la settimana prossima sarà decisiva per il paesaggio della Sardegna. Il piano casa (?) è in fase di approvazione, con qualche contrasto all'interno della maggioranza in Consiglio regionale, segno che si tratta di un provvedimento difficile da accettare anche per quelli più forti di stomaco. Ma temo che verrà approvato e sarà tra i peggiori nella classifica dei piani voluti dalle regioni nel solco dell' annuncio del premier. Una legge regionale che inciderà su un piano paesaggistico, con incrementi di volume pure nelle parti più delicate delle coste, è roba da non credere, ma non per chi - figuriamoci - ha pensato di cambiare la Costituzione con il lodo Alfano.
Lo aveva detto Berlusconi in campagna elettorale che sarebbe finita la carestia edilizia degli anni di Soru (“i migliori anni della nostra vita” potremmo dire noi osservatori appassionati di questi temi). E non è difficile immaginare il suo smagliante, terribile sorriso alla notizia di un'altra Regione che ha imboccato la strada maestra.
Tutto secondo il programma ispirato dalla demagogia pop che conosciamo bene. Prima si attizza l'insofferenza verso la pianificazione (l'individualismo antisociale è normalmente vigoroso). Poi basta azzopparle le regole, iniziando il processo di correzione del piano paesaggistico senza prendersi la briga di farlo davvero. Così si capisce quanto si può tirare la corda.
Il danno sarà oltre gli effetti del fai-da-te che si vedranno nell'isola. Perché la cosa peggiore è il messaggio che stanno mandando: la tutela del territorio è una fissazione di pochi pessimisti. I soliti del “partito del no”, che vaneggiano sul paesaggio invece di calcolare con ottimismo quanti bi-trilocali starebbero su quel costone così tenero che si taglia con un grissino.
Colpisce che vadano avanti nonostante tutto, nonostante le tragedie che hanno colpito alcune parti del Paese e che non hanno risparmiato la Sardegna.
Aiuto!
Sembra che il Consiglio regionale stia animatamente discutendo quanto tutelare o non tutelare entro una fscia di 300 (trecento) metri, che per una larga maggioranza sarebbe l'area costiera da tutelare!.Sembra che si voglia consentire ricostruzioni con vistosi premi di cubatura al di là di questo limite.
Se per caso fosse così bisognerebbe dire che chi non preferisce il cemento al paesaggio, e ciò nonostante accetta questo piano di discussione, o è ignorante oppure è ipocrita.
La vigente tutela della costa sarda è ben più estesa e articolata dei quel limite geometrico. La aree da tutelare (anche con l'esclusione di nuove cubature e di infrastrutture) non solo è generalmente molto più ampia, (2.000 metri mediamente, con punte fino agli 8-10mila), ma è accuratamente studiata analizzando le caratteristiche paesaggistiche (visuali, ambientali, ecologiche, funzionali) di tutti gli ambiti costieri.
I limiti solo geometrici (quali i 150 m della legge Galasso 431/1985, i 300 m della successiva legge regionale 45/1989, anche i 2.000 m della legge regionale 8/2004) costituiscono una salvaguardia transitoria assolutamente grossolana ("colpi di sciabola", li definiva Alberto Predieri a proposito dei vincoli della Galasso), in attesa delle più accurate determonazioni della pianificazione paesaggistica.
Siamo veramente curosi di sapere se i consiglieri regionali sanno queste cose e, soprattutto, se ne terranno conto ed eviteranno di modificare le norme di difesa del paesaggio costiero con una successione di colpi di mano, quale quello che si perpetrerebbe col "piano-casa" se si volesse rispettare solo il miserevole limite dei 300 metri.