Cari cittadini che votate PD,
in questi giorni il partito in cui avete riposto le vostre speranze di un futuro migliore ha imposto nella discussione alla Camera sulla revisione costituzionale tempi ristretti come per un decreto legge: la Carta costituzionale trattata alla pari di un provvedimento di necessità e urgenza da liquidare alla svelta.
A questa obiezione i dirigenti del PD replicano in due modi. Sostengono in primo luogo: sono anni che se ne discute e ormai è l’ora di concludere. In realtà ha discusso solo, e male, il Parlamento, ma nel paese il tema è ignoto alla maggior parte dei cittadini, che non sono stati chiamati a ragionarne nemmeno dai loro stessi partiti. Voi stessi non siete mai stati convocati dal PD in assemblee cittadine; l’argomento è tabù per voi e appannaggio solo dei parlamentari. Se voi aveste voluto rovesciare le priorità e chiedere al PD di occuparsi prima di tutto della crisi economica e della mancanza di lavoro non avreste mai avuto la sede pubblica per farlo.
In secondo luogo il PD ribatte che, alla fine, la maggioranza ha il diritto di vedere realizzati i propri progetti e non può farsi soffocare dall’ostruzionismo delle opposizioni. Qui c’è la mistificazione più grave. Il PD ha l’attuale maggioranza dei seggi alla Camera solo a causa del mostruoso premio previsto dal Porcellum per chi prevale, sia pure di poco, nella competizione elettorale. E’ ora di ricordare che il PD ha preso nel 2013 circa il 26% dei voti. Ha prevalso a fatica sul Movimento Cinque Stelle, ma la sua maggioranza di voti ricevuti è poco più di un quarto dei voti scrutinati. Peggio ancora: poiché i non votanti sono stati circa il 40% degli aventi diritto al voto, la maggioranza del PD calcolata sulla totalità dei cittadini con diritto di voto è ancora più bassa: un’autentica minoranza. Che però col premio diventa maggioranza nelle aule parlamentari.
Ora questa falsa maggioranza ripete di continuo che sono necessarie le riforme. Non per migliorare le condizioni dei cittadini ma per cambiare le istituzioni: la riforma del Senato e la legge elettorale. La prima viene ritenuta necessaria perché il nostro tempo europeo esige rapidità e richiede il passaggio da due Camere legislative a una sola. La seconda è richiesta anche dalla Corte Costituzionale che ha giudicato in buona parte incostituzionale la legge elettorale, il Porcellum con cui abbiamo votatole ultime tre volte, 2006, 2008 e 2013.
Ma in realtà le riforme in discussione non risolvono affatto i due problemi.
Invece di abolire il Senato e passare direttamente a un sistema monocamerale si inventa un Senato posticcio e contraddittorio. Non è eletto dai cittadini ma ha potestà legislative. E’ dotato di poteri rilevanti (vota il Presidente della Repubblica, concorre a modifiche costituzionali) ma è composto da soggetti nominati dai consigli regionali. In nome della lotta ai costi della politica è ridotto dai 315 attuali a 100 senatori, ma alla Camera lo stesso criterio non vale: resta composta da 630 deputati. Il motivo è semplice: al contrario del Senato, alla Camera il premio di maggioranza garantisce, come si è visto, una maggioranza certa, anzi sproporzionata in rapporto ai voti ricevuti, quindi i deputati dovevano essere tenuti buoni.
Invece di mandare al macero la legge elettorale attuale se ne fa una copia che ne mantiene alcuni insidiosi aspetti incostituzionali. I capilista saranno bloccati e ciò comporta che circa due terzi dei parlamentari saranno nominati dalle segreterie di partito e non scelti dagli elettori. L’enorme premio di maggioranza renderà diseguale il voto dei cittadini: la minoranza più grossa uscita dalle urne avrà 340 deputati, tutte le altre minoranze dovranno dividersi i restanti 290. Chi voterà per la prima conterà molto di più di chi voterà per le altre.
