle indagini sulla pista araba.

Ma Cossiga insiste: "A Bologna non è ancora caduto il Muro di Berlino, non è stata smontata la Cortina di ferro. Per la causa della sinistra i colpevoli dovevano essere i fascisti. Per la causa dovevano essere responsabili della strage i fascisti e quello che per la causa doveva essere è".

L'ex presidente emerito della Repubblica non spiega per quale arcana ragione negli anni '80 dei terroristi arabi dovessero partecipare alla catena di stragi che insanguinarono quel periodo ed escludere un terrorismo nero che ne rivendicava orgogliosamente la responsabilità. I Nar, i guerrieri di Franco Freda che si riuniscono all'Holiday Inn di Bardolino davanti al quale squadre innalzano i labari e le croci uncinate. Sono accorsi anche i rappresentanti di Salò e delle formazioni naziste delle SS italiane e delle brigate nere

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