di Vera Mantengoli
Venezia. Il Veneto che vuole una società dove l’uguaglianza a prescindere dal colore della pelle e la parità dei diritti siano valori fondanti, si è mostrato ieri per le calli di Venezia con la Marcia per l’Umanità, al grido di «la nostra Europa non ha confini, siamo tutti cittadini». La Venezia città dei ponti, è diventata simbolo della richiesta di ponti umanitari e solidarietà sociale. La manifestazione, organizzata da Melting Pot, si inserisce nel più ampio movimento europeo #overthefrontress che monitora i percorsi dei migranti, denunciando le ingiustizie.
In migliaia (1.500 per la Questura, 4.000 per gli organizzatori) hanno sfilato dalla stazione di Santa Lucia a Campo Sant’Angelo, preceduti dall’artista Barbara Tagliapietra che, vestita da colomba della pace, ha guidato il corteo con i migranti che reggevano il manifesto «Side by Side». La marcia, pacifica, allegra e scandita da musiche ritmate, si è conclusa con il lancio di un doppio appuntamento: il 22 aprile a Pontida e il 20 giugno, per la Giornata del Rifugiato.
Durante il corteo e sul palco si sono susseguite testimonianze e discorsi (Laboratorio Sociale Morion di Venezia, don Bruno Baratto e don Luca Favarin, il coordinamento Padova accoglie, il cantautore Pierpaolo Capovilla che ha letto Home di Warshan Shire e molte altre su FB «Side by Side»). Il filo conduttore degli interventi è stato l’urgenza di un nuovo modello di accoglienza. Molti i rifugiati che hanno denunciato alcune situazioni disumane, come a Cona e a Treviso: «Finalmente adesso vado a scuola» ha detto uno dei migranti, ringraziando il Centro Sociale Django di Treviso. «Voglio diventare un insegnante di matematica, ma nella Caserma Serena ci sentiamo prigionieri, non ci sono medicine adeguate e spesso vengono usate parole offensive nei nostri confronti».
Tra gli speaker anche chi ormai è in Italia da anni («Ricordiamo che lavoriamo e paghiamo le tasse») e tra i manifestanti anche le seconde generazioni, come Arising Africa di Padova. «Si parla di migranti, ma mai con i migranti» spiegano Sara e Barbara, afrodiscendenti, «Purtroppo il colore della pelle provoca ancora razzismo. Siamo qui perché si riprenda il discorso sulla cittadinanza e sulla ius soli e per ribadire che per una nuova accoglienza serve che ci si conosca come cittadini». «Basta con le divisioni» ha detto Marco Sinotti di #overthefrontress «soprattutto tra profughi economici e di guerra, siamo tutti bisognosi l’uno dell’altro. Le persone che arrivano sono dei veri flussi di vita e noi dobbiamo riuscire a mettere insieme le comunità locali con chi arriva o transita».
I sindaci Alessandra Buzzo di S. Stefano di Cadore (Belluno) e Franco Balzi di Santorso (Vicenza) sono stati applauditi: «Un amministratore» ha detto Buzzo «ha un’enorme responsabilità non solo di asfaltare le buche, ma di insegnare la solidarietà. Il mio Comune ha sempre accolto e una di queste persone oggi è il mio quinto figlio». «Le migrazioni rappresentano la storia dell’umanità», ha detto Sergio Zulian di Adl Cobas, «Basta con la criminalizzazione paranoica del migrante e no ai Cie in ogni Regione». Si è parlato anche di leggi con l'avvocato di Padova Marco Paggi dell'Asgi. che ha criticato il decreto Minniti che prevede di togliere il secondo grado di appello: «Si dice che i migranti sono troppi, ma se guardassimo il nostro stato demografico saremmo noi a invitarli. Questo decreto porterà soltanto braccia per il caporalato e voce agli xenofobi».
I MIGRANTI SI PRESENTANO AI RESIDENTI
di Giusy Andreoli
Villanova, incontro per conoscere i dieci stranieri appena arrivati in paese
Villanova di Camposampiero. Sono stati presentati ieri mattina dal sindaco ai residenti i 10 migranti africani che hanno trovato accoglienza in due appartamenti di Murelle Vecchia affittati dai proprietari, privati cittadini, alla Cooperativa “Laris” di Torri di Quartesolo, in accordo con la Prefettura di Padova. I 10, che ieri erano alle scuole medie, provengono dall’hub di Bagnoli e sono in Italia da giugno; cinque sono cristiani e cinque musulmani. Tutti sono stati vaccinati e hanno fatto uno screening sanitario. Kone Wandan è della Costa d'Avorio, ha 25 anni e faceva il commerciante; Mballo Madou è del Senegal, ha 28 anni ed era agricoltore; Len Yamory arriva dalla Guinea, ha 20 anni, studiava e dava una mano ai genitori nei campi, anche Fofan Abdurahman è della Guinea, ha 18 anni, studiava e aiutava i genitori in campagna; Madjegue Keita è invece del Mali, ha 18 anni e lavorava in campagna; arriva dalla Nigeria Ewemad Yobo, 25 anni, elettrauto; Osaren Ikponmwosa è nigeriano e diplomato ragioniere; nigeriano è Lucky Omobude, di 27 anni, gestiva un negozio di vestiti. Gli ultimi due sono della Sierra Leone: Tajan Alhajiss, 19 anni, studente, muratore e Koemneh Vandi, 25 anni, studente.
Ha sorpreso il gesto di un anziano, Zenobio Gelasio, che è andato a stringere la mano a tutti i migranti. «Sono emozionato e orgoglioso del mio Paese perché ricordo che una ventina di anni fa arrivarono quattro albanesi e li misero nei campi sportivi di via Puotti, dormivano nelle brande messe a terra nei bagni». Il sindaco Cristian Bottaro ha ribadito che la sua amministrazione ha messo in chiaro di non voler aderire allo Sprar, il progetto di accoglienza dei migranti. «Una scelta non contro le persone», ha spiegato Bottaro, «ma non sono d’accordo con le modalità. Ho però apprezzato che la Prefettura mi abbia telefonato per informarmi, un gesto di accortezza e correttezza. La nostra comunità si impegnerà per il rispetto, ma altrettanto ci aspettiamo da loro altrimenti dovranno lasciare il nostro territorio. E posso farlo in quanto autorità di pubblica sicurezza».
Il Comune non stanzierà risorse, ma accetterà che i migranti facciano lavori socialmente utili, se addestrati. Bottaro ha spiegato anche la presentazione pubblica: «Avevo due opzioni, non interessarmi e far finta di niente oppure farveli conoscere. Perché le barricata non producono niente». I responsabili della coop, fra cui uno psicologo e un mediatore culturale, hanno spiegato il percorso di accoglienza, i tempi e le modalità di gestione. «Due andranno lunedì in Commissione prefettizia che valuta le motivazioni dell’arrivo in Italia e poi emana il relativo decreto, uno andrà nei prossimi giorni, gli altri sono stati già sentiti e sono in attesa del decreto. Se positivo, riceveranno un permesso a muoversi nel territorio che dura dai 2 ai 5 anni, se negativo potranno fare ricorso». Molte le domande dei presenti. Un cittadino ha chiesto ai migranti se vogliono andare in altri Paesi europei, tutti hanno risposto che vogliono restare in Italia, suscitando l'ironico applauso di un militante leghista.