«La figura dell´urbanista è simile a quella del diplomatico, nel senso che per nessuno dei due è pensabile un lavoro al servizio del privato». È questa la convinzione di Edoardo Salzano, ottant´anni appena compiuti, professore a Venezia, dove è stato anche assessore, artefice del piano paesaggistico della Sardegna consule Renato Soru e, ora che è in pensione, promotore di eddyburg.it diventato il più importante e consultato sito per chi si occupa di urbanistica e territorio.
Salzano ha appena mandato in libreria Memorie di un urbanista. L´Italia che ho vissuto
. È un libro di politica e di storia intellettuale. Salzano, napoletano (nel lungo prologo compare il ricordo sorridente del nonno, Armando Diaz), appartiene alla stessa generazione di Italo Insolera, di poco più giovane di Leonardo Benevolo. D´accordo con loro, ma anche in dissenso, ha condiviso le aspettative dell´urbanistica italiana dopo la frana di Agrigento (1966), quando si scoprì - loro, però, lo sapevano - che il dissesto del paese non era frutto del caso o di una natura matrigna, ma del modo in cui si era costruito dopo la guerra e del modo d´essere del paese.
L´aver messo al centro dello sviluppo il mattone e l´edilizia era un´anomalia italiana e il prodotto di un´arretratezza imprenditoriale che si faceva forte più della rendita che non del profitto d´impresa.
Salzano si è fatto promotore di riforme che al tempo si chiamavano "di struttura", perché incidevano nel corpo vivo dei rapporti economici e sociali. Si è impegnato nel Pci (la sua formazione avvenne con Franco Rodano e Claudio Napoleoni), nel consiglio comunale di Roma e poi, da assessore a Venezia, ha elaborato un piano per il centro storico della città lagunare attento a evitare che la città diventasse un suk per turisti.
Ora Eddyburg raccoglie il lievito di queste esperienze e soprattutto le elaborazioni culturali che lì sono maturate. Ma continuamente le aggiorna, le confronta con le più avanzate realtà internazionali e ne fa la linfa per una scuola aperta a giovani pianificatori. Eddyburg si mette anche all´ascolto dei tanti comitati che sorgono in ogni parte del paese e che esprimono sofferenza per le vessazioni di un territorio, avanzando proposte che quasi mai trovano sbocco nella rappresentanza politica.
Il fulcro delle riflessioni, nel sito come nel libro, è l´idea che la città e il territorio sono un bene comune, a disposizione di interessi collettivi, e non sono merce, non si contrattano. Di questo è garante - dovrebbe essere garante - proprio l´urbanista. Non siamo "tecnici", dice congedandosi dai lettori, ma intellettuali, portatori di un sapere specialistico, che intreccia altri saperi, si proietta su uno sfondo ampio e sia capace di incidere e trasformare.
In gioco c´è un territorio come quello italiano che versa in condizioni preoccupanti, molto più di altri territori europei, a causa, scrive Salzano, della fragilità morfologica e idrogeologica, della densità di testimonianze della storia, presenti nel paesaggio urbano e in quello inedificato, e a causa, ancora, della sregolata disseminazione di costruzioni cresciuta prepotentemente nell´incuria di governi nazionali e locali.