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Mentre si susseguono riunioni di ministri che fan finta di trovare soluzioni alternative all’ingresso di grandi navi in laguna o discettano sul numero di turisti compatibile con la sopravvivenza della città e dei suoi ultimi abitanti, apprendiamo dalla stampa locale che “il sindaco è in volo per New York per promuovere Venezia”!
Secondo il comunicato ufficiale non si tratta della ennesima gita di piazzisti pataccari che girano il mondo per vendere beni che non sono di loro proprietà, secondo il modello bene spiegato da Tomaso Montanari nel suo articolo “Italia svendesi”, ma di una missione più ambiziosa.
Il sindaco di Venezia, infatti, accompagnato da una folta delegazione di cui fanno parte Confindustria, il comitato Expo 2015, il pluriindagato Consorzio Venezia Nuova ed altre glorie locali, intende presentare Venezia come “icona mondiale della resilienza, cioè l’arte di adattarsi ai cambiamenti mantenendo in equilibrio un sistema”. L’idea è che gli abitanti di New York, ed il sindaco uscente Bloomberg, siano preoccupati per il rischio di inondazioni e quindi, se gli mostriamo il sistema di difesa dalle acque cosiddetto Mose, ne trarranno insegnamenti e, soprattutto, compreranno qualcosa.
Oltre che di sostenibilità ambientale, infatti, si parlerà anche di affari e si illustreranno agli americani le “opportunità artistiche, culturali, imprenditoriali offerte da Venezia”. Forse si tratterà la vendita di qualche palazzo - e pazienza se qualche cittadino potrà pensare che il sindaco si comporta come fosse lo scaltro consigliere di amministrazione di un comitato d’affari che si è arbitrariamente intestato i beni comuni- quel che conta è che la città dimostri di essere attrattiva per gli investitori e che i potenziali compratori non facciano distinzione, come in qualunque traffico di merce rubata fra opere autentiche, falsi e contraffazioni. Venezia si è trasformata nella copia della sua immagine distorta e distinguere l’originale dalle copie non è agevole.