la Repubblica, 8 marzo 2017
La nuova sfida di Orbán arriva proprio nel giorno in cui la Corte di giustizia europea, respingendo il ricorso di una famiglia siriana che tentava di entrare in Belgio, ha deciso a sorpresa con una sentenza che gli Stati “non sono obbligati a garantire visti umanitari a persone che desiderano entrare nel loro territorio con l’obiettivo di presentare richiesta d’asilo”. In Ungheria, i nuovi migranti che riusciranno a entrare nel Paese saranno alloggiati in campi di raccolta costruiti con enormi alloggi-container in fila parallela circondati da filo spinato, finché il loro caso non sarà esaminato. Verso il summit straordinario della Ue a Roma il 25 marzo, è una sfida. Si reintroduce l’arresto automatico dei richiedenti asilo, sospeso nel 2013 su richiesta della Ue e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). «Con Donald Trump presidente eletto a Washington, elogiato da Orbán, il vento è cambiato», dicono fonti diplomatiche Nato per telefono.
Di loro solo 425 hanno ottenuto asilo. È in costruzione la seconda barriera anti migranti al confine serbo: “barriera intelligente”, un sensore ogni 15 cm. Human Rights Watch accusa, ma senza prove, i soldati ungheresi di pestare i migranti e filmare tutto su selfies. Il partito di Orbán è membro del Ppe (Popolari europei).