La legge obiettivo è nel mirino. Il problema del centrosinistra è ora valutare opera per opera nel settore delle grandi infrastrutture. Sul Ponte di Messina l'Unione si ritrova: non si deve fare. Sul tavolo del programma non ha trovato posto invece il concetto di Pil ambientale
Il tema ambientale ha fatto discutere molto il centrosinistra, nella fase di preparazione del programma elettorale. Non ci sono stati scontri diretti come su altri argomenti, come per esempio la legge 30 (superarla o abrogarla?) o le tematiche relative alla Moratti. Ma le idee sono diverse e su alcuni punti non convergenti. In sostanza si sono sviluppati due tavoli paralleli che hanno affrontato tutte le tematiche ambientali e le tematiche più o meno collegate, come quella relativa alle infrastrutture, per esempio. E ora, dopo la presentazione della delega ambientale del governo Berlusconi (circa 700 pagine), le carte sono ancora più scompaginate. Nella bozza provvisoria del programma dell'Unione ci sono solo degli enunciati generali e non si è arrivati alla definizione di una vera e propria proposta legislativa in campo ambientale. Ci sono cioè linee guida e non riferimenti normativi precisi, né definizioni di competenze del futuro governo ambientale.
Su alcuni punti il centrosinistra ha trovato una sintonia perfetta. Sui parchi, sulla distruzione ambientale attuata durante i cinque anni di governo berlusconiano, sull'assenza di misure serie in termini di protezione idrogeologica, non ci sono stati problemi nella discussione sul programma. Altra cosa, invece, il discorso sui temi legati alle scelte sulle infrastrutture, alle scelte strategiche in campo energetico e più in generale al concetto di sviluppo. Nei due tavoli paralleli che hanno discusso dell'ambiente non sono riuscite per esempio a entrare le nuove proposte sul Pil ambientale, che pure hanno un grande consenso a livello di parlamentari del centrosinistra. Esiste infatti la proposta - avanzata tra gli altri da Valerio Calzolaio dei Democratici di sinistra - di inserire nel prossimo Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria, il concetto di «Pila», ovvero il Pil ambientale. La proposta è stata sottoscritta da almeno cento deputati, ma non è poi stata tradotta in proposte concrete da inserire, nero su bianco, nel programma elettorale dell'Unione.
Il concetto di «Pila» è infatti alquanto ambizioso perché pone la questione di un modello di sviluppo economico diverso da quello attuale. Si arriva alla provocazione di dire che il Pil potrebbe anche subire piccoli incrementi o addirittura leggere diminuzioni, in cambio di una «Pila», ovvero di un Pil dell'ambiente che invece deve crescere costantemente. Se crescerà questo nuovo indicatore, dicono i sostenitori della proposta, è chiaro che l'economia italiana e la società nel loro complesso miglioreranno. «Non si tratta affatto di una sostituzione del Pil con la Pila - spiega Calzolaio - quanto piuttosto di un affiancamento dei due indicatori, quello tradizionale che misura lo stato di salute dell'economia e il nuovo Pil ambientale».
Ma se questi sono discorsi di fondo, «strategici», la polemica politica nel centrosinistra si concentra anche sulla legge sulle infrastrutture e sulla legge obiettivo. Un'abrogazione totale viene giudicata impossibile. Devono essere valutati i progetti singoli, opera per opera. Su questo punto, nell'Unione, le idee non convergono, anche se ci sono state già autorevoli prese di posizione. Lo stesso leader, Prodi, ha detto in più di un'occasione che il Ponte sullo stretto non si farà.
Scritti sul PIL li trovate nelle cartelle Il nostro pianeta (gli scritti Ecco il PIL degli ambientalisti leggeriIl patto è scaduto, e gli articoli di Giovanni Sartori, Umberto Garimberti, Tommaso Padoa Schioppa, Marcello Cini, Serge Latouche, Guido Viale e altri) e nella cartella Carla Ravaioli