Il Gazzettino di Venezia
I costruttori veneti: aboliamo le Province. All'assemblea regionale appelli per una nuova organizzazione del territorio: «Ridurre i livelli decisionali»
Dàgli alle Province. Confindustria, Ance (l'associazione dei costruttori edili) e sindaci del Veneto sono compatti nel chiedere una riforma profonda del sistema di amministrazione. Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari durante l'assemblea regionale dell'Ance ieri al terminal marittimo ha colto il nocciolo della questione: «Non ha più senso parlare di "città"; viviamo in un territorio policentrico dove Treviso, Venezia, Padova e Vicenza, fino a Belluno, Verona e Rovigo sono quartieri di una stessa metropoli grande un terzo di Shanghai. Davanti a trasformazioni epocali le strutture istituzionali non possono restare quelle di duecento anni fa: deve cambiare anche il punto di vista amministrativo perché altrimenti sarà impossibile una buona amministrazione».
Il dibattito con i sindaci dei capoluoghi (assenti solo quelli di Padova e Vicenza, Zanonato e Variati) ha indicato le priorità da condividere con i costruttori: realizzare infrastrutture necessarie a un diverso e più attuale sviluppo urbanistico, recuperare gli immobili in disuso nei centri cittadini, migliorare la qualità coltivando "l'economia del bello" e sconfiggere la "sindrome del cemento" avviando «una nuova fase del fare e non solo del conservare». Tutto ciò si può realizzare solo ampliando il coordinamento tra le varie città senza per questo privarle della propria identità.
«Abbiamo un bisogno terribile di infrastrutture - ha incalzato il presidente dell'Ance veneta, Stefano Pelliciari -: servono per se stesse, ma anche per lo sviluppo del territorio e la pianificazione territoriale. Siamo indietro di tantissimi anni: almeno una ventina. Il piano regionale di sviluppo dovrebbe servire proprio a pianificare ed è importantissimo il grosso sforzo della Regione. Ma ci auguriamo che abbia un seguito concreto, con la realizzazione di infrastrutture: dalle strade, alle ferrovie, ma anche alle reti di collegamento dati, agli impianti di smaltimento dei rifiuti e di produzione di energia». L'Ance ha rinnovato un'accordo di collaborazione con Confindustria veneta, rafforzandolo anche dal punto di vista economico. Il primo obbiettivo è ottimizzare le competenze: «All'Ance spetteranno soprattutto le questioni relative a urbanistica e territorio». Il secondo, avere una sola voce nei rapporti con la politica. Tasto dolente, sul quale è ritornato il presidente di Confindustria veneto, Andrea Riello, evidenziando che nell'assemblea di ieri il confronto è stato fatto «con i sindaci e non con i presidenti di provincia: abbiamo anticipato ciò che tutti si augurano sia il futuro. Bisogna ridurre i livelli decisionali». Abolendo, appunto, le Province.
A. G.
La Repubblica. Milano
Lombardia a statuto speciale
di Andrea Montanari
La Lombardia a statuto speciale per l´Expo del 2015. Sarebbe questa la richiesta forte che Roberto Formigoni invierà oggi al nuovo governo, nel giorno del via libera del consiglio regionale al nuovo statuto della Lombardia. Un lavoro bipartisan che non finisce certo con l´approvazione della nuova carta regionale che pur definisce la Lombardia «come regione autonoma». Semmai un nuovo un punto di partenza. Più autonomia per sfruttare a pieno le potenzialità dell´Esposizione universale, la realizzazione delle infrastrutture e per cogliere tutte le opportunità che si apriranno per il sistema economico e territoriale lombardo. Due le priorità tra le altre. Il federalismo fiscale e differenziato entro l´estate e la ripresa della trattativa interrotta bruscamente con la fine anticipata della scorsa legislatura sulle 12 materie sulle quali il Pirellone chiede allo Stato di avere la competenza esclusiva o concorrente. Dall´ambiente, ai beni culturali, dall´organizzazione sanitaria, alla comunicazione, alla protezione civile, alla previdenza, alle infrastrutture, alla ricerca, innovazione e università, alla cooperazione transfrontaliera fino alle casse di risparmio rurali e regionali. Concentrandosi soprattutto su quelle che rappresentano la concretizzazione del federalismo. Come le infrastrutture e l´istruzione.
«Una giornata storica» la definisce già il presidente del consiglio regionale leghista Ettore Albertoni. Un lavoro condiviso anche dal Partito democratico durato mesi, che pone la Lombardia all´avanguardia e non solo in Italia. Il testo entrerà in vigore a metà settembre, salvo entro 30 giorni 300mila cittadini chiedano il referendum. «Con questo testo - spiega Giuseppe Adamoli, presidente della Commissione statuto del Pd - la Lombardia è in grado di esercitare non solo le funzioni standard delle altre regioni, ma anche quelle più ampie che attendiamo che il Parlamento e il governo ci assegnino nel più breve tempo possibile».
Sessantacinque articoli, che contrariamente ad altre regioni lasciano invariato a 80 il numero dei consiglieri, che però dovranno rappresentare tutte le province. Viene introdotta la mozione di sfiducia contro il governatore e la censura verso gli assessori. Riconosciute e garantite anche le pari opportunità tra uomini e donne in ogni campo. Tra i principi, il nuovo Statuto riconosce la persona «come fondamento della comunità regionale», si affermano «il diritto alla vita in ogni sua fase», la famiglia, il lavoro e l´impresa. Si riconoscono la «chiesa cattolica e le altre confessioni religiose», si perseguono tradizioni cristiane e civili e «la valorizzazione delle identità storiche e linguistiche presenti sul territorio».
L´obiettivo finale del Pirellone è quello di arrivare a una nuova concezione dello Stato, che riconosca nel cittadino il vero titolare della sua azione e dia pari dignità a tutte le componenti. Un traguardo reso difficile dai vincoli degli articoli 116 e 117 della Costituzione.
Un traguardo ambizioso, che è stato preceduto ieri da una giornata in cui la maggioranza ha ancora una volta scricchiolato sull´approvazione del piano cave dell´assessore lombardo all´Ambiente Marco Pagnoncelli. Dopo essere stato falcidiato da sette franchi tiratori leghisti, ben due riunioni dei capi gruppo e una della maggioranza durata oltre un´ora è stato nuovamente aggiornato, dopo che è mancato per ben due volte il numero legale sull´emendamento che chiedeva lo stralcio della cava di Caravaggio. Un progetto che non piace ai sindaci del cremasco e della bergamasca che temono danni al sistema idrogeologico, che hanno già annunciato ricorsi e non piace nemmeno a tutto il centrosinistra. «Formigoni farebbe bene a presentarsi oggi in aula con un nuovo assessore all´Ambiente» fa notare a fine giornata il verde bergamasco Marcello Saponaro.
Nell'icona: il Sacco di Roma in una miniatura francese del XV secolo (da Wikipedia)