Al confronto col Porcellum c’è un pericoloso peggioramento: il premio di maggioranza andrà non a una coalizione ma a un solo partito. Quindi la più grossa delle minoranze, divenuta falsa maggioranza, avrà il dominio assoluto alla Camera, ma a sua volta sarà dominata da chi avrà avuto il potere di nominare chi sarà stato eletto. Il risultato finale sarà una falsa maggioranza di ubbidienti al servizio di chi li ha fatti eleggere.
La sovranità popolare sarà ridotta alla scelta, ogni cinque anni, di un vincitore telegenico che diventerà dominatore assoluto. Egli infatti disporrà del potere di esigere che i disegni di legge del governo vengano votati entro sessanta giorni senza emendamenti. Tutte le attività parlamentari, di commissione e di aula, avranno funzione servile. La falsa maggioranza parlamentare avrà poi la possibilità di eleggere da sola il Presidente della Repubblica e plasmare la Corte Costituzionale e potrà così impadronirsi dei residui strumenti di controllo.
A ciò si aggiunge un colpo ulteriore: le possibilità di partecipazione diretta dei cittadini alla politica sono ora rese più difficili perché le firme da raccogliere per le leggi di iniziativa popolare passano da 50.000 a 150.000, quelle per i referendum da 500.000 a 800.000: i pochi padroni della politica vogliono essere sicuri di non essere disturbati.
In sintesi, le due riforme insieme cambieranno non solo la forma di governo ma anche la forma di Stato: si passa di fatto dalla repubblica parlamentare alla repubblica presidenziale. Peggio: sarà un presidenzialismo sgangherato, del tutto privo degli incisivi strumenti di controllo cui è assoggettato, per esempio, il presidente degli Stati Uniti.
Cari cittadini che votate PD,
per venti anni abbiamo lottato, anche insieme a voi, contro il disegno del centrodestra di modificare la Costituzione e sottomettere così il Parlamento alla volontà del governo. E ci siamo riusciti quando nel 2006 la volontà popolare ha bocciato la sua riforma della Costituzione. Ora quel programma del centrodestra è assunto in pieno e perfino aggravato dal PD.
Un partito consapevole che la sua maggioranza è frutto di una legge elettorale incostituzionale dovrebbe astenersi dal toccare la Costituzione e dedicare tutte le sue energie ad affrontare e risolvere i più gravi problemi del paese. I principi più luminosi della Costituzione sono ben lontani dall’essere realizzati: la Costituzione attende ancora di essere attuata. Il Pd invece la stravolge con l’obbiettivo esplicito di attribuire a chi vince le elezioni, anche per un solo voto, un potere illimitato che nemmeno nei suoi sogni più ottimistici Berlusconi aveva immaginato per sé. Ora si oppone a un disegno che gli è sempre piaciuto fino a pochi giorni fa, perché si è convinto che quel potere tocchi a Renzi invece che a lui.
Cari cittadini che votate PD,
può darsi che alcuni, o forse molti, tra di voi siano ormai convinti che il Parlamento non abbia da molto tempo dato buona prova di sé, e che è meglio un leader capace di apparire veloce piuttosto che un parlamento lento e impacciato. Bisogna ammetterlo: non è facile oggi difendere il Parlamento. Ma riflettete: è già tre volte che il Parlamento è stato eletto con una legge che ha frustrato in profondità la sovranità popolare.
Tre Parlamenti si sono succeduti senza che i cittadini potessero formarlo secondo la loro volontà. Tre Parlamenti composti in massima parte da raccomandati delle segreterie di partito incapaci di produrre attività legislativa in armonia con le esigenze più pressanti del paese. Invece di cambiare e migliorare la selezione degli eletti, la via imboccata dal PD con queste riforme costruisce un Parlamento ancora più raccomandato e lo consegna alla volontà di una persona sola.
Non è mai stato questo il vostro modo di pensare la politica. Convincete il vostro partito a cambiare strada: ampliate la democrazia invece di lasciare che sia soffocata.
(16 febbraio 2015)