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Da dove ho tratto la mezza paginetta qua sotto che parla di ‘mix funzionale libero’?
Le risposte possibili sono:
A. è uno scherzo di Carnevale
B. è il sogno di un immobiliarista che lo ha subito scritto al risveglio, perché altrimenti se lo dimenticava
C. era la ricetta della signora Tatcher per le Enterprise Zones (destinate alle periferie più sfigate delle città di antica industrializzazione nell’epoca del loro drammatico declino): peraltro mai applicata in maniera così radicale
D. è un incubo: tutti li facciamo quando ‘abbiamo esagerato’; i miei hanno spesso a che vedere con città orrende e quartieri dormitorio in cui non si incontra nessuno o si fanno incontri spiacevoli (una Esselunga aperta di notte), o non si riesce a orientarsi….e ci si perde
E. oppure?
Ecco la mezza paginetta, in corsivo:
«Rispetto a altre esperienze (…) di piano che hanno sperimentato soluzioni diverse da quella presentata in questo volume (…) il superamento dello zoning (…) viene reso ancora più estremo con l’abolizione della disciplina funzionale su tutto il territorio urbano consolidato (TUC), condizionata esclusivamente al rispetto delle compatibilità igieniche e ambientali di contesto, nonché alla verifica delle qualità dei suoli su cui si determinano le trasformazioni. Un atteggiamento che, da una parte, presenta una netta presa di posizione rispetto alla inefficacia dei piani urbanistici (…) nel governare e regolare in modo appropriato l’assetto degli usi dei suoli e degli immobili; dall’altra, rendendo totalmente libera la potenziale localizzazione delle destinazioni d’uso, sembra auspicare la spontanea generazione di mix funzionali articolati, difficilmente prevedibili o generalizzabili ex ante.
«Attraverso il criterio generalizzato dell’indifferenza funzionale si intendono, così, assicurare larghe opportunità di intervento ai soggetti interessati allo sviluppo dei progetti di rigenerazione urbana, senza arbitrariamente prefigurarne i contenuti funzionali e ponendo come unica raccomandazione generale che i futuri piani urbanistici attuativi verifichino una significativa qualificazione del mix funzionale, non meglio identificata, né rapportata a precisi obiettivi di contesto. Questa flessibilità, definibile come mix funzionale libero, costituisce un aspetto che non trova applicazione solo ai progetti di trasformazione urbana riconosciuti strategici, ma viene esteso e generalizzato alla disciplina delle destinazioni d’uso di tutti gli immobili della città consolidata, la cui regolazione è affidata al Piano delle Regole (PDR). Infatti, in tutta la città disciplinata dal PDR, la scelta delle destinazioni d’uso viene liberalizzata e gli interventi possono valutare senza alcuna restrizione quale destinazione attribuire agli immobili oggetto di intervento.».
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Post scriptum: brevi citazioni dedicate agli “urbanisti con l’anima”:
Mixed-use mandatory inclusionary zoning:
«In urban design, diversity implies more mixed, inclusive, and integrated communities. Human scale in community design, means a walkable neighborhood focus and an environment that encourages everyday face-to-face interaction. In its most concrete expression, human scale is the stoop of a townhouse or the front porch of a home rather then the stairwell of an apartment or the garage door of a tract home; it is a walkable city block rather then autodominated superblock; it is local and decentralized services and nearby destinations rather then remote public and private institutions – it is the fine grain of great urban places» (Peter Calthorpe, 2011)
Mixité des usages et des activités:
«Cette notion se définit par la présence de plusieurs fonctions au sein d’un même espace : qu’il s’agisse d’un quartier, d’une rue ou d’un immeuble. C’est l’un des premiers facteurs de mise en place d’un urbanisme de proximité. Cet urbanisme des courtes distances favorise la marche à pied et le vélo, et réaffirme le sentiment du bien vivre ensemble. Il permet aussi de rendre les quartiers vivants à toute heure de la journée, à tout moment de la semaine. Malgré son intérêt, la mixité fonctionnelle est confrontée à une forte réticence de la part même des habitants qui craignent de subir des nuisances. S’il ne faut pas nier le risque de conflits d’usage, la mixité fonctionnelle peut s’organiser et faire consensus au regard des services qu’elle apporte.».
Mixofobia e mixofilia:
«… si può fare qualcosa per influire sulle proporzioni in cui mixofilia e mixofobia si combinano, in modo da ridurre il disorientante, ansioso-tormentoso impatto della mixofobia. In verità sembra che gli architetti e i pianificatori urbani possano far molto per favorire la crescita della mixofilia e ridurre le occasioni di reazioni mixofobiche alle sfide della vita urbana. Ma, a quanto sembra, possono far molto – e in realtà lo stanno facendo – anche per favorire l’effetto opposto». (Zygmunt Bauman, 2005)