Avvenire, 27 agosto 2017
La seconda per stringere la mano con cordiale sicurezza anche agli esponenti di Forza Nuova - proprio coloro che l’avevano contestato - guardandoli dall’alto al basso mentre entrano in chiesa, mansueti come agnellini. Buoni buoni, i quindici esponenti del movimento di estrema destra che avevano annunciato la loro presenza alla Messa per “verificare” la correttezza dottrinale – absit iniuria verbis - delle parole di don Biancalani, sono stati scortati ai banchi loro assegnati. Gli ultimi tre della fila a sinistra dell’altare, dove hanno seguito disciplinatamente tutta la celebrazione, senza unirsi però alle esplosioni di applausi che, durante l’omelia, hanno costellato le parole del parroco. Tante le sue riflessioni di buon senso sul dovere dell’accoglienza, qualche spunto originale sull’esigenza di unire e non dividere, un racconto appassionato del suo apostolato con persone come gli immigrati “che ci regalano in umanità più di quanto riusciamo a dare loro”.
Ma anche una serie di critiche pesanti al governo per le scelte in Libia, “con tanti soldi pagati per non far più partire gli immigrati”. Forse sarà davvero così, ma è davvero l’omelia della Messa il momento più adatto per valutazioni politiche di questo tipo? In tanti applaudono, qualcuno sospira: “Don Massimo è così, prendere o lasciare”. Appassionato, simpatico, ribelle, un po’ sopra le righe. Prima dell’inizio della celebrazione, mentre smista il flusso di fedeli che prendono posto, alza gli occhi verso il matroneo e avverte: “Non appoggiatevi alla balaustra, che non è a norma. Accidenti, adesso mi prendo un’altra multa”.
Ci sono in forze polizia e carabinieri. Ma anche molte decine di esponenti di estrema sinistra con striscioni antirazzisti che rumoreggiano e lanciano slogan. Quando appare lo sparuto gruppetto di Forza Nuova, quasi tutti con crani rasati e bicipiti palestrati, la tensione sale altissima. Un doppio cordone di forze dell’ordine divide i contendenti. Breve trattativa. Gli esponenti dell’estrema destra potranno entrare in chiesa a patto di seguire docilmente le indicazioni. Mentre la polizia fa barriera, volano insulti e sputi, partono slogan storici (“Fascisti carogne…”) ma a giudicare dalle barbe grigie e dall’abbigliamento ex Lotta Continua, sono “storici” anche gli autori degli stessi.
Poi, sul gradino più alto del sagrato, ecco la sagoma imponente di don Biancalani. Sorride e alza le manone in segno di pace. La piazza si placa. Chi vuole entrare in chiesa, compresi gli uomini di Forza Nuova, sfila davanti a lui che stringe mani, ascolta, sorride, ringrazia. Poi, una volta dentro, in una chiesa zeppa, verrebbe da dire “in ogni ordine di posti”, la celebrazione s’avvia secondo il registro stabilito. Il vicario generale, don Patrizio Fabbri, mandato dal vescovo a concelebrare, per portare a don Biancalani solidarietà e sostegno della diocesi, prende spunto dalla partecipazione straordinaria per invitare tutti a tornare anche domenica prossima. Sì perché – fa capire – il Vangelo e la Messa sono sempre gli stessi e non si capisce perché tutto questo entusiasmo non possa essere replicato. E anche l’impegno del parroco, la sua dedizione per i poveri, sono gli stessi da anni. Se merita di essere sostenuto oggi, perché non può avvenire la stessa cosa anche tra una settimana? Ma le ragioni della partecipazione straordinaria non sono un mistero per nessuno.
C’entra il clima di scontro alimentato sui social da posizioni intollerabili e da qualche uscita non proprio ben calibrata, c’entrano le tensioni sociali di un fenomeno come l’immigrazione che né a livello locale né sui grandi scenari nessuno sembra in grado di governare al meglio, forse c’entra anche la voglia assurda di rispolverare vecchie contrapposizioni che sembravano sepolte sotto la polvere dei decenni e delle tragedie. Invece, quando alla fine della Messa, il gruppetto di Forza Nuova viene accompagnato all’uscita dalla polizia, c’è ad attenderlo una folla di antirazzisti e di altri “anti” che riprende minacciosamente con gli slogan di cui sopra e conclude intonando a lungo “bella ciao”. Per canti liturgici e segni di pace ripasseremo un’altra volta.