Il sonno della Regione genera mostri. E la Regione dorme e tace da settimane sullo scandalo delle bonifiche che ha portato in carcere, tra gli altri, l’imprenditore Giuseppe Grossi e la moglie di Gianfranco Abelli, Rosanna Gariboldi, che con il marito aveva un conto a Montecarlo su cui arrivavano i soldi di Grossi. Non risponde il presidente, Roberto Formigoni, che non solo è sempre stato il grande sponsor di Abelli, ma che è il responsabile politico delle scelte dell’amministrazione. Non risponde l’assessore all’ambiente, Massimo Ponzoni, che si è dato malato. Non risponde Massimo Buscemi, altro assessore regionale, che ha al polso (come Abelli, come il misterioso Maurizio L., come tanti altri) uno dei preziosi orologi da collezione che Grossi generosamente regalava agli amici.
Tutti zitti, tutti fermi, in attesa che arrivino novità da Palazzo di giustizia. Nessuno che accetti di parlare degli aspetti politici, prima che giudiziari, di questa brutta faccenda. Proviamo a ricapitolarli. In regione ci sono molte aree inquinate da bonificare: Santa Giulia e Bovisa a Milano, ex Sisas a Pioltello, e poi a Sesto San Giovanni, Cerro al Lambro, Casei Gerola...
Su questo business mette gli occhi Grossi, che riesce a diventare il re delle bonifiche mettendo in piedi un sistema di relazioni che coinvolge politici e amministratori. Più o meno come il napoletano Romeo in Campania. Il Sistema Grossi può contare su una rete di rapporti e d’affari già pronta: quella degli uomini di Cl e della Compagnia delle opere. Grossi la conquista diventando tutt’uno con Abelli e sua moglie: amici, compagni di vacanze, titolari insieme di conti correnti all’estero... Abelli, detto il Faraone, è il ras della sanità lombarda, ma si è da tempo allargato anche ad altri settori. È lui a spingere Claudio Tedesi, ingegnere lodigiano esperto in bonifiche, sulle poltrone di direttore generale di Asm Vigevano e poi di Asm Pavia. E Tedesi è il tecnico di fiducia di Grossi. Del network fanno parte, con Ponzoni e Buscemi, anche l’ex assessore regionale Giorgio Pozzi, fedelissimo di Formigoni, e Mario Resca, ora passato a fare il direttore dei Beni culturali. Anche Resca come Abelli viaggiava sul jet di Grossi.
Il Sistema è in grado di assicurare affari a ciclo completo: acquisizione di un’area, bonifica (a prezzi gonfiati), valorizzazione immobiliare. Per questo Grossi ha dei partner: come Luigi Zunino, che sull´area Montecity realizza Santa Giulia e su quella di Pioltello ottiene la concessione per costruire un centro commerciale. E ha "amici" disposti a chiudere un occhio dentro il Tribunale fallimentare e dentro le istituzioni. Certo, le competenze sono palleggiate tra diversi livelli istituzionali, ministero dell´Ambiente (dove operava il potentissimo direttore generale Gianfranco Mascazzini), Regione e Comuni. Ma la rete buca i diversi livelli, il Sistema Grossi è trasversale, ha amici dove occorre. Abelli sa dire le parole giuste anche a sindaci e assessori. E la Regione sa garantire sostanziosi stanziamenti. Era l’11 giugno 2009, lo scandalo era già scoppiato perché già in febbraio erano stati arrestati due collaboratori di Grossi, eppure la giunta regionale, su proposta di Formigoni e di concerto con l’assessore Ponzoni, stanzia 44 milioni aggiuntivi per le sue bonifiche. Al di là degli eventuali sviluppi penali, possibile che nessuno in Regione voglia spiegare il Sistema, possibile che nessuno abbia qualcosa da dire?