Non ci è stato dunque dato di avere Paolo Ravenna osservatore attento (pur se non necessariamente qui presente di persona) a quanto andrà a discutere questo nostro incontro di oggi. Ci mancherà il suo sicuro giudizio (sul quale facevamo affidamento) sul modo in cui Italia Nostra deve sapere esercitare la sua responsabilità di libera associazione di fronte ai complessi problemi che le distruzioni del sisma e la ricostruzione pongono alle istituzioni pubbliche e innanzitutto pongono alle amministrazioni delle comunità colpite e agli uffici della tutela del patrimonio culturale. E questa dolorosa assenza ci stimola a riflettere sul rapporto consolidato negli anni tra Paolo Ravenna e Italia Nostra che sarebbe semplicistico considerare di ideale immedesimazione e risolvere nella ricognizione delle esemplari iniziative che Ravenna ha saputo concepire e voluto perseguire nei modi che son propri di questa nostra associazione. Da lui intesa, ne abbiamo sempre avuto la consapevolezza, come il più adeguato strumento per l’esercizio dell’impegno civile cui il cittadino responsabile è chiamato in un ambito di autonomia estraneo a quello nel quale si confrontano i partiti: e l’associazione così intesa è fattore di arricchimento della complessiva vita politica. Un impegno rivolto innanzitutto al più prossimo ambiente di vita e cultura e proiettato dentro l’orizzonte dell’intero paese (travolta l’antitesi locale – nazionale) per una responsabilità assunta verso la comunità nazionale. Italia Nostra lo ricordava, fu voluta, e nel suo più di mezzo secolo di vita è stata, unitaria e nazionale.
Ma se certo la personalità di Paolo Ravenna non si risolve ed esaurisce (non vogliamo, complessa come è, risolverla ed esaurirla) nella sua appassionata (ma sempre lucida) partecipazione alla vita della associazione, non possiamo qui sottrarci a quell’essenziale repertorio delle sue idee, forti ben può dirsi, che son divenute iniziative di Italia Nostra e spesso, misura del loro illuminato realismo, opere per tutti. Fu sua la prima concretamente concepita ipotesi di un parco, dovuto per la salvaguardia dei territori ferraresi del Delta e delle residue valli minacciate da una definitiva artificializzazione; sua la indicazione della più appropriata conversione d’uso dei complessi exconventuali ferraresi idonei ad assicurare l’insediamento degli istituti universitari in sviluppo, integrati nel tessuto vivo del centro storico e ricordiamo l’esemplare convegno di promozione di quella ambiziosa operazione; sua la fortunata campagna per il recupero - restauro delle mura, metafora della difesa attuale dell’idea di città che con gli Este fu la prima città moderna d’Europa (intangibili rimangano e son rimasti gli spazi verdi di sottomura) e la mostra promosse questa idea della “moderna” Ferrara anche oltre oceano; sua la intuizione che ben può dirsi geniale, su questa stessa linea di proiezione nella modernità, della “addizione verde”nel preservato Barco, che ricongiunge la città al suo fiume, e ha già trovato una prima attuazione nel parco dedicato a Giorgio Bassani; sua la ben fondata e vincente rivendicazione per Ferrara dell’atteso museo della cultura e presenza ebraica in Italia, che Ravenna avrebbe visto insediato nel Barco con una nuova architettura di assoluta qualità (di cui, se avesse realizzato il giovanile sogno di farsi architetto, lui sarebbe stato capace) o forse avrebbe preferito il museo opportunamente articolato dentro il vasto quartiere urbano del Ghetto con le sue sinagoghe (che ha buon titolo per accoglierlo), piuttosto di un solenne memoriale della shoah dentro il recuperato e severo edificio ex carcerario.
Si è detto di questa appassionata cittadinanza ferrarese esercitata assiduamente da Ravenna e se ne può parlare a condizione di vederla espressione di una lucida, originale nel senso di non comune, intelligenza della città e dentro l’ampia rete di relazioni ideali che vanno oltre i confini stessi del paese, aperte dalla appartenenza, cui da laico era rimasto fedele, alla cultura delle comunità israelitiche.
E questa appassionata e lucida cittadinanza ha animato negli anni Italia Nostra a Ferrara e ha dato vita a un modello alto, esemplare, di condotta della associazione, che qui ha esercitato (come forse in nessun altro luogo del paese) un ruolo incisivo e talvolta perfino determinante nella vita civile della città, con un equilibrio che pur nella fermezza delle posizioni ha evitato l’asprezza degli scontri, sapendo con tenacia conquistare decisivi consensi e meritando insomma il generale riconoscimento in considerazione e stima, come abbiamo visto in questi giorni testimoniato dal corale saluto riconoscente e affettuoso che Ferrara ha voluto dare a Paolo Ravenna. E per Italia Nostra rimane motivo di orgoglio che un uomo come Paolo Ravenna abbia riconosciuto nell’associazione i modi a lui più congeniali per l’esercizio dell’impegno civile.