«Non tenemo ’i piccioli». Non hanno i soldi però la voce sì. Questa non è una storia di omertà, di paesani fatalisti che aspettano la disgrazia come un tempo si attendeva il raccolto. Non è solo una questione di “abusivismo”, la parolina magica che qui va sempre bene e che Bertolaso ha gettato in pasto ai giornali e alle televisioni per smarcarsi dalle sue responsabilità. Ci sono scelte “colpevoli”, se è vero che tutti sapevano del rischio e non si è provveduto. E negligenza, dove si sono lasciate “stagionare” le pratiche: i cittadini costituendosi in comitati, i vigili spiccando multe, i politici locali sollecitando l’intervento dello Stato, perché qui non c’è una lira, se è vero che il Comune è in pre-dissesto, scampato al fallimento ma pur sempre commissariato in due occasioni negli ultimi 5 anni. Ma dall’alto è partito lo scaricabarile: colpa di abusivismo e sindaci permissivi. Questo il coro. Dai ministri alla Protezione civile fino al premier. È più facile additare che rispondere.
Il ministro dell’ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo, potrebbe spiegare (e con lei il collega Giulio Tremonti: il documento è a doppia firma) perché hanno scelto di depennare dai finanziamenti «le opere di mitigazione del rischio idrogeologico nella zona di Giampilieri», così come indicate dall’assessorato all’ambiente della Sicilia. Il governo aveva comunicato la disponibilità di106 milioni di euro per la difesa del suolo, destinati all’Isola. Aveva chiesto alla Regione quali progetti urgeva realizzare e fu indicata la copertura di 81 interventi, classificati per luogo e preventivo. Sono elencati nella lettera spedita al ministero della Prestigiacomo il 9 novembre 2009: al punto n.40 c’è la richiesta di 1 milione per la sistemazione di Giampilieri. Niente di corposo e organico, solo una toppa. Ma quando la Prestigiacomo e Tremonti compilano il decreto, e lo trasmettono alla Corte dei Conti, le opere finanziate sono 71, dieci di meno: fra le altre, è stata tolta la messa in sicurezza della montagna, che la Regione Sicilia ha classificato ad alto rischio. Ma ignorata dal governo. Perché si è preferito addobbare il lungomare di Trapani? O ritoccare Panarea? Questa è una risposta che manca. Ma il ministro sceglie la solita via: «Cito per danni l’Unità, ha diffuso notizie palesemente false». Questo giornale ha pubblicato documenti che la stessa Prestigiacomo ha firmato. Non è l’unica risposta che manca. Il sindaco di Scaletta Zanclea, Mario Briguglio, è nel mirino per le case costruite nella foce del torrente. Si tratta di una ristrutturazione, tecnicamente non è un abuso, ma resta lo scempio: «Due anni fa – dice lui – ho chiesto 20 milioni di euro per mettere tutto in sicurezza. Me ne hanno promessi 500 mila, ma i lavori non sono mai stati fatti: non c’erano i soldi».
Certo, le case abusive andrebbero abbattute e non ristrutturate. Negli ultimi due anni e mezzo l’attività di controllo del nucleo “tutela del territorio” della polizia municipale ha inventariato una cittadella da demolire: mille e 191 manufatti da abbattere, il 40% di questi (450 immobili abusivi) si trovano nella zona sud – quella alluvionata – e il 15% proprio a Giampilieri. Questa la denuncia: nessuna di queste demolizioni è stata eseguita. Niente. Né da parte del comune (in danno dell’utente) né dall’inquilino o padrone stesso, di sua iniziativa. E niente si è fatto sul costone che sovrasta Giampilieri, non quello franato ma quello contiguo: la protezione civile ha in mano l’opera di sistemazione, da due anni: fra rimpalli e bisticci, i lavori sarebbero dovuti iniziare oggi. Questa volta c’erano perfino i “piccioli”, 780 mila euro. Ma non c'è più la montagna.