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l manifesto, 22 maggio 2018. Prosegue la trasformazione dell'Europa in una fortezza. Rinunciando sempre di più al suo ruolo storico l'U-E rafforza la barriera che esclude gli altri popoli e le altre culture. Con commento (e.s.)
Sempre più stretto il cappio all collo di quel subcontinente, geograficamente racchiuso tra gli Urali e gli oceani del nord-ovest, ma legato al mondo mediorientale, arabo e africano dal Mediterraneo, culla e cerniera di molte civiltà. Sempre più la migrazioni non sono vissute come occasioni per l'incontro e lo scmbio fruttuoso di culture, come strumenti benefici per produrre meticciato e multiculturalità, ma come rischio da evitare impiegando ogni strumento e a ogni ideologia, da quelle del razzismo a quelle dell'affarismo dei commercianti e costruttori di barriere antiuomo. Ne parla un articolo redazionale ripreso da il manifesto, che a nostra volta riprendiamo (e.s.)
Per ora si tratta solo di un’ipotesi alla quale starebbero pensando le autorità d Podgorica, come ha spiegato il capo del Dipartimento per la sorveglianza dei confini, Vojislav Draganovic, resa necessaria dal fatto che «la polizia frontaliera ha difficoltà nel riportare i migranti indietro sul territorio albanese».
E’ dall’inizio dell’anno che sono ripresi i flussi di migranti che cercano di raggiungere il nord Europa. Migliaia di persone che viaggiano sul nuovo percorso che si è aperto di recente dopo la chiusura delle vecchia rotta balcanica, avvenuta due anni fa in seguito all’accordo siglato dall’Unione europea con la Turchia. Il nuovo percorso attraversa prima l’Albania e poi il Montenegro prima di arrivare in Bosnia e da lì proseguire in Croazia.
Nei giorni scorsi Sarajevo ha reso nota l’intenzione di voler presentare due note di protesta contro Montenegro e Serbia, Paesi accusati entrambi di non impegnarsi a sufficienza nel fermare i migranti provenienti dalla Grecia.
Se verrà realizzata, la nuova barriera riguarderà solo determinate aree del Paese e consisterà in un recinto in filo spinato steso lungo il confine. Tra Montenegro e Albania esiste un accordo sui rimpatri.
Dal 2015 a oggi, da quando è cominciata la crisi dei migranti, sempre più Paesi hanno deciso di innalzare barriere. Subito dopo l’Ungheria è stata la Macedonia ad avviare nel novembre del 2015 la costruzione di una barriera lunga 1,5 chilometri al confine con la Grecia e precisamente vicino al campo di Idomeni, dove si trovavano accampati migliaia di migranti. Una barriera di 30 chilometri esiste anche lungo il confine tra Bulgaria e Turchia, mentre in soli tre mesi, nel 2016, la Gran Bretagna ha finanziato e realizzato la costruzione del «muro di Calais» per impedire ai migranti che si trovano nella località francese di attraversare la Manica.
Da ricordare, infine, le continue minacce dell’Austria di innalzare una barriera al confine con il Brennero.