Giro a te, e agli amici urbanisti, un quesito a cui penso da tempo. Chi ha seguito le mie comunicazioni a Eddyburg avrà notato il mio prevalente interesse per gli aspetti dottrinali e generali dei nostri problemi, pur di fronte alle gravi questioni pratico- politiche contingenti, che urgono nel momento presente, ed io per primo mi guardo bene dal sottovalutare. Questo mio atteggiamento riflette la distinzione tra un’anima teorico-dottrinale e una pratico-politica, che da sempre hanno dato vita al corpo degli urbanisti italiani (e una volta era ben viva anche nell’INU). Ora il mio quesito è: quale delle due anime può e deve innervare l’azione degli urbanisti, che vogliono riconoscersi in quella vecchia tradizione? Noi che leggiamo e scriviamo Eddyburg intendiamo essere tra questi; il quesito ci si presenta, mi pare, naturalmente.
Il quesito non è da poco, perché nei frangenti attuali (legge Lupi in testa) ci si deve chiedere quale linee strategiche siano possibili, convenienti e praticabili per attraversarli e superarli. La risposta è quasi ovvia (e la trovo implicita nei tuoi commenti alle mie considerazioni): ambedue le anime debbono guidare la nostra azione. Quella politica deve promuovere azioni pratiche immediatamente finalizzate (ora a contrastare la sciagurata legge che viene proposta); quella teorica, intesa a serrare le nostre file, può solo esercitarsi nel dibattito tra noi ( e magari nei pochi che possono esservi coinvolti). Di più non vedo cosa si possa fare nei tempi presenti di sordità culturale e gran chiasso mediatico. Intendo noi che leggiamo e scriviamo Eddyburg, lasciando stare gli altri (INU compreso) che in questa materia preferiscono tacere o addirittura esprimono posizioni contrarie alle nostre. Il fatto è che purtroppo il dibattito non si vede, e questo motiva il mio quesito. Chi ha risposto alla sollecitazione, che ci è venuta da Vezio De Lucia, per un dibattito sul paesaggio e sulla stretta connessione fra tutela e pianificazione, che porterebbe a ragionare sulla componente estetica nella medesima pianificazione territoriale? Eppure sono argomenti ricchissimi di nuove implicazioni dottrinali. Come lui ha proposto questo dibattito, così io propongo che qualcuno (Eddyburg, Polis?) promuova il necessario dibattito su altrui temi dottrinali, che a mio giudizio sono ancora aperti. I temi non scarseggiano. Possono valere, per cominciare, quelli da me proposti nella precedente comunicazione, se è vero, come dici nel tuo commento, che sembrano importanti.
Post scriptum: La vicenda elettorale ultima, felicemente conclusa, mi sembra dimostrare che la gente non è del tutto insensibile alle ragioni del buon senso.Alla radice di tutti i commenti, che ascolto e leggo, mi pare di poter scorgere la notazione (importantissima) che la sconfitta di Berlusconi è segno di un generale avanzamento culturale e politico, che inevitabilmente procede di pari passo con la democrazia nel nostro Paese. Diamo anche noi urbanisti una mano a questo avanzamento , per quanto ci compete!
Caro Franco, non so se sia sempre stato così, ma oggi è difficile ottenere che ua serie di persone, interessate a temi complessi, accettino (trovino il tempo) di partecipare a una discussione “in remoto”, utilizzando gli strumenti informativi moderni. Ricordo che anche quando ero direttore di Urbanistica informazioni organizzare un dibattito su un tema d’attualità era estremamente difficile, e richiedeva sforzi organizzativi che adesso Eddyburg certamente non può permettersi. Si può, su qualche tema specifico, organizzare un forum e poi pubblicarlo: Gabriella Corona ne ha organizzato uno qualche tempo fa, invitando un gruppetto di persone appartenenti a varie discipline (storici, economisti, agronomi, urbanisti) a discutere sul tema del rapporto tra pianificazione e ambiente; ne pubblicherà il resoconto sulla rivista Meridiana . Ma occorre che ci sia una persona che si faccia carico del problema, e che abbia le capacità culturali e organizzative di “montare la macchina”. Credo che il “dibattito libero”, su un sito come questo, su una gamma di argomenti complessi, ciascuno dei quali richiede approfondimento, riflessione, esposizione sintetica ma compiuta, sia altrettanto probabile che l’ottenere la ricomposizione di un puzzle agitando i pezzi in una bussola.
E tuttavia, il dibattito c’è, i temi che proponi sono discussi, nel senso che molti si esprimono, o nei testi che qui raccolgo, o scrivendo ad hoc, oppure intervenendo su posizioni da altri espresse. Viviamo dentro un dibattito che ci circonda e di siamo parte, sebbene in modi meno razionali, ordinati, costruttivi, coerenti di quanto ci piacerebbe.