L'uscita dalla crisi economica che attanaglia il continente e soprattutto l'Europa meridionale sarà lunga e dolorosa senza l'allentamento dell'isteria del rigore a livello continentale e senza una più espansiva politica monetaria. Su quest'ultimo punto, il graduale cambio di rotta della Banca Centrale Europea inaugurato dal governatore Mario Draghi sta dando i suoi frutti: la meno equivoca riaffermazione della funzione della Bce come prestatore di ultima istanza ha domato gli spread, e nel processo ha peraltro mostrato che la loro impennata era dovuta più alla percezione del rischio di crisi di liquidità, piuttosto che un problema di solvibilità dei bilanci (tant'è che i tassi sul debito sono scesi sia per la Spagna che ha un rapporto debito/PIL comparativamente più basso, sia per l'Italia cui rapporto era già alto ed è persino salito nell'ultimo anno).
L'allentamento del rigore dei bilanci, specie attraverso le politiche fiscali da parte del nucleo economico dell'Europa settentrionale, assieme ad una ancora più attiva politica monetaria che innalzi gli obiettivi di inflazione, specie nel nord Europa, sarebbe quindi una possibile ricetta per l'uscita della stagnazione economica del continente e della depressione del sud europeo.
C'è in tutto questo una storia più grande da raccontare. C'è sempre qualcosa di iper-ideologico negli inviti di abbandonare discussioni "ideologiche" e di fare "cose concrete". In genere, è un modo per anestetizzare e squalificare la possibilità di discutere e di ragionare sulle cose che davvero contano, e tali squalifiche sono per loro natura iper-ideologiche: dietro l'invito alla concretezza si cela l'idea che non c'è niente da fare, che è meglio rivolgersi all'omeopatia, perché tanto un cambio di rotta non è possibile, perché non ci sono alternative. "Non ci sono alternative" ("There is no alternative") lo diceva Margareth Thatcher, ed era appunto un esempio di ideologia allo stato puro.