Milano, 23.11.2004 - 1. Eh, già... la nuova legge urbanistica sarà ancora peggiore di quanto temessimo da quando sono cominciati i nostri interventi contro il nuovo corso Inu, contro Avarello, Lupi, ecc. Il 3 novembre "Il Sole 24 ore" riportava un'intervista al presidente dell'istituto col sottotitolo Avarello (Inu): avanti con la legge Lupi di riforma. Del resto il caso di Milano (in principio la Bicocca, ma come manifesto a grande dimensione di un modo di intervenire nel corpo della città da tempo impiegato; poi i nuovi, assurdi progetti sui più significativi dei quali ho già scritto) l'abbiamo citato più volte quale anticipata applicazione della nuova "urbanistica" (anche qui, come per certe parole virgolettate da Eddy, quei segni ortografici sono obbligatori e stanno ad indicare che l'urbanistica è morta, per me, o sta per morire, per voi). Se la proposta della Margherita s'incontra veramente con quella estremistica non vedo come ci possiamo salvare dalla distruzione che per me, come sapete, è già quasi compiuta. I Ds che ci stanno a fare? Per noi che veniamo da lontano (quantomeno Eddy e lo scrivente), la delusione e la preoccupazione sono davvero enormi. Ma quando ci è capitato di leggere qualche passo serio sulla politica urbanistica nei documenti della sinistra partitica? Forse solo nel programma di Cofferati per Bologna e dintorni. La realtà, bruta e brutta, è che nella sinistra i termini urbanistica, architettura, città, territorio, natura, ambiente, paesaggio... possono essere scritti o detti per caso, non hanno dietro niente. Dopo le elezioni amministrative abbiamo sperato nei nuovi compiti che nuovi e vecchi comuni del centrosinistra avrebbero potuto svolgere: ma siamo sempre allo stesso punto: sperare sperare sperare e poi resistere resistere resistere. I grossi comuni già da tempo governati dalla sinistra, in quale strada si cono incamminati? A leggere Erbani su Firenze (L'assedio degli architetti, Repubblica 20.11.04) sembra che ben poco li distingua quanto a scelte esecutive, a parte la presenza del piano regolatore che invece a Milano proprio non esiste più. Non solo sono preoccupato, sono altresì incazzato mentre leggo "sono ben quarantasette i comitati sorti a difesa del centro storico e di aree verdi minacciate", e in parallelo "per il Comune siamo invece a una svolta con l'arrivo di grandi progettisti, da Norma Foster a Jean Nouvel". Non se ne può più con la faccenda dei Grandi (?) chiamati dagli ignoranti amministratori (sì, anche il sindaco di Firenze) come fossero gli dei salvatori mentre, al contrario (vedi Milano, appunto con Foster, Lebeskind ecc.ecc ), esibiscono loro forme più o meno fantasiose nel più totale disinteresse dei contesti e della storia. Ma a Firenze, mi si obietta, ci sono anche Natalini, Isola e Dal Co, c'è il vecchio amico Leonardo Ricci: ma se anche lui è contagiato dalla mania grattacielica, benché 64 metri siano nanismo rispetto al grattacielo pensato per la sede della Regione Lombardia...
Non conosco il documento di Fassino (maggioranza) per il congresso dei Ds. Leggo l'articolo di Alessandro Genovesi sull'Unità del 21 novembre, Maggioranza Ds, un progetto da contrastare: la preoccupazione aumenta perché, a parte la sicura mancanza di qualsiasi riferimento ai temi che ci preme sentire trattare da sinistra, è probabilmente vera la critica di Genovesi: "Un progetto da contrastare perché sbagliato e destinato a farci tornare indietro, come Ds e come centrosinistra. Nel merito della proposta programmatica perché essa sancisce una subalternità proprio a quel modello che, dopo 20 anni, ha privatizzato il mondo, ridotto il lavoro in merce, prosciugato la democrazia reale nei paesi ricchi, portato più miseria e più guerra nei paesi poveri, fino a mettere in discussione la nostra stessa sopravvivenza su questo pianeta". Come pretendere un'attenzione all'urbanistica in questo fosco quadro? Catastrofismo, si dirà. Niente affatto. Anche Fassino, per non dire di un Morando o un De Benedetti, esponenti della vecchia mozione di destra ora confluiti nella maggioranza, mi sembra perfetto per gestire una svolta definitiva moderata e conservatrice, entro cui potrebbe trovare la sua comoda nicchia la nuova "urbanistica" avarelliana e lupesca.
2. L'articolo di Scalfari sulla patrimoniale o qualsiasi altra forma simile di tassazione mi è parso davvero interessante, direi impressionante per il coraggio di rompere un tabù. Escluso Bertinotti che ha accennato a una patrimoniale "classica", chi nel centrosinistra ha mai valicato la barriera del silenzio in particolare relativo alle rendite fondiarie e finanziarie? Noi, intendo gli anziani se non vecchi, ci ricordiamo bene le battaglie contro la rendita, Pci certamente in campo forse non in primissima linea, sebbene non tutti, urbanisti e architetti di sinistra, fossimo d'accordo nell'attribuire alla sola rendita il primato dei mali della società.
Oggi la conclusione di Salzano nella risposta a Fatarella paragona gli interessi "perversi" ecc.ecc. a "un muro di mattoni": perciò "la pazienza e la tenacia possono sgretolarlo". Sono colpevole se alla mia età tenacia ne possiedo ancora molta, ma pazienza pochina?
“Il nous faut drainer la colère”, dobbiamo incanalare la collera, scriveva Louis Aragon e cantava Yves Montand. Costruiamo canali, se non ci sono. Uno schieramento che va da Scalfari a Bertinotti dovrebbe essere abbastanza vasto nelle coscienze. Non potrà non farsi sentire.