Nel 1946 nel primo capitolo del suo “Modo di pensare l’urbanistica”, Charles Edouard Jeanneret, noto con il nome di Le Corbusier, riflettendo compiutamente sulla città moderna e su come essa sia malamente progettata e abitata, afferma che “c’erano già stati grandi urbanisti i quali non maneggiavano la matita ma le idee: Balzac, Fourier, Considérant, Proudhon”.
Nel libro recente di Edoardo Salzano, “Ma dove vivi?”, l’urbanistica converge verso la storia, la filosofia e la letteratura. Il testo si conclude con Lucrezio e il rapporto tra la natura e l’uomo che la vive, con la Manchester industriale, razionale e inumana descritta da Engels nel XIX secolo, la Napoli di Matilde Serao nella quale vince, sino dall’ottocento, la speculazione edilizia. Il capo indiano Sealth, profeticamente e con profonda filosofia, vede la futura degenerazione del rapporto uomo “consumatore di risorse” e il mondo naturale che porta ovunque la traccia del divino, invisibile ai colonizzatori.
Questa necessità di una visione “universale” della città sentita da Edoardo Salzano, è evidente sin dall’incipit. Le prime pagine sono dedicate alla nascita della città. La storia che Salzano, nella foto, racconta incomincia con l’aggregazione umana e, attraverso una lunga parabola, l’Autore spiega la forma urbana di oggi.
Numerosi e in perfetta consequenzialità storica i riferimenti alla realtà italiana nella quale il consumo dei suoli è indirizzato dal predominio della sterile rendita su ogni altra economia. Sono proprio i meccanismi della storia, di quella grande e di quella piccola ( le vicende di tangentopoli, le ingerenze della micropolitica, i disastri degli anni novanta ), che guidano i capitoli del libro. L’urbanistica, i meccanismi applicati ad un’azione essenziale e primaria qual è l’abitare i luoghi, spiegati attraverso la storia. Le planimetrie di Siena e di Lipsia medievali, insieme a tante altre tavole tutte dense di significato, servono a decifrare la contemporaneità sulla quale Salzano si concentra. L’oggi spiegato utilizzando il passato. Chi non possiede gli strumenti per comprendere la realtà soffre perché non ha altra possibilità che subirla. Così l’Autore cerca di fornire al lettore i mezzi per comprendere. Anche quelli normativi, a partire dalla prima legge che dota le amministrazioni di uno strumento che è un punto di partenza, la legge 1150 dell’agosto del 1942. Da allora le città smettono, in Italia, di svilupparsi caso per caso e lo Stato detta le direttive attraverso i piani regolatori. Da qui l’Autore dipana un lineare racconto sulle cose, piccole e enormi, che molti cittadini vedono avvenire nelle proprie città, senza comprenderle, senza interrogarsi.
La divulgazione è un compito riservato ai “saggi” i quali possiedono la conoscenza in un grado così elevato da raggiungere la semplicità. “Ma dove vivi?” è, perfino nel titolo, uno sforzo di far ragionare chi non si fa domande sul dove vive, neppure quando, dice l’Autore, avverte la fatica e il peso di abitare in luoghi difficili, complessi e talvolta dolorosi come le nostre città. Un tentativo di far guardare chi non vede. La divulgazione “alta” che Salzano opera felicemente, fa comprendere come l’Urbanistica non sia una specialità culturale riservata agli architetti ( i quali praticano un artigianato e in casi rarissimi producono perfino arte ma non sono che una via possibile all’urbanistica ) ma è una conoscenza intricata che si regge su una serie di discipline, richiede la capacità di interpretare i luoghi e le società, una visione storica del mondo intorno ed esige, come nel caso di Lucrezio e di Capo Sealth, una filosofia che la sostenga.
Infine le riflessioni sulle condizioni di rischio ambientale planetario calate nelle realtà quotidiane, la qualità ambientale e l’insostenibilità di uno sviluppo ottusamente fondato sul pil. L’accenno ai princìpi latouchani sulla necessità di una decrescita di un meccanismo economico che invece tende alla crescita progressiva e inesorabile. La sostenibilità malignamente confusa con la tollerabilità e le conseguenze terribili di questa confusione. Il collegamento tra i grandi sistemi e la nostra città attuale, la città italiana e la fatica di abitarla, la fatica giornaliera di spostarsi dentro i nostri sistemi urbani. La dimostrazione di quanto una teoria economica entri nel nostro quotidiano e lo influenzi. Gli argomenti si susseguono rapidamente, sempre espressi con rigore e chiarezza esemplari.
Salzano trova perfino il tempo, in chiusura, di ipotizzare un’urbanistica salvifica la cui energia dovrebbe provenire dalla partecipazione di ognuno alla costruzione della città, spesso “pensata” e imposta dal cosiddetto “alto” della politica davanti al quale il cittadino debole sceglie la via del proprio “particolare” sul quale si concentra e dentro il quale si rinchiude. Non è un esercizio retorico rivolgersi ai giovani visto che in essi, se non altro per biologia, è contenuta l’energia sociale sulla quale l’Autore fonda la speranza di un contenimento armonico della crescita al posto dell’aggregazione di uomini e costruzioni chiamata città. Ai giovani è esplicitamente rivolto il libro, ma non solo. Anche il prezioso, accurato glossario è uno strumento ulteriore che l’Autore mette a disposizione del lettore giovane e non più giovane che si avvicina, magari per la prima volta, all’argomento.
L’Autore, l’abbiamo accennato, conclude con “l’urbanistica dei filosofi e degli scrittori” e il lettore chiude il libro con la convinzione che tutti dovremmo essere in possesso di una spinta naturale a riflettere sui luoghi che abitiamo, su come sono fatti e su come dovrebbero essere. Tutti dovremmo diventare urbanisti delle nostre città.
Edoardo Salzano – “Ma dove vivi?” – Edizioni Corte del Fondego – Venezia, 2007.