Tra i vincitori in borsa delle elezioni americane, spiccano Corrections Corp e GEO Group, due società che possiedono e gestiscono prigioni private, le cui azioni sono salite rispettivamente del 48% e del 34% , e la Magal Security Systems il cui titolo ha guadagnato il 20% in una settimana.
The Immigrant-Only Prisons (2015) |
Per i padroni delle prigioni, la vittoria di Trump rappresenta l’occasione di invertire la crisi del settore, che si era profilata in seguito alla decisione del Dipartimento di Giustizia di sospendere contratti e appalti in seguito ai molteplici scandali e alle denunce di violenze e maltrattamenti ai danni dei detenuti. Ora, la prospettiva di incarcerare un gran numero di immigrati senza documenti, è per loro una garanzia di grandi profitti. Va ricordato, a questo proposito, che undici carceri privati sono destinati esclusivamente ai non-cittadini americani ed è chiaro che i “clandestini” sono i clienti perfetti per queste strutture.
Magal Security Systems è una società israeliana, quotata a Wall Street, leader mondiale nel settore della cyber sicurezza. Oltre alle recinzioni della striscia di Gaza e ai vari dispositivi per ingabbiare i palestinesi, ha realizzato anche le barriere lungo le frontiere con l’Egitto e la Giordania che impediscono il passaggio di profughi e migranti africani.
I dirigenti di Magal sottolineano che la società non si occupa di filo spinato, ma crea e realizza “smart fences”, cioè barriere che richiedono l’impiego di sofisticati sistemi tecnologici (sensori e dispositivi mobili e satellitari) ed è una delle “punte di eccellenza nel mercato della sicurezza”.
Magal Security Systems built the walls around Gaza |
“Stiamo sempre più concentrandoci sul mercato internazionale”, dicono i portavoce della società che, in Europa ha già fornito i sistemi di video sorveglianza dell’aeroporto di Monaco ed in Africa sta cercando di aggiudicarsi la costruzione dei 682 chilometri di confine tra il Kenya e la Somalia. Nel corso di una recente visita a Nairobi, insieme al primo ministro israeliano Netanyahu, i suoi rappresentanti si sono dichiarati fiduciosi di ottenere la commessa, perché “chiunque può mostrare un powerpoint, ma solo noi abbiamo realizzato un progetto complesso e costantemente testato come Gaza!”. A dimostrazione che Gaza è un laboratorio dove il blocco militare, industriale e accademico, che ha trasformato Israele in un efficiente e feroce cane da guardia, sperimenta su cavie umane i suoi prodotti e poi li vende ai governi dei paesi democratici.
Non a caso, Saar Koursh, l’amministratore delegato di Magal, è molto soddisfatto della situazione mondiale. ”Il business dei confini sembrava aver toccato il fondo”, ha detto, “ma poi è arrivato lo stato islamico e il conflitto siriano … il mondo sta cambiando e le frontiere stanno tornando. E’ un grande momento”. E in effetti, grandi momenti si profilano all’orizzonte, se Trump manterrà la promessa fatta durante la campagna elettorale di affidare alla ditta, che è già impegnata in Arizona nella costruzione di barriere anti immigranti, la fortificazione del confine con il Messico.
Ma non è solo Trump a scegliere il marchio Magal. Delle sue tecnologie d’avanguardia messe a punto in decenni di occupazione dei Territori Palestinesi, si è discusso la settimana scorsa alla conferenza HLS & Cyber 2016 (Tel Al Aviv 14-17 novembre) dedicata alla “Homeland security”, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di alcuni governi europei, nonché di Frontex e Interpol. L’Italia ha inviato una “delegazione imprenditoriale e istituzionale di primo piano” (da Enav a Eni a Finmeccanica-Leonardo) e due italiani sono stati inclusi tra gli speaker internazionali: il capo della polizia Franco Gabrielli, che ha espresso la sua ammirazione per la tecnologia israeliana e Alfio Rapisarda “senior vice president security” di Eni, le cui buone azioni in giro per il mondo necessitano protezione e sicurezza