Come se non bastassero tutti i lutti e i disastri: l’Italia è un paese dalla memoria corta e così malgrado le frane e le alluvioni, nel79% dei Comuni che hanno partecipato all’indagine di Legambiente e Protezione civile, «Ecosistema rischio 2009», c’è ancora chi vive in aeree a forte rischio idrogeologico. Nel 28%dei casi, poi ci sono interi quartieri mentre nel 54% fabbriche e industrie. In alcune zone, concentrate nel 20% dei comuni, ci addirittura strutture ricettive turistiche o «sensibili». Stiamo parlando di 5.581 comuni che ballano sull’incognita «tenuta» di fronte a piogge forti, di questi 1700 sono a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione e 2.596 che le rischiano entrambe. «Il nostro territorio è reso ancora più fragile dall’abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall’urbanizzazione irrazionale - si legge nell’indagine di Legambiente e Protezione Civile -. Sono la Calabria, l’Umbria e la Valle D’Aosta le regioni con la più alta percentuale di comuni classificati a rischio (il 100%), subito seguite dalle Marche (99%) e dalla Toscana (98%)».
ITALIA INDIETRO TUTTA
Ad oggi soltanto il7%delle amministrazioni comunali ha delocalizzato le abitazioni dai luoghi a rischio, mentre soltanto nel 3% dei casi si è provveduto a spostare aziende e fabbriche. Quindici comuni su cento non si sono dotati di piani urbanistici che mettano paletti all’edificazione, a riprova del fatto che in una situazione così drammatica e in presenza di forti ritardi nel prevenire i disastri, l’impatto dei condoni edilizi emanati dai vari governi Berlusconi, sia stato devastante. «Le frane che hanno colpito inmaniera drammatica Ischia e Messina - dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - sono l’ultima tragica testimonianza di quanto sia urgente invertire la tendenza nella gestione del territorio. La continua e intensa urbanizzazione lungo i corsi d’acqua e in prossimità di versanti fragili e instabili, fa si che il nostro Paese sia fortemente esposto ai rischi del dissesto idrogeologico». Desolante anche lo stato di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua. il 36% dei Comuni non se ne preoccupa. A questo si sommano intubazioni lungo torrenti e fiumare, discariche abusive e costruzioni negli alvei, «È necessario iniziare ad abbattere le costruzioni abusive e puntare decisamente sulla delocalizzazione delle strutture a rischio», ha sottolineato Cogliati Dezza. In questo senso il Piano casa approvato dal governo di certo non aiuta, «in molti casi peggiora la situazione accrescendo i rischi, perché può consentire nuove deroghe senza alcun rispetto per le regole della prevenzione del rischio idrogeologico».
VIRUS E CONDONI
L'abusivismo per Guido Bertolaso, capo della protezione civile. è «il virus che ha interessato il nostro Paese » e va bloccato. Come funziona è chiaro: «Oggi è una capanna, tra sei mesi un insediamento più permanente, tra 12mesi ci saranno i mattoni, tra 36 mesi sarà condonato, e dopo 10 anni ci ritroviamo con quello che è successo a Giampilieri». Ma, aggiunge, «alla natura non gliene frega niente della sanatoria. Se non si imposta una cultura della prevenzione potremmo anche stanziare grandi somme di denaro ma non otterremmo alcun risultato». Cita i due fiumi, il Tevere e l’Aniene, dove «ci sono circoli sportivi frequentati da politici, magistrati, e alti funzionari che non sembrano accorgersi di niente». Resta da chiedersi se le stesse osservazioni il sottosegretario Bertolaso le abbia fatte anche a Berlusconi, di fronte a condoni e Piano casa. L’unica buona notizia è che l’82% dei comuni possiede un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana e alluvione che nel 54% dei casi è stato aggiornato negli ultimi due anni